23.

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Atterrammo a Parigi che era il dodici di febbraio, insieme a quel freddo pungente che mi stritolò le ossa del corpo. Avevo sonnecchiato per tutto il viaggio, perché se fossi rimasta sveglia, mi sarei mentalmente torturata. Il cielo era ricoperti di nuvoloni grigi, che mi misero di cattivo umore. Odiavo quando il tempo, riusciva a cambiarmi, mi sembrava come se non avessi più il controllo di me stessa, un po' come quando ero con Christopher. Dopo aver recuperato con una certa lentezza i bagagli, ci dirigemmo al bus, che ci avrebbe accompagnati al nostro hotel. Un palazzo dalle facciate bianche e dai fiori gialli. 

"Ragazzi, ci vediamo di sotto per le diciassette" esclamò la nostra insegnante di Geografia.

Io e le mie amiche ci scambiammo un'occhiata complice, prima di salire in camera nostra. Non appena ne varcammo la soglia, fummo investite da un odore di fiori appena raccolti, che mi fece immediatamente storcere il naso. Odiavo i profumi pesanti, li odiavo tutti, tranne quello di Christopher. C'erano tre letti ricoperti da delle trapunte rosa e rosse, un grosso armadio, ed un bagno troppo piccolo per i miei gusti. Mi affacciai alla finestra, che dava sulla strada principale e notai che da lontano si poteva scorgere la torre Eiffel. Sorrisi tra me e me, scegliendo la branda che era stata messa proprio lì vicino. Mi ci buttai di peso ed affondai con la testa nel soffice cuscino. Poi chiusi gli occhi . 

***
Alle diciassette in punto, ci ritrovammo tutti là dove la signorina Janeth ci aveva dato appuntamento. Nella hall, c'erano disposti su ogni parete degli specchi lucidati, che ti facevano venir voglia di sporcarli. Le poltroncine colo caffè erano state sistemate con gusto, quasi come se le avesse messe un architetto. Inoltre tutto lo spazio era stato abbellito da fiori di ogni genere, ma tutti dello stesso colore. Indossammo dei braccialetti, così se mai ci fossimo persi, avremmo potuto mostrarli a qualcuno, su di ognuno infatti erano state incise le coordinate dell'hotel ed un numero di telefono. 

Uscimmo in gruppo e percorremmo alcune stradine dissestate. Di tanto in tanto le mie scarpe affondavano nei piccoli buchi del pavimento, facendomi perdere l'equilibrio. C'era qualcosa nell'aria che mi dava il disgusto. Quella città era troppo perfetta, troppo romantica. Per un momento pensai di fare dietro front e ritornarmene nella mia stanza. Tutto mi ricordava Christopher, tutto mi faceva pensare a lui. Avevo il telefono ben saldo tra le dita delle mani, lo stavo aspettando, stavo aspettando che mi chiamasse, che mi dicesse che lui era lì e che saremmo stati insieme. 

"Sasha, tutto bene?" chiese Mia poggiandomi un braccio sulle spalle.

Mi irrigidii, ma nonostante il mio mal essere, mi voltai verso di lei e le sorrisi flebilmente. Tutto quello che avevo dentro, tutta la rabbia, tutto l'odio verso Michelle e per tutto quello che era stato in gradi di rovinare, non sarei riuscita a spiegarlo a nessuno. Mi sentivo impotente, sentivo la lontananza di Christopher. 

"Ragazzi, se volete fare compere o bere qualcosa, ci sono dei negozietti davvero carini" affermò il signor Perkins.

Era il nostro insegnate di Francese, sembrava così eccitato che mi fece venire il prurito. Aveva indossato una tuta larga, che gli si fermava male sui fianchi e cingeva tra le dita una macchina fotografica dall' obiettivo simile ad un razzo. 

"Guardate quei vestiti favolosi" esclamò Loris avvicinandosi ad una boutique.

Alzai gli occhi al cielo e la seguii. C'erano degli abiti davvero carini, ma non ne avrei preso uno. Erano tutti troppo affiorati, tutti troppo pieni di pois. Rovistai per qualche minuto su uno degli stand, quando d'un tratto alzai lo sguardo e notai Richard parlottare animatamente con qualcuno.

"Mia, Loris" urlai. 

Si voltarono di scatto verso di me ed aggrottarono le sopracciglia. Lo avrei fatto anch'io, se una delle due si fosse comportata come un'agente 007 in missione segreta. Con uno scatto mi nascosi in modo che Richard non mi vedesse. Sentii il respiro delle mie amiche, fondersi col mio, quando me le ritrovai di fianco. I due ragazzi che erano di spalle, avevano i cappucci delle felpe alzati sulla testa. Era impossibile capire chi fossero.

