Capitolo 87 - Epilogo

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| avviso che questo capitolo è il mero risultato di tutte le traduzioni di My Boss' Son eseguite da me e Tiziana  (shoutout alla mia OG) e di ciò che io avrei voluto leggere - e che spero sia un desiderio condiviso con tutti Voi. Premetto di non aver mai scritto niente in vita mia, quindi Vi prego di perdonarmi se non è all'altezza della Storia. 

Vi ringrazio per tutto il supporto dimostrato nei confronti di questo libro e di questo account .

Detto ciò, enjoy? 

- translatorITA |

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Da qualche settimana mi sento strana, non concentrata e stanca, ma il tubino che indosso ed il modo in cui lo porto faranno credere il contrario. A quest'ora del mattino c'è sempre traffico, sono uscita un po' più tardi del solito da casa e sto andando a lavoro, ma per il mio socio non è un problema.

"Hey Tom" saluto l'addetto alla reception, è nuovo ma se la sta cavando bene.

"Buongiorno Ella" ribatte lui con fare educato.

I miei tacchi rimbombano sul marmo della hall della Compagnia mentre mi dirigo verso gli ascensori. Quando le porte si aprono con un 'ding' ho raggiunto il mio piano, quello più alto. Il mio ufficio offre una bellissima vista, ed oggi il tempo è gradevole, strano per questa città.

Salto deliberatamente il primo meeting della giornata perché sono arrivata in ritardo, quindi mi siedo alla mia scrivania ed inizio a scorrere le email rispondendo ad alcune ed inoltrandone altre al mio socio, dovremo discuterne quando tornerà dal meeting.

Questo ufficio ha un prestigioso bagno riservato, ma quando mi ritrovo piegata sulla tazza non faccio attenzione alle finiture in marmo ed al modo in cui la luce filtra minuziosamente dalla finestra, come avrà studiato sapientemente l'Architetto che abbiamo ingaggiato in sede di ristrutturazione. Forse il pollo di ieri sera sarà stato troppo, ma una volta ricomposta decido di fissare comunque un appuntamento con il Dottore, devo chiarire perché mi senta così strana ultimamente.

Decido di scendere al bar che abbiamo aggiunto, non è stata una mia idea ma devo dire che sembra rappresentare un bel punto di ritrovo per i dipendenti, ed ottimizza la loro produttività. Si trova proprio all'ingresso, qui abbiamo anche fatto installare una targa in memoria all'uomo che ha letteralmente costruito questa Compagnia da zero, il quale spero di poter rendere fiero, Mr. Styles.

"Il solito?" mi chiede William, il barista.

"Grazie" rispondo sedendomi su di uno sgabello e sostenendomi la testa con il pugno destro, sono veramente esausta.

L'odore del caffè mi pervade le narici quando William mi porge il mio Espresso. Lui sa che non mi servirebbe nemmeno il cucchiaino perché mi piace amaro, ma è un ragazzo troppo professionale.

Premo il tasto '8' sulla pulsantiera dell'ascensore e percorro il lungo corridoio finestrato che porta al mio ufficio mentre controllo le notifiche al cellulare, la luce naturale fa riflesso sul diamante che porto al dito, disegnando comete sul marmo nero mentre armeggio sul dispositivo.

Apro la porta distrattamente, ancora attirata dallo schermo del mio cellulare, e la richiudo dietro di me. Sento qualcuno che parla al telefono, e blocco la tastiera del dispositivo alzando lo sguardo sull'uomo seduto alla sua scrivania. Indossa un completo giacca e cravatta color antracite, il ferma cravatta che gli ho comprato ultimamente è in bella mostra sul suo petto coperto dalla camicia bianca che indossa. Si passa una mano fra i capelli tagliati di recente e pettinati all'indietro, mentre ribadisce un concetto per la terza volta con l'interlocutore – indovinate chi verrà licenziato?

All'inizio pensavo non avrebbe preso sul serio questo ruolo, ma la morte di suo padre l'ha spinto a fare di meglio ed a cercare di seguire le sue orme. È cresciuto tanto, e sono felice di poter affermare di aver fatto lo stesso, con lui e per lui.

