Capitolo 39

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I giorni passano e la mostra si avvicina

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I giorni passano e la mostra si avvicina. Il domani è troppo difficile per essere affrontato con serenità. 

Prendo un elastico dal cassetto e con abilità mi lego i capelli in una coda ordinaria. Non posso nascondermi sotto la coltre di capelli che mi ritrovo per non dover soccombere alle critiche che mi vengono fatte.

L'artista deve saper crescere ed emergere anche dai pareri negativi e poi, infondo, l'arte è soggettiva. C'è chi si sente in sintonia con ciò che voglio mostrare e c'è chi predilige altro. Non posso incolpare nessuno per questo!

Mi trucco senza farmi prendere dal panico. La mano scorre con fermezza senza tremare per l'ansia e questo, è già un bene per me. Riesco a passarmi l'eyeliner, tingendomi una linea dritta e continua sulla palpebra contornata già dall'ombretto, senza sbavare. 

Sono eccitata, agitata e sotto pressione allo stesso tempo. Speriamo bene. Incrocio le dita e sistemo i quadri, depositandoli in una scatola di cartone che li ripari dalle improvvise condizioni atmosferiche. 

Respiro a fondo e premo il pulsante dell'ascensore. Le porte si aprono e vado dentro. 

Arrivo al piano terra e sto già meglio, quando vengo salutata da Mr. Russel.

«Buongiorno Signorina Helena. Oggi è il "gran giorno"! Le auguro buona fortuna, anche se non ne ha di bisogno. Andrà alla grande.» Mr. Russel è un uomo gentile e cortese. Mostra sempre un sorriso di cordialità alle persone che ne hanno di bisogno. Evidentemente oggi, quella persona sono io dinanzi ai suoi occhi terribilmente affabili. Gli sorrido di rimando.

«Vorrei avere la sua stessa sicurezza Mr. Russel ma la ringrazio ugualmente. Mi auguro che lei abbia ragione, perché non mi sento tanto fortunata oggi.»  La fortuna non è mai tanta quando se ne ha bisogno, penso tra me e me.

Mi dirigo fuori e respiro l'aria Settembrina. Cammino e mi rilasso, godendomi il vento tiepido di questa giornata. "Click". "Click". "Click". Ho una strana sensazione addosso, come se qualcuno mi stesse pedinando. La mia pelle inizia a freddarsi, drizzandosi involontariamente. Non è quel vento leggero a farmi venir freddo... è qualcosa che mi getta nell'angoscia più totale. Il cuore sussulta parecchie volte mentre mi guardo intorno e non vedo nessuno di sospetto. Proseguo ancora, quasi sfuggendo a quel "Click" incessante che mi riecheggia nella mente, nonostante il roboante traffico di Manhattan.

Quando arrivo a destinazione mi sento più tranquilla rispetto a pochi minuti fa. La NY University riesce in qualche modo a infondermi conforto da quelle sensazioni che ho provato prima sulla mia pelle, anche se il freddo che si ripercuote in tutto il corpo non se ne vuole proprio andare via. Butto l'ultimo respiro d'ansia che mi rimane incastrato in gola ed entro decisa all'Università.

Il corridoio è affollato ed io mi faccio largo tra la calca opprimente di corpi che mi si sbattono contro. Tengo stretti i quadri al petto, temendo qualsiasi catastrofe possa verificarsi. Fortunatamente riesco a sgusciar via, coi quadri intatti tra le mani. Arrivo all'aula e mi faccio avanti.

✰02. The Return ☆•A STARS TRILOGY•☆Where stories live. Discover now