You are my medicine

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Pov Aaron

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Pov Aaron

Non era passato molto da quando avevo lasciato Branden.
La lontananza mi fa capire solo quanto lo vorrei qui vicino a me.

È l'alba e la squadra di Chandler sta partendo.
-"Buona fortuna, amico. Sta attento. Riportarli a casa sani e salvi"-
-"Non preoccuparti"-
Lo abbracciai.
Branden è lì.
È meraviglioso, ma non lo sa.
È meraviglioso quando sorride, anche quando si arrabbia.
Quando ride poi.
Quel sorriso me lo sogno la notte. Sogno di baciarlo. Di sentire le sue labbra sulle mie. Morbide e soffici. Sogno di ballare, di sdrairci sul letto e iniziare a fargli il solletico.
È meraviglioso quando mi guarda con quegli occhioni. Anche ora è meraviglioso, seppur spettinato e assonnato.

-"Andrà tutto bene, Ciak"- disse Branden.
-"Spero, ci vediamo"-
-"Pronti, andiamo"- Chandler accennò ad un sorriso e salì sul Pikup.
Si allontanarono sempre più, fino a scomparire.
-"Tornate dentro ragazzi"- ordinai.
Mi avvicinai a Branden. Aveva gli occhi lucidi.
-"Tornerà"- gli sussurai sfiorando il suo braccio per poi rientrare.

È da ieri sera che non mi sento bene. Ho la febbre quasi a 39°.
Ho un giramento di testa, torno in camera, mi distendo sotto le coperte, sono accaldato, scottante, con un enorme senso di spaesamento.
Ho i brividi, allora misi su un piumone, una sciarpa e una coperta in più.
I termosifoni sono accesi però anche se potrei abbracciarli, avrei freddo comunque.
Vorrei che lui fosse qui accanto a me, un bacio sulla fronte basterebbe come cura.

Dovrei allenare la squadra oggi, non so se riuscirò.

Dopo qualche minuto decisi di andare in bagno , fare una doccia veloce e cambiarmi.
Sto gronando di sudore.

Arrivai al campo.
Erano tutti puntuali.
-"Buongiorno capitano"-
-"Giorno"- presi fiato per poi aggiungere.
-"Oggi vi allenerete alla boxe"-

Entrammo nella palestra ed ordinai di indossare i guantoni, ognuno su misura.
Faticavo a reggermi in piedi.
Spiegai velocemente l'esercizio e mi sedetti sulla panca, avvolgendolo la testa fra le mani.

L'avevo già visto Branden senza maglietta, ma non avevo mai notato come i suoi muscoli risaltassero con le goccioline di sudore che lo ricoprivano.
Si avvicinò per bere un sorso d'acqua. Si bagnò i capelli passandoci una mano .
Cazzo era così sexy.
Sexy e pericoloso.
Non mi guardò, ma iniziò a parlare.
-"Stai bene?"-
-"Um....io.. S-si"-
Annuí e tornò al lavoro.

Sentii una fitta al petto.
Iniziai a sudare freddo.
-"Ragazzi continuate ad allenarvi, io mi devo assentare per qualche minuto"-
Mi veniva da vomitare, come se dovessi eliminare una sostanza impossibile da espellere, mescolata al dolore. L'anima.
Raggiunsi i bagni.
Mi avviai all'interno del cubicolo e rimessi tutto.
Ero a pezzi. Tremavo.
Mi accasciai a terra tendendo le gambe con le mani.
Sentii una altro conato di vomito.

Restai lì per un tempo indeterminato.
Non riuscivo ad alzarmi.
Sentii la porta del bagno aprirsi, ma non riuscii a contenere un altro conato.
-"Tutto bene?"- chiese quella voce. Dolce e sottile.
Mugolai qualcosa di incomprensibile.
La serratura si aprì e due occhioni verdi e marroni si spalancarono.
-"Aaron, che cazzo hai?"-
Si avvicinò abbassandosi alla mia altezza, piegando le ginocchia.
Non risposi. La testa girava. Un altro conato di vomito uscì.
-"Va tutto bene, tutto bene"- disse massaggiandomi la schiena. Intrecciò le sue mani ai miei capelli per togliere alcuni ciuffi dalla fronte.
-"Sei bollente!"- appoggiò una mano sulla fronte.
-"Andiamo ti porto in camera"-
-"L'allenamento.."-
-"Dirò che stavi male, non preoccuparti"-
Dov'era finita la sua rabbia?

