Capitolo 11 - Noah's Pov

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Ethan ha cercato il mio sguardo fin troppe volte a scuola, ma ho cercato di evitarlo per non dare nell'occhio e perché non mi interessa. Penso di essere solo confuso e ieri mi sono fatto prendere dall'eccitazione, oggi da lui la chiuderò qui. Amici se non mi sta addosso come prima, nemici se mi continuerà e rompere il cazzo come ha sempre fatto. Ma dato che i nostro soliti amici stanno diventando best friend probabilmente sarà difficile stargli lontano.

-Mamma, esco.
Esce dalla sua camera con in mano i vestiti da stirare che appoggia alla sedia.
-Dove vai di bello??
-Da un amico...
-Daniele??
Scuoto la testa e mi metto una scarpa.
-No, un altro che non conosci.
-Va bene, non fare troppo tardi.
Annuisco e mi metto l'altra scarpa.
Le faccio un gesto con una mano per salutarla e lei ricambia con un sorriso.

Ecco, questa dovrebbe essere casa sua, non ci sono mai stato e ho una leggere paura di sbagliare. Sono molto teso, ho paura che lui vada subito al sodo, invece dovrei rifletterci un attimo. Faccio un respiro profondo e suono il campanello con su scritto il nome di Ethan.
-Chi è?
Sento la voce di Ethan, sgranata dal citofono.
-Sono Noah.
Si apre il cancello e io entro facendo il finto tranquillo, ma in verità sono molto in ansia.

-Ei.
Mi rivolge un dolce sorriso e già si muove qualcosa dentro di me.
-Ciao.
Dico con poca voglia, perchè effettivamente ho poca voglia di parlare, gli dirò soltanto che non mi inter... Aspetta ma quello è Fifa 20??
-Oh cazzo.
Mi avvicino al mobile con sopra la TV e tiro su il gioco.
-Questo è Fifa 20...
Comincio ad osservare il gioco con un'adrenalina in corpo fuori dal normale.
Ethan si avvicina a me e poggia una mano sul gioco.
-Vuoi provarlo?? Come vedi ha ancora la plastica sopra, me lo hanno regalato ieri.
Sono un po' titubante, dovevamo parlare di cose serie e invece mi trovo a giocare alla Play... Ma chissene frega, c'è tempo per parlare, ma Fifa non aspetta.
Prendo un Joystick e mi butto sul divano.
Ethan si piega e mette il gioco nella console e mentre carica va verso un'altra stanza e dopo qualche secondo lo vedo uscire con 2 birre e un pacco di patatine. Sembra che mi conosca più di ogni altra cosa.
-Cazzo, ma sei un genio.
Mi fa un sorriso sghembo accompagnato da un occhiolino, prende l'altro Joystick e si siede di fianco a me.

Finita la sesta partita, vinta da me, come le 5 precedenti, guardo finalmente il telefono. Ci sono un sacco di messaggi, ma la cosa che mi colpisce di più è che sono le 17, ciò significa che abbiamo giocato un'ora e mezza senza che parlassimo di cose particolarmente importanti.

-Cazzo Noah, dobbiamo organizzare un altro giorno. Non puoi avermi davvero battuto.
Alzo le spalle e con fare ovvio parlo.
-Beh, sono troppo forte.
Guardo la bottiglia di birra e me la porto alla bocca, ne bevo un altro sorso. Una birra non mi fa nulla, ce ne vorrebbero almeno 4 per farmi diventare brillo.
-Eppure non ci avevi mai giocato a Fifa 20.
-Beh sono tutti uguali direi, cambiano solo alcuni giocatori.
Scuote la testa in assenso e tira fuori delle patatine dal sacchetto, le mangia tutte in una volta.
-Dovrei pisciare, tutta questa adrenalina e la birra sai... Dov'è il bagno??
Si mette a ridere.
-Nel corridoio subito a destra.
Mi punta la porta che da al corridoio.

