Demons

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Pov Aaron

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Pov Aaron

Era passata una settimana dall'ultima missione.
Ciak si stava riprendendo o così faceva intravedere.
Ha la perenne paura di essere torturato ancora. La notte lo sento piangere.

Il comandante mi ha convocato nel suo ufficio, senza una motivazione precisa solo un messaggio. Devo parlarti.

Arrivai davanti all'ufficio. Bussai ed entrai senza aspettare una qualche direzione.

-"Vieni vieni"- fece cenno con la mano mentre finiva di rispondere ad una telefonata.
-"Si..... Certo.... Grazie ancora.... ciao"-
Spense il cellulare e lo ripose sula scrivania.
-"Siediti pure"-
-"Sto bene così"-
-"D'accordo, sarò chiaro con te per prima cosa vorrei congratularmi con te per il successo della missione e per secondo ti-"- posò lo sguardo dietro di me. Qualcuno entrò dentro sbattendo la porta. Sussultai.
Mi girai lentamente e lo vidi.
Cercai di dinnescare la bomba pronta ad esplodere trattenuta fin troppo.

Alternaii uno sguardo confuso tra Steven e Chandler.

Uscii dalla stanza dando una spallata a colui che un tempo consideravo un amico.
Non resistevo più, dovevo andarmene o avrei scaraventato tutto a terra.
Non ne potevo più.

Qualcuno afferrò il mio polso con forza costringendomi a voltarmi.
Chandler era lì, con i suoi indistinguibili occhi color carbone.
Erano due pietre profonde difficili da scalfire.

-"Ehy Aaron...."-
Mi divincolai dalla sua stretta.

-"Senti mi dispiace.."-
Scossi la testa indietreggiando.
-"Basta con queste stronzate , basta!"-
Lo guardai infuriato ma con un pizzico di tristezza.
-"Che diavolo sei venuto a fare qui? Perché? Ti ricordi quando i miei genitori sono morti? Mi avevi promesso che sarebbe andato tutto bene con il tempo. Ti sei comportato da bastardo. Mi hai mentito. Mi ha abbandonato, mi rimanevi solo tu. Andrà sempre peggio. La cosa più brutta sai qual'è? Sai qual'è?"- lo spinsi contro il muro urlando.
Non sono mai stato più forte di lui. E non lo sarò mai.
Afferrò le mie mani chiuse in un pugno trattenendole in modo da non colpirlo più sul petto.
-"Sai qual'è?"- continuai con voce tremante e con gli occhi lucidi per la prima volta dopo troppi anni.

Scosse la testa.

-"La cosa più brutta è guardare con occhi diversi qualcuno. Una persona che prima era speciale e poi è diventata come tutti gli altri."- sputai fuori.
-"Mi hai visto affogare, ma non mi hai lanciato nessuna corda"-
Conclusi abbassando le mani lungo i fianchi.
-"Aaron non è andata come pensi io-"-
Gli voltai le spalle e me ne andai.

Mi scontrai con qualcuno.

-"Ehy"- disse facendo spuntare un sorriso mozzafiato.
Lo guardai per svariati secondi senza rispondere.
-"Tutto bene? Aaron che hai?"-

Non reggevo più. I miei demoni iniziarono a riempire la mia mente, mi accascia a terra poggiando la schiena al muro. Tenni una mano attorno alla gola. Respiravo a fatica.

-"Aaron che hai? Oddio, aiuto, vi prego"- urlava Branden.

Era già successo qualche volta dopo la morte dei miei genitori . Erano degli attacchi di panico che nascevano quando meno me lo aspettavo.

-"Aaron , guardami, guardami!"-

Le sue pupille erano dilatate, ma allo stesso tempo piccole e lucenti.

-"S-sto...B-bene."-

Asciugai le lacrime che scendevano sul suo bellissimo volto.

Ad un certo punto una voce mi fece definitivamente crollare.

-"Aaron, Ehy, cazzo!"-
Chandler si avvicinò, ma mi scansai per evitare il suo contatto.
-"Di nuovo quelle crisi? Ehy?"-
Posai la testa sulle gambe di Branden e chiusi gli occhi.

