Screams and tears.

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Attenzione
Innanzi tutto, vi ringrazio con tutto il cuore per le mille e passa letture.
In più, volevo avvisarvi che, causa settimana piena di test, non sono sicura di riuscire ad aggiornare lunedì prossimo, farò il possibile ma, nel caso non ci riesca, chiedo già venia. Preferisco prendermi più tempo per scrivere un buon capitolo che scriverlo di fretta e male.
Vi lascio a queste 3000 parole, buona lettura.

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È tutto così veloce!
Una serie di immagini.

La mano di mio zio che si posa delicatamente sulla mia gamba, prima di risalirne la coscia.
Il suo sorriso dolce che si trasforma in un ghigno.
La voce di un bambino troppo piccolo per capire cosa stia accadendo ma sa per certo che non gli piace.
Urla strazianti ed un pianto disperato mi perforano i timpani.

Una galleria buia, illuminata qua e là da piccoli fasci di una luce gialla intensa.
Il rumore stridente dei freni, azionati troppo tardi.
Gli occhi spalancati della mia mamma che mi stringe forte a se, volendomi proteggere con il suo corpo, mentre il mio papà avvolge entrambi tra le braccia.
Urla strazianti ed un pianto disperato mi perforano i timpani.

Un letto candido d'ospedale sul quale giace mio padre.
La linea verde e luminosa, che scandisce i suoi segni vitali, si appiattisce tutto ad un tratto, fermandosi come il cuore dell'uomo.
Un silenzio tombale cala sulla stanza e sembra durare in eterno, come se tutto si fosse fermato per permetterci di assorbire tutto il dolore possibile.
Mia madre crolla a terra in ginocchio; la testa stretta tra le mani.
Urla strazianti ed un pianto disperato mi perforano i timpani.

Notte fonda.
Vengo svegliato dalle grida di quella donna che, come ogni notte, rivive in sogno l'incidente del treno.
Non mi alzo nemmeno più per svegliarla e tranquillizzarla, tanto, finché non si decide a prendere le medicine, continuerà a rivivere quel momento ogni notte...per l'eternità.
Urla strazianti ed un pianto disperato mi perforano i timpani.

Mi sveglio di soprassalto con il cuore a mille, ma il battito non vuole sentir ragione di rallentare, forse perché mi trovo in una camera a me del tutto sconosciuta.

Mi asciugo una lacrima imbrigliata tra le ciglia. Erano mesi che non facevo quel sogno.
Solitamente, dopo averlo fatto, passavo una buona metà della giornata a deprimermi, prendere a calci qualsiasi cosa mi capitasse tra i piedi e ad urlare contro mia madre.
Ma oggi, forse per l'angoscia di non sapere dove mi trovo o per la curiosità stimolata delle ultime notizie ricevute, tutte le mie emozioni si mischiano tra loro annullandosi.
Non provo assolutamente nulla.
Vorrei solamente potermi rigirare nel letto, sul quale non ricordo come sono finito e ricominciare a dormire.
Passare ore, se non giorni, a letto, fino a dimenticare ogni schifoso momento della mia esistenza.

Peccato che l'ansia di scoprire come sia finito qui mi assalga e mentre penso ad alzarmi, per indagare, qualcuno bussa delicatamente alla porta della camera.

Quest'ultima si apre lentamente, rivelando la figura ossuta dell'anziana commessa che, vedendomi sveglio e seduto a gambe incrociate sul materasso vecchio e molle, mi sorride dolcemente avvicinandosi.

"Finalmente ti sei svegliato caro, iniziavo davvero a preoccuparmi! Ti ho portato un po' di te caldo e poi, se riesci a scendere, sarò felice di servirti della zuppa." Si rivolge a me con molta gentilezza; niente a che vedere con il tono melenso che ricordavo, ora ha tutto l'aspetto di una dolce nonnina.

Gameplay [Vkook]Where stories live. Discover now