Misi un braccio attorno al suo collo e mi sorresse il bacino con una mano.
-"Perché sei sceso se stavi male?"-
Volevo vederti. Pensai ma non lo dissi.
Stavamo percorrendo il viale che portava alla caffetteria dell'accademia.
-"Cazzo"- sussurai quando vidi Steven.
-"Che succede?"-
-"La"- lo indicai.
-"Cosa devo fare?"- chiese gelido. Il mio cuore si spezzò.
-"Non mi importa, portami in camera. Non ce la faccio più."-
Le gambe cedettero. Stavo per cadere, ma afferrò con più decisione il mio fianco.
-"Ehy resisti ancora un po'"-
Cercammo di passare inosservati, ma mi ghiacciai quando incontrai gli occhi di Steven. Branden lo stava fulminando con lo sguardo. Mi veniva da sorridere.
Strinse il bordo della mia maglia quando si avvicinò.
-"Aaron, soldato Branden"- salutò.
-"Che fate qui? L'allenamento? Che hai?"- chiese guardandomi.
-"Non sta per niente bene, lo sto portando in camera, posso?"-
Chiese sfidandolo.
-"Certo"-
Quando ripresi a camminare sussurai a Branden un "grazie".

Mi sdraiai sul letto. Ansimavo.
-"Arrivo subito"-
Andò al bagno e uscì con degli stracci umidi e li poggiò sulla mia fronte.
-"Hai la febbre alta"-
Annuii.

Pov Branden

È così caldo.
Ho cambiato lo straccio bagnato già cinque volte.
Si è addormentato da poco.
Il cuore creò un'altra crepa quando lo vidi raggomitolato nel bagno con gli occhi lucidi.
Non sono arrabbiato con lui. Solo deluso.
Pensavo che avrebbe lottato per me.
-"Branden.."-
-"Dimmi"- mi girai per guardarlo.
Aveva gli occhi chiusi.
Stava delirando. Sognava.
Passai una mano tra i suoi capelli leggermente umidi.
-"Scusa io..io"-
Aveva il sonno tormentato.
-"Dovrei combattere per averti o arrendermi e lasciarti andare?"- sussurrai al suo orecchio.
Mi distesi sul suo letto. Lo abbracciai e lo presi tra le braccia. Si rigirò un milione di volte. Poggiò la testa sul mio petto e si rilassò.

Dopo qualche ora Aaron si svegliò.
-"Ehy, sei ancora qui"-
-"Già"-
-"Grazie"-
-"Come stai?"-
-"Meglio, grazie"-
-"Lo hai già detto"- sorrisi.
Era così buffo.
-"Ora dovrei andare"-
La luce nei suoi occhi si spense.
-"Branden.."-
-"Mmm"-
-"Possiamo parlare?"-
-"Di cosa?"-
-"Di noi"- sussurrò debolmente.
-"No, Aaron. Non c'è più nessun noi."-
Sapevo di averlo ferito.
-"No, noi.."-
-"Aaron l'hai voluto tu, tu ti sei arreso"-
-"Non mi sono mai arreso, l'ho fatto per proteggerti. Ne avresti pagato le conseguenze."-
-"Hai sempre dato a me dell'egoista, ora quello lo sei tu. Ti sei mai chiesto ciò che volevo io in realtà? A me bastava il tuo amore, bastavi tu. Tu e nessun altro. Ti amavo"-

Pov Aaron

-"Ti amavo"-
-"Che vuoi dir..."- sbiancai. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata.
-"Hai capito bene"-
Sentivo qualcosa dentro rompersi, andare in frantumi. Gli occhi pizzicavano, ma non avrei pianto davanti a lui.
I suoi occhi si fecero se è possibile più lucidi dei miei. Non riuscì a trattenere un singhiozzo. Scoppiò in lacrime.
-"Mi hai fatto male. Sei un codardo"-
-"Smettila"-
-"Nella vita se non rischi sei fottuto"-
-"Smettila!-" urlai.
Indietreggiò.
Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Non sopportavo vederlo piangere. Non riuscivo. Era tutta colpa mia. Io lo stavo rompendo.
-"Vettene, ora puoi uscire"-
Uscii sbattendo la porta.
Le lacrime iniziarono a rigare il mio volto.
Lui aveva colorato il mio amore. Non l'aveva sporcato come molte persone in passato.
Io lo amavo ancora, ma forse lui non più ormai.

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Haphephobia  ◆ Tematica Omosessuale ◆Where stories live. Discover now