Pov Branden

-"Aaron..."- iniziai a singhiozzare. Tremando.
Lo accarezzai tra i capelli, baciando le sua fronte.

-"Portiamolo in infermeria"- annuí non capendo come lo conoscesse, aveva un qualcosa di particolare.

Lo mise sulle sue spalle, iniziando a camminare veloce.

Arrivati lo poggiò sul lettino.

-"Grazie"- sussurai.
Sorrise appena.
-"Come ti chiami?"- mi chiese.
-"Branden, Branden Johnson"-
-"Piacere Chandler"-
-"Oh.."-

Quel Chandler. Ora mi spiego un sacco di cose.
Strinsi leggermente la sua mano.
-"Allora io vado Branden, ci vediamo"-
-"V-va bene"-

Dopo qualche ora, Aaron non si svegliava ancora. Lo guardai sistemando un ciuffo dietro il suo orecchio.
Era così bello.
Anche con le labbra biancastre.
Le ciglia si mossero poi sentii la sua mano stringere un po' la mia.
Aprii gli occhi e io mi beaii dei suoi occhi.
-"Come stai?"-
-"Sto bene, tranquillo"- rispose sorridendo. Un sorriso sforzato.

Presi il suo viso tra le mani e poggiai le mie labbra sulle sue.

-"Cos'è successo?"- chiesi.
-"Sono delle crisi che mi colgono alla sprovvista. Le ho dal giorno della morte dei miei. Hai conosciuto Chandler?"-
-"S-si"- abbassai timidamente lo sguardo.
-"Va bene così piccolo, non preoccuparti."-
Tentai di domandargli una cosa.
-"Avete provato a chiarirvi?"-
-"Cosa cambierebbe?"- sbuffò irrigidendosi.
-"Magari è cambiato, così come sei cambiato tu"-
-"No Branden non lo conosci . Non cambierà mai."-
-"Sembrava preoccupato"-
-"Basta, dai, sono stanco"-
Annuii.
Chandler sembrava diverso da come era descritto nel suo diario.

Qualche ora prima.

-"Aspetta"- dissi
-"Dimmi"-
-"So chi sei"-
-"Oh.. te ne ha parlato lui?"-
-"Beh..come dire.. non direttamente"-
-"Cosa sai?"-
-"Che eravate amici, poi tu lo hai tradito, sai la droga"-
-"Praticamente quasi tutto"- sorrise ironicamente.
-"Perché lo hai fatto?"- tentai di chiedere.
-"Senti ragazzino, ho le mie ragioni, le so solo io, nemmeno lui le sa. Quindi ti chiedo solamente di stargli vicino, non abbandonarlo come ho fatto io. Da quello che ho capito non siete semplicemente il capitano e il soldato, no? Prenditi cura di lui."-
Lessi la sua tristezza negli occhi.

Tornai a guardare i suoi occhi verdi un po' spenti.
-"Ti accompagno in camera?"-
-"Va bene"-

Dopo qualche minuto lo lasciai in camera. Si distese e lo coprii con il piumone.
Rimasi in piedi in silenzio.
-"Il gatto ti ha mangiato la lingua? Parli sempre ed ora no? Che succede? Ti conosco Branden"-
Posò una mano sul letto, facendomi capire di avvicinarmi.
Mi distesi sopra di lui incastrando il mio viso tra l'incavo del suo collo.
-"Che c'è piccolo?"-
Sussurrò accarezzandomi i capelli e il fianco destro.
-"Non senti la sua mancanza?"-
-"Di chi?"-
-"Chandler"-
-"A volte . Era come un fratello"-
Mi rabbrividii sentendolo parlare al passato.
-"Mi ha chiesto di prendermi cura di te. Sembrava una persona differente. Non ti andrebbe di ascoltare ciò che ha da dire?"-
-"Ci penserò, ma ora prenditi cura di me"- mi afferrò per i fianchi capovolgendo le posizioni e baciandomi le labbra.

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Haphephobia  ◆ Tematica Omosessuale ◆Donde viven las historias. Descúbrelo ahora