Mi lavo la faccia con acqua gelata, dobbiamo parlare. Ora. Fifa non è più una scusa. Non so cosa dire però, in verità lui non mi è indifferente come pensavo, più volte mentre giocavamo mi ha guardato, motivo per cui ha perso. Ma in quei momenti a me spuntava un mezzo sorriso e arrossivo dall'imbarazzo e penso se ne sia accorto.
Solo che io non sono gay, o penso di non esserlo quindi ancora non capisco un cazzo. È il primo con cui la mia testa va a puttane e non so proprio perché... E per me essere gay non è un granchè, perderei la mia fama da ragazzo "cattivo" che ho a scuola, quel ragazzo che tutti guardano ma che nessuno avvicina, ma Ethan lo ha fatto e il risultato non era quello desiderato, o almeno non da me sicuramente, forse era stato da sempre il suo piano. Quello di provarci pur sapendo che sono etero, per poi farmi avere dei dubbi sulla mia sessualità e ci sta riuscendo quel bastardo. Non posso dargliela vinta nonostante in sua compagnia qualcosa nel mio stomaco si muove veramente.
Esco dal bagno, spero che sia lui a cominciare, perché io non so proprio da dove partire.

Mi siedo di nuovo sul divano e bevo un altro sorso di birra.
-Beh, parliamo.
Oh cazzo, ora cosa minchia dico...
-Eh...mm... Ieri...
-Ti ho baciato, si... E mi sembrava non ti fosse dispiaciuto tanto...
-Si, ecco appunto... Io... Non...
Non riesco a parlare Cristo santo, non so cosa dire, in questo momento mi sotterrerei e basta cazzo.
Prendo la birra e ne bevo ancora un po', la finisco e appoggio la bottiglia di nuovo sul tavolino, non ha migliorato la situazione, ma non avevo altre idee.
Si rende conto che sono a disagio, fa un piccolo sorriso e mi guarda le mani, intente a torturarsi dall'ansia.
Passa il suo sguardo ai miei occhi e dopo mi guarda le labbra, sporche di schiuma della birra, per non sembrare provocante ho evitato di leccarmele, ma penso che per Ethan non sia un problema.
Si avvicina a me e mi mette una mano sulla guancia, non riesco a muovermi.
-Se non vuoi parlare...
Mi sussurra, facendo sfiorare le nostre labbra, sento brividi ovunque. Socchiudo la bocca, ma non parlo. Le sue labbra si appoggiano sulle mie, è un bacio casto, inaspettato, ma non mi stacco. Non perché non ci riesco, semplicemente non voglio, quel contatto mi fa stare bene, smetto di pensare ad ogni cosa e mi stacco un attimo.
Mi giro e mi metto a cavalcioni su di lui, come se fosse la cosa più normale di questo mondo e lo bacio di nuovo, mi mette l'altra mano sulla schiena e mi spinge un po' verso di sè, le nostre labbra sono sempre più vicine e sento il suo respiro farsi più pesante.
Una mia mano rimane sulla sua spalla, l'altra si sposta dietro la testa e comincio ad accarezzargli i capelli, mi sorride sulle labbra e in quel momento decido di approfondire il bacio. Così le nostre lingue si incontrano e cominciano a spaziare nel loro piccolo mondo.

Ci stacchiamo e rimaniamo a guardarci per un attimo, poi mi stringe a sè e io metto il viso nell'incavo del suo collo.
-Forse non c'era poi così bisogno di parlare.
Rido e sento che lui si scuote un attimo, penso di avergli fatto venire i brividi.
-In verità la conclusione doveva essere tutto il contrario, ma forse mi sbagliavo su ciò che sento. Anche se ancora non ho capito.
Mi alza il viso e fissa i suoi occhi nei miei.
-Non ti preoccupare, ti do tutto il tempo che vuoi, sappi che io ti aspetto, perché i miei sentimenti sono sicuri.
Dio quanto può essere dolce, ed effettivamente anche io non sono così stronzo come pensavo di essere. Cazzo non mi conosco nemmeno io quindi??
Mi alzo e mi siedo al suo fianco, comincio a mangiare le patatine a disagio e completamente rosso in volto.

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