"Ma cosa cazzo.."esclamò Loris spingendomi.

Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa, era sempre la solita sbadata. 

"Chi sono quei due secondo voi?" chiesi in un sussurro.

Eravamo atterrati a Parigi solo da qualche ora, ma Richard sembrava conoscere quei due da una vita intera. Forse aveva degli amici lì, ma io dubitavo palesemente del fatto che fossero francesi. Quando mi riaffacciai per guardare meglio però, notai un particolare che mi fece sciogliere le budella. Quelle scarpe stravaganti dalle stringhe verde fluo, erano identiche a quelle che portava Christopher. Mi aveva detto che erano un modello unico, che se le era fatte personalizzare apposta per lui. Le avrei riconosciute tra mille. 

"Ragazze, quelle scarpe le conosco" dissi mordendomi nervosamente un labbro.

Mia si voltò verso di me e rise di gusto, quasi come se mi avesse sentito dire una barzelletta.

"Sasha, tu vedi Christopher dappertutto. È a chilometri di distanza da qui" esclamò aggiustandosi i capelli.

Forse aveva ragione, forse mi stavo immaginando tutto e quelle erano solo delle scarpe che gli avevo visto nell'armadio. Christopher era dall'altro lato del pianeta. Non avrebbe potuto fare una cosa del genere, non avrebbe potuto lasciare tutto, ne valeva del suo futuro.

***

Quella sera la cena fu davvero strana, forse a causa del jet leg, sta di fatto che lasciai il piatto pieno di cibo. Di tanto in tanto Loris mandava delle occhiate a Richard, quasi avesse voluto leggergli dentro, mentre io cercavo di non perdere mai la linea del telefono. Quando mi vibrò sotto le dita delle mani, per poco non mi prese un infarto. 

-Dobbiamo scoprire cosa ci nasconde Richard-

Scossi la testa e mi voltai verso di lei che con uno scatto delle palpebre,  mi fece un occhiolino.

-A mezzanotte fuori la sua stanza-

Scrisse  facendomi ridere.

***
"Sicura che sia questa la sua stanza?" chiese Mia inciampando nel tappeto.

Loris annuì sicura di se stessa e diede due colpi alla porta. Aspettammo con una certa impazienza che qualcuno venisse ad aprirci e quando ci ritrovammo davanti Joel, sarei davvero voluta sprofondare tra le assi del pavimento.

"Levati dal cazzo, dobbiamo parlare con Richard" si affrettò a dire Mia sbattendolo praticamente fuori dalla sua stanza.

Guardai la scena sconvolta, ma non aspettai oltre e gli chiusi la porta in faccia. Quando il nostro amico si accorse di noi, si alzò di scatto dal letto e bloccò lo schermo del suo telefono, abbassando nello stesso istante, lo schermo del PC. Era in videochiamata con qualcuno, ne ero certa.  

"Dicci con chi cazzo parlavi oggi" Loris si avvicinò così tanto che ebbi paura che lo prendesse a sberle.  

Richard scosse la testa e si rimise seduto sul letto. Vidi i muscoli del petto rilassarsi, forse pensava che lo avessimo colto con le mani nel sacco. 

"Non sono affari vostri" disse alzando le spalle. 

Sapevo che ci stava spudoratamente mentendo e sapevo anche che quelli erano soprattutto affari miei.  

"Ah vuoi fare lo stronzo? Bene" Loris sembrava una sorta di Sherlock Holmes moderna.

Camminava davanti ed indietro per la stanza, picchettandosi il mente con le dita. Fissava tutto come se stesse analizzando una scena del crimine. Avrei voluto ridere, ma sapevo si sarebbe arrabbiata, così voltai lo sguardo da un 'altra parte, incontrando quello di Richard. Mi fissò a lungo e poi si morse il labbro. Aveva da dirmi qualcosa, lo sapevo. Me lo stava facendo capire. 

"Sentite, io stavo andando a dormire" disse poi aprendoci la porta.

Quando tornammo nella nostra stanza con le mani vuote, mi misi a letto. Nonostante non avessimo scoperto nulla, ero certa dello sguardo che mi aveva inviato Richard. Sobbalzai ancora quando sentii il telefono vibrare. 

-Buonanotte piccola Sasha-

Il cuore prese a battere irregolarmente ed un enorme sorriso mi si formò sulla bocca.

Christopher era a Parigi. Lo sentivo. 

My Sister's Boyfriend (CNCO/Christopher Velez) Unde poveștirile trăiesc. Descoperă acum