24.

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Il mattino seguente mi svegliai all'alba. Aprii lentamente gli occhi e li spostai fuori dalla finestra della camera. Il sole illuminava quella città in una maniera sublime, mentre il freddo, aveva lasciato il posto ad un piacevole tepore. Mi scostai le coperte dalle cosce, altrimenti avrebbero preso fuoco. Mia e Loris dormivano ancora come se fossero due ghiri, nonostante sul nostro corridoi ci fosse un vociare fastidioso. Decisi così di alzarmi e prendere il cellulare, per mandare un messaggio a mia madre e rassicurarla. 

"Buongiorno" esclamò Mia rigirandosi all'improvviso  su di un fianco.

Le sorrisi e le scompigliai i capelli, facendola stizzire. Odiava quando qualcuno le metteva le mani in testa, forse aveva dato il permesso solo ad Erick di farlo. 

"Che stai facendo?" mi chiese guardando l'ora.

Erano solo le sei e mezzo del mattino, ma io proprio non riuscivo a riprendere sonno. Le indicai il cellulare ed alzai le spalle, mentre il mio stomaco prese insistentemente a brontolare. Non avevo toccato cibo il giorno precedente ed i morsi della fame, si stavano facendo sentire forti e chiari. 

"Sasha, sei sicura che Christopher sia qui?" si alzò in mezzo al letto e si posizionò con le spalle alla testiera. 

La guardai ed annuii convinta di me stessa. Sentivo la presenza di Christopher, ne ero certa, lui era lì vicino a me. Avevo scoperto stando con lui, che fossimo legati in una maniera viscerale, che lo sentissi forte e chiaro anche quando non mi stava intorno. Era a Parigi. 

"Tua sorella ha appena postato una foto. Sono a Boston Sasha" affermò Mia girando lo schermo del suo telefono verso di me.

Quella foto però, fece cadere qualsiasi certezza avessi addosso. L'immagine li raffigurava abbracciati con le loro rispettive felpe del college. Scossi la testa e mi spostai da un'altra parte. Non volevo vedere, non volevo stare male, ci aveva già pensato Michelle a ridurmi uno straccio, non avrei lasciato che lo facesse anche Cleo. 

"Vado a vestirmi" spiegai chiudendomi la porta del bagno alle spalle. 

***
Dopo aver camminato per ore, il nostro insegnante decise che era arrivato il momento di prendersi una pausa. Ci fermammo nei giardini di Tuileries e pranzammo con un triste sandwich al tonno, che sapeva di carta da imballaggio. Avevo le gambe pesanti e stanche e sentivo così freddo, che mi strinsi più volte nel giubbotto. Mia e Loris stavano ancora addentando quel pasto prelibato, quando mi venne la brillante idea di mettermi in piedi e di vagare in quel posto, gremito di turisti. Da lontano scorsi il Louvre, quella cupola era troppo affascinante, per non essere guardata. Ma dovetti cominciare a correre quando una folata di vento, mi tolse il cappellino che avevo in testa.

Corsi così tanto che il respiro mi si fece pesante ed il cuore prese a battere in maniera accelerata. Percorsi quasi mezzo giardino, quando mi fermai sotto un albero per prendere fiato. Mi guardai intorno sperando di non essermi persa, ma quello fu uno dei miei ultimi pensieri, quando vidi Richard parlare di nuovo con quei due individui coperti dalla testa ai piedi, come dei salami. Conoscevo Christopher più di chiunque altro, avevo passato anni a guardarlo di nascosto. Ero sicura che uno dei due fosse lui, così decisi di avvicinarmi. Non volevo che mi sentissero, ma la mia goffaggine ebbe la meglio, perché calpestai un ramo, che fece troppo rumore. Richard si voltò di scatto, mentre gli altri due rimasero fermi al loro posto.

"Sasha, va tutto bene?" chiese il mio amico fissandomi da capo a piedi.

Potevo leggere sul suo viso la sconfitta, sì, perché li avevo colti con le mani nel sacco. Quelle erano le scarpe di Christopher, ne ero troppo sicura, adesso che ce lo avevo lì a meno di un metro. 

"Ma certo che va tutto bene" esclamai "E a voi invece?" domandai incrociando le braccia al petto "Cosa diamine ci fate a Parigi?" rimasi lì ferma davanti a loro, come se li stessi sgridando. 

Richard abbassò lo sguardo e si aggiustò i pantaloni della tuta. 

"Sasha, di che cosa parli?" disse alzandosi.

Scossi la testa e mi avvicinai ai due seduti sulla panchina. Quel profumo inconfondibile mi fece girare la testa. Mi era mancato come l'aria. 

"Oh andiamo, smettetela di fare gli stupidi" dissi stanca dei loro giochetti "Christopher ho capito che sei tu, dalle scarpe e Erick i tuoi orecchini luccicano così tanto che, cavolo, è impossibile non riconoscerti" affermai fiera di me stessa.

A quel punto si abbassarono il cappuccio della felpa. Se avessi scommesso con le mie amiche, avrebbero perso. Lo avevo osservato troppo bene, per non riconoscerlo. 

"Ciao" disse semplicemente.

Lo avevo immaginato a Boston, con Cleo, a fare chissà che cosa. Invece era lì davanti a me col suo sorrisetto stampato in faccia, come se non fosse successo nulla. Era quello che odiavo di Christopher, la sua perenne infantilità. 

"Spiegami" esclamai non capendo.

Portò le mani in tasca e si morse un labbro. Era dimagrito ed aveva fatto qualcosa ai capelli, non sembrava più lui, forse quelle due settimane lontano da casa lo avevano cambiato.

"Siamo venuti per stare con Richard" spiegò alzando le spalle.

Fu in quel preciso istante che il mio cuore, ancora una volta si spezzò in due. Aveva semplicemente attraversato metà pianeta per stare con uno dei suoi migliori amici? Come mi ero potuta illudere così tanto?

"Ah capisco, beh allora divertitevi" affermai facendogli un occhiolino.

Mi voltai e cercai di trattenere le lacrime. Avrei voluto urlare, prenderlo a schiaffi, fargli male. Ma forse non sarebbe servito a niente. Mi voltai con disinvoltura e tornai indietro, dalle mie amiche, nonostante Richard mi stesse continuando a chiamare. L'avevo perso Christopher e con lui mi ero persa anch'io. 

My Sister's Boyfriend (CNCO/Christopher Velez) Where stories live. Discover now