Fuck The Bus

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"Cazzo"
Non è solo la prima parola che dico, dovendomi alzare contro voglia dal mio amato letto, ma è anche la prima cosa che vedo quando, costretto ad aprire gli occhi dai raggi del sole che mi incendiano le palpebre, mi imbatto nella mia quotidiana erezione mattutina.
Getto un'occhiata alla sveglia, giusto per innervosirmi ancora di più. Che mi aspettavo? Non avendo più le iridi a causa del sole, come potevo pensare fosse ancora notte.
Sbuffo, gettando un'ultima occhiata al mio pene turgido e facendo pressione sui fianchi mi sollevo.
"Stamattina non ho tempo per te."
Devo avere davvero tanto, ma tanto sonno per parlare con il mio cazzo.

Mi do una veloce rinfrescata, lasciando che l'acqua tiepida mi scorra sui muscoli, sciogliendoli...ed intendo proprio tutti.
Uscendo dalla cabina, cercando di non rompermi l'osso del collo a causa delle piastrelle bagnate, mi soffermo a guardare il mio riflesso sullo specchio.
I capelli neri, ancora umidi, mi ricadono sulla fronte in ciocche disordinate, imperlandola di goccioline d'acqua, alcune delle quali scivolano fino alla mia mascella squadrata percorrendola sino al mento, dove si staccando e raggiungono le loro simili a terra; altre, più temerarie e volenterose, prendono la strada opposta, scivolando lungo il collo, arrivando a bagnare le spalle ed i pettorali scolpiti.

Sorrido tra me per la mia infantilitá, nel soffermarmi in cose minuscole e semplici come le gocce d'acqua; ricordando il me stesso di molti anni fa, che faceva le gare con la pioggia sui vetri e si arrabbiava se la sua goccia preferita si arenava.

Dopo essermi asciugato per bene, indosso le prime cose che mi capitano per mano, appena in tempo per scendere, afferrare una fetta di pane bianco e prendere al volo l'autobus che mi accompagnerà fino all'università.

Percorro con uno sguardo l'intero veicolo, cercando un posto libero.
"Allora? Ti siedi o devo stare fermo per molto?" Sobbalzo colto alla sprovvista dall'autista alterato.
Così mi precipiti su un sedile, schiacciando malamente lo zaino di un ragazzo sconosciuto.
"Scusami." Biascico, trafelato, con la fetta di pane tra i denti, lo zaino in equilibrio precario sul piede e l'espressione di uno che preferirebbe essere investito che trovarsi lì.
Il biondo al mio fianco si lascia sfuggire un sorriso divertito.
"Tranquillo."
Resto sorpreso dalla sua voce profonda; col visino dolce che si ritrova, chi se lo aspettava?

Cala un silenzio quasi imbarazzante, eppure, essendo due semplici sconosciuti qualunque che condividono i sedili di un bus, non dovrebbe essere così.

Per tutto il tragitto, di ben venti minuti, fisso lo schienale del sedile di fronte a me, evitando con tutte le mie forza di osservare la figura al mio fianco anche con la coda dell'occhio.
Sarebbe bello riuscirci.
Lui, d'altro canto, sembra così a suo agio; la schiena schiacciata e scomposta contro la gommapiuma rossa, il sedere a metà seggiola, la testa posata al finestrino che traballa a ritmo con il veicolo e le cuffiette bianche che riflettono la luce soffusa, proveniente da poche lampade giallognole sul tettuccio.

Non capisco cosa mi renda così nervoso, ma mi convinco sia l'avvenire del mio primo giorno d'università.

Finalmente il bus accosta, lungo la tangenziale ed appena apre le porte, un fiume di studenti e pendolari si riversa sul marciapiede ed io li imito, senza soffermarmi a salutare il compagno di viaggio; nessuna persona normale lo farebbe.
O almeno credo...

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L'istituto è immenso!
Certo, sapevo vantasse una vastità di aule, sale studio e la più grande biblioteca della città, ma questo è troppo.
Ci ho messo un'eternità solo per trovare la classe delle prime due ore; mi vengono i brividi all'idea di cercare il bagno.

L'aula è incredibilmente grande, con un'alta gradinata ricoperta di banchi e la cattedra rialzata lievemente, rispetto il livello del pavimento; dietro quest'ultima, appesa in alto sulla parete, svetta una lavagna digitale.
Noto la presenza di qualche altro studente già seduto e mi unisco a loro; cercando un banco che abbia il giusto compromesso tra abbastanza lontano ma non troppo vicino all'insegnante.
Finisco, così, per posizionarmi in quarta fila, in un posto abbastanza laterale.

Gameplay [Vkook]Where stories live. Discover now