Poso il cellulare sulla mia scrivania ad approccio la sua. Gli sorrido e lo vedo rivolgermi un ghigno completo di fossetta. Mi siedo poi sulle sue ginocchia, cogliendolo di sorpresa. Gli porto le braccia al collo e poso un bacio delicato sulla sua mascella, salendo poi verso il suo orecchio – a volte mi piace comportarmi in questo modo per giocare, per infastidirlo, ma in questo caso è per farlo rilassare; quella telefonata lo stava rendendo irritabile. Come previsto lui mormora un "Ti richiamo" nella cornetta ed aggancia.

"Ma buongiorno a te, amore" mi dice con fare scherzoso, e capisco di aver avuto successo. Allontano il viso dal suo ridacchiando. "Ancora quello della contabilità che non sa gestire un bilancio come si deve?" gli chiedo, alla fine sono anche affari miei dato che sono diventata cointestataria della Compagnia.

"Si, affiderò un supervisore all'ufficio" risponde lui prima di darmi un bacio. "Stai meglio, piccola? A che ora sei arrivata?" mi chiede preoccupato.

"Alle 10, e no, ho preso un appuntamento dal Dottore stasera alle 18" rispondo sospirando.

"Ti accompagno" ribatte lui deciso.

-

"Buonasera, sono Ella Lane e ho un appuntamento con il Dottor Wright" dico alla donna alla reception dello Studio Medico.

"Buonasera, il Dottore La riceverà a momenti. Si accomodi pure" risponde lei con un sorriso ed un tono per il quale sarà stata addestrata.

Quanto vorrei togliermi questi tacchi. Quando mi siedo sospiro esausta posando a terra la borsetta. Harry si volta verso di me e mi prende la mano nella sua posandovi un bacio sul dorso. "Tra poco andiamo a casa, okay? Cerchiamo di capire che c'è che non va e poi ti potrai riposare che alla cena penso io" dice. È così premuroso.

Tutto ciò ha senso, noi abbiamo senso. Se solo ripenso a quando mi sono trovata a dover scegliere tra lui e Jackson mi sento mancare la terra sotto ai piedi, perché avrei potuto fare la cosa più sbagliata – seppure allora sembrasse la più giusta – e a quest'ora sarei a New York con un uomo che non amo. Ricordo ancora la valanga di vicissitudini di quel giorno: quando trovai il coraggio di comunicare a Jackson che sarei restata a Londra, ed il modo in cui lui era salito sul primo taxi senza nemmeno aver disfatto la valigia. Era stata una giornata orribile, ma nel dolore ero stata costretta a prendere una decisione, ed il mio istinto mi aveva indirizzata verso quella giusta, quella che mi aveva resa felice.

"Signorina Lane, prego" mi chiama il Dottore aprendo la porta a vetro satinato del suo attrezzatissimo Studio.

-

Avevo dato la colpa allo stress se non avevo avuto le mestruazioni per quasi un mese, eppure il valore del Beta-hCG troneggiava sull'esito delle analisi. Non riuscivamo a smettere di sorridere, ed Harry stava sbiascicando progetti sul come trasformare lo Studio della nostra bellissima casa in nursery, ed ero abbastanza sicura di averlo sentito dire "No, ci trasferiamo, abbiamo bisogno di più spazio". Ad ogni semaforo rosso mi prendeva la mano e posava un bacio sul dorso della stessa, guardandomi e sorridendo. Era una gioia vederlo felice.

Avremmo dovuto posticipare il matrimonio, ma Harry aveva proposto con fare entusiasta che se fosse stata una bambina le avremmo fatto lanciare i fiori lungo la navata, e che se fosse stato un bambino gli avremmo fatto portare le fedi.

Si, aveva tutto senso ora.

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| vi chiedo cortesemente di commentare, ditemi se vi è piaciuto o no vi prego ahahah 

a n x i e t y |

[EDITING] My Boss' Son |ITA|Where stories live. Discover now