Capitolo 8 - Ethan's Pov

9.3K 424 111
                                    

-Giuro che non sono andato dietro apposta.
Ci andavo sempre l'anno scorso, era una mia abitudine guardare quei ragazzi fumare, quei ragazzi fighi direi.
-Lo so, stai tranquillo. Il più srà spiegarlo a Noah quando tornerà in sè.
Lo abbiamo portato a casa perché non potevamo farlo entrare di nuovo in classe fatto com'era.
Ora siamo tutti nel salotto di casa sua e lui dorme sul divano, quella paglia era proprio forte direi.
-Che dite, ordiniamo la pizza??
Emma si alza dalla sedia tutta contenta. Dani alza la testa che prima era appoggiata sulla mano.
-Direi di sì.
Dopo qualche attimo sento il mio stomaco fare qualche verso.
-Beh direi che per te è un sì. Sam??
-Massì dai.
Emma fa un bel sorriso e ordina 5 pizze, una anche per Noah, che forse avrà fame, dato che sta saltando il pranzo.

Nessuno parla, c'è uno strano silenzio, imbarazzante direi.
Dani rompe il silenzio, mi guarda e sospira.
-Grazie.
Lo guardo stranito, non capendo a cosa si riferisca.
-Grazie per averci chiamato prima.
Sta parlando di ciò che è accaduto prima.
-Oh, è il minimo.
Anche Emma si aggiunge alla conversazione.
-No davvero grazie, anche se lui si incazzerà, hai fatto più che bene a chiamarci.
Dice con un po' di paura e preoccupazione, accompagnate da tanta gratitudine.
Alzo le spalle e accenno un leggero sorriso. Dalle loro reazioni si intende che forse in passato ha fatto qualche cazzata dopo aver fumato erba, perche alla fine quella che stava fumando era droga, anche se leggera, gli avrà fatto male.

Arrivano le pizze e contemporaneamente si sveglia anche Noah per colpa del campanello penso.
-Perché sono a casa??
Si alza e guarda tutti noi. È molto confuso ed è proprio carino, ha le borse sotto gli occhi, i capelli tutti spettinati e un visetto assonnato.
-Ehm...eri un po' tanto fatto, ti abbiamo portato a casa e ti sei messo a dormire sul divano.
Dice Dani, senza accennare il mio nome.
-E abbiamo preso le pizze per pranzo.
Entra dalla porta Emma con i cinque cartoni delle pizze in mano, mi alzo per darle una mano, non voglio che cada.
Noah mi guarda, comincio ad arrossire e abbasso la testa sulle pizze e ne colgo il profumo che mi fa brontolare lo stomaco
Le appoggio sul tavolo e mi siedo sulla sedia, l'unico posto libero è quello di fianco a me. Noah prende la sua pizza e va verso Emma, che è dall'altro lato. Le tira uno schiaffetto sulla spalla e lei striscia il cartone verso il posto libero e si accomoda di fianco a me. Mi guarda pentita e fa di no con la testa guardando Noah, io alzo le spalle poi abbasso lo sguardo triste del gesto del ragazzo. Mi dispiace che Noah ora mi odi, però lo capisco, lui stava facendo ciò che si sentiva e io non ero nessuno per farlo smettere anche se fumare droga è una cosa sbagliata.

Durante il pranzo parliamo di cose a caso, ma Noah si limita solo a rispondere con monosillabi.

Io e Sam finiamo la pizza, le faccio un cenno con la testa e lei capisce che è ora di andare. Si alza e chiude il cartone della pizza.
-Direi che io vado, mia mamma sarà preoccupata.
-Si, vengo anche io.
Prendo il mio cartone e lo metto sopra il suo.
-Va bene ci vediamo domani.
Prendo le mie cose e i cartoni e ci avviamo verso la porta. Emma e Dani ci salutano sorridenti, Noah si limita a fare un gesto con la testa, penso sia felice che io me ne vada.

-Ho fatto una cazzata Sam.
Le dico preoccupato. La sto accompagnando a casa, tanto da me non c'è nessuno.
-Non è vero.
-Si, ora mi odia.
Alza gli occhi al cielo.
-No, non ti odia, in fondo sa che avevi ottimi motivi per fare ciò che hai fatto. Semplicemente è un bambino e non vuole prendersi le sue responsabilità.
-Mm...sarà. Non ho ancora conquistato la sua fiducia.
-Beh quello no, se continui così non so quando lui si fiderà di te. È così freddo nei tuoi confronti.
Mi giro verso di lei, con gli occhi leggermente lucidi e il viso che sta andando a fuoco.
-Ei perché stai così??
-È che non ne faccio una giusta.
Sospiro.
-Mi sento così vulnerabile quando c'è Noah nell'arco di pochi metri.
Fa un leggero sorriso e mi mette una mano sulla guancia e asciuga una lacrima che sta scendendo.
-È normale, sei innamorato.
Mi giro di scatto dall'altra parte e alzo il viso.
-Non credo di esserlo a dir la verità, ma c'è sicuramente qualcosa e mi fa schifo.
Mi guarda e scoppia a ridere facendo di no con la testa.

-Beh, siamo arrivati.
Si gira verso casa sua poi mi da un bacio dolce sulla guancia e tira fuori le chiavi.
Mi saluta con la mano, sorridente e io le rispondo con un gesto della testa perché non ho voglia di tirare fuori le mani dalle tasche. Mi giro dall'altra parte e imbocco la strada per casa mia.

Wish you were gayWhere stories live. Discover now