Capitolo 15

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Il taxi ci lascia sotto casa, e con abile agilità salto giù eludendo alle tante domande di Sasha. Perché insiste nel voler avviare una conversazione che io stessa mi rifiuto di elaborare? Accidenti a lei! Con malcelata voglia di essere qui, vado nel retro portabagagli e tiro giù le valigie con i nervi a pezzi e il corpo che non collabora nei movimenti. Non aspetto di certo quel cialtrone del tassista, che si dedica a soppesare le clienti che gli capitano a tiro, sbavando avidamente sul davanzale prosperoso che sporge dal petto della mia anima sorella. 

Mi sento strana e, con le gambe di gelatina e due braccia che trascinano malvolentieri i nostri bagagli, tento di fare lo slalom tra il traffico di passanti che invadono il marciapiede e mi bloccano il passaggio. 

Vedo l'One 57 e mi ci fiondo dentro. «Salve signorina White.» esulta Mr. Russel da dietro al bancone. Ricambio il saluto con un cenno del capo e mi precipito nell'ascensore libero dall'afflusso che gravita attorno Manhattan, lasciandomi indietro Sasha. 

Il trillo mi riporta al piano e con fatica, tiro fuori il tutto. Caracollo nel corridoio, brancolando alla ricerca del nostro attico.Ci arrivo, estraggo la chiave ed entro. Sbuffo aria dal naso dirigendomi in camera mia, sfracellandomi in mille pezzi sul letto. Chiudo gli occhi, quando sento la porta d'ingresso riaprirsi nuovamente.

Quando finirà tutto questo supplizio? Ruoto gli occhi per la frustrazione e mi preparo allo scontro evitato per la maggior parte del tempo trascorso in quel trabiccolo. «Ehi signorina, non tenterai mica di sfuggirmi vero? Noi due dovremmo fare una bella chiacchierata!» Esclama una Sasha-godzilla!

«Come se io potessi veramente farlo!»  sussurro a denti stretti. «Come hai detto scusa?» Mi chiede raggiungendomi. «Niente parlavo tra me e me...» Sa proprio sentirmi, quando vuole farlo davvero.

  «Cosa succede? So che c'è qualcosa che non va da quando siamo scesi dall'aereo!» La mia amica sta li, a fissarmi con le braccia sui fianchi e pronta ad ascoltarmi, se solo io riuscissi a dar voce ai miei pensieri.

  «Non c'è niente che non va. Sto bene, davvero, non devi preoccuparti per me.» dico, scendendo dal comodo materasso, pronta a svuotare le valigie. «Non m'inganni! Ti conosco troppo bene per potermela fare sotto al naso, comunque se ti va di parlarne la mia porta è sempre aperta.» Sospira, rassegnata.   

   «Grazie per avermi capita.» dichiaro avvilita. «Si ma non prenderci gusto!» dibatte impertinente, andandosene via dal mio rifugio. Mi lego i capelli in una coda stretta, e, rimboccandomi le maniche mi do da fare rassettando la mia camera. 

Non pensarci. Non provarci nemmeno ad indirizzare i tuoi pensieri su di lui! Hai visto che grandissimo stronzo ti sei ritrovata? E poi ti lamentavi per quel Thomas...

Basta, ti ordino di spegnerti! esclamo, colpendomi la tempia con la mano aperta. Non c'è rimedio alcuno se non stordirmi in qualche modo. 

Dopo alcune ore passate, mi ritrovo stanca di spostare, ripiegare e gettare nel mucchio la roba sporca da lavare che mi son portata dietro dalle maledettissime vacanze! Così prendo la decisione di sfinirmi in modo sano e naturale.

Acchiappo le cuffie e l'ipod che sta nella borsa, indosso le scarpe da tennis e vado via da queste quattro pareti claustrofobiche. Ho bisogno di aria pulita e rigenerarmi da me. «Sasha? Io vado! Ci vediamo più tardi!»Una Sasha trafelata e coi capelli in disordine sbuca fuori dal suo buco. «Ehi dove hai intenzione di andare?» 

«E chi lo sa?» Domando divertita, per la prima volta dopo tutto il tempo passato a sforzarmi di rigettarlo a calci dalla mia mente. Corro a più non posso, sfiancandomi del tutto. I polpacci bruciano di dolore ma io continuo a correre senza fermarmi un attimo. 

Chi si ferma è perduto! E chi lo ha detto, aveva proprio ragione. Ritrovo me stessa, almeno così credo... fin quando una chiamata non mi desta dai miei buoni propositi che vanno a schiantarsi fuori dalla finestra. Chi sarà mai? 

Afferro il cellulare dalla tasca, senza nemmeno controllare il mittente. «Pronto?» Rispondo trafelata, a corto di ossigeno. «Helena?» «Si sono io, chi parla?»«Sono io. Chad.» E dentro di me esulto. Una scarica di felicità si fa avanti travolgendomi in pieno. Sorrido, dopotutto non ho aspettato così tanto.  

  «23.00. Alla A Stars.» E riattacca. L'attimo di felicità come è venuto è andato via.Che razza di tipo! Abbaia ordini e riattacca come se io dovessi ubbidire ai suoi comandi e farmi trovare li, quando lui lo desidera! 

Ridestandomi dalla rabbia accumulata, mi concentro sullo schermo del mio I-phone e mi domando: Come diavolo ha fatto ad avere il mio numero di telefono? Di certo, me lo sarei ricordato se io glielo avessi dato. Dovrò domandarglielo di persona, non appena mi ritroverò la sua faccia da schiaffi a un palmo dal mio naso. 


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L'Angolo dell' "Autore":

Miei cari lettori, 

rieccomi! Non trovo proprio pace... e con questo vi regalo due capitoli, scritti di getto sperando sempre di arrivare al punto della questione. Non vedo l'ora! 

Vi auguro buona lettura!

Un bacio e un abbraccio.

-Clelia. ❤ 

✰02. The Return ☆•A STARS TRILOGY•☆Where stories live. Discover now