Speciale 50k - Unknown's Pov

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-Dai Ethan, è un bambino, non il presidente.
Disse Noah abbracciando il più grande da dietro, mentre si sistemava la camicia.
-Voglio fare una bella impressione.
Rispose leggermente teso. L'altro si mise sulle punte per baciargli una guancia.
-Sono le 4, andiamo.
Noah fece notare l'orario ad Ethan, quest ultimo fece schioccare la lingua al palato e spense la luce del bagno dopo essere uscito. Scesero le scale, Noah non smetteva di sorridere e Ethan era in ansia più che mai. Me li ricordavo al contrario.
Scese le scale, si girarono verso il muro a guardare l'enorme fotografia di loro in smoking al loro matrimonio, erano passati già due anni. Me lo ricordo come fosse ieri, è stato uno dei giorni più belli della loro vita e, sinceramente, anche della mia.
Presero le rispettive giacche guardandosi negli occhi per poi stringersi in un bacio. Io sorrisi spontaneamente.
Uscirono di casa tenendosi per mano e si lasciarono solo per entrare in macchina.
Furono minuti felici e pieni di ansia, nessuno parlava, sfuggivano solo alcuni sbuffi felici e forse un po' imbarazzati. Nemmeno loro credevano al passo enorme che stavano per compiere insieme.
Parcheggiarono la macchina e si trovarono davanti ad un'enorme struttura, un'insegna con scritto "KIDS" tutta in verde e dei bambini stilizzati disegnati affianco.
Noah sospirò felicemente e pieno di energia, Ethan era entusiasta, ma c'era un po' di paura nei suoi occhi, la vedevo bene. Aveva paura di non essere accettato, aveva paura di tante cose e Noah se ne accorse. Posò una mano sulla schiena del castano che si tranquilizzò un po'.

Dopo qualche minuto di sguardi, entrarono nella struttura.
-Buongiorno, siamo venuti per Samuele.
Disse Noah deciso.
La segretaria fece firmare un paio di carte e guardò i documenti.
-Seguitemi prego.
Rispose, i due ragazzi la seguirono tra le stanze. Spesso si voltavano e incrociavano lo sguardo con altri bambini che giocavano o facevano lezione. Noah cominciò a provare l'ansia che aveva sempre represso, mentre Ethan sorrideva ad ognuno di loro.
La donna, poi, li spinse dentro ad una stanza e se ne andò.
Un bambino di 4 anni, credo, seduto per terra, stava facendo una costruzione di Lego. Si voltò e squadrò i due ragazzi davanti a lui, poi si alzò in piedi e corse incontro a Noah abbracciandolo. Quest ultimo sorrise e accarezzò i capelli al bambino. Il corvino rimase sorpreso da questo gesto e nemmeno io me lo aspettavo.
-Ciao papà.
Disse il piccolo lasciando andare Noah, per poi stringere le mani a Ethan che sorrise ricambiano.
I due ragazzi si sorrisero con entrambi gli occhi lucidi. Ethan poi, prese in braccio Samuele.
-Ciao Sam.
Disse accarezzandogli una guancia.
-Ma papà..... se vi chiamo, come fate a capire con chi parlo??
Ethan e Noah cominciarono a ridere, poi il minore si avvicinò e lasciò un buffetto sul naso del piccolo.
-Troveremo un modo.
Rispose Noah e Samuele alzò le spalle.

Erano felici, avrei voluto partecipare anche io a tutto questo, avrei voluto abbracciarli e dire loro che non mi sarei mai aspettata questo passo da quei due ragazzini insicuri che erano una volta.

Presero le cose di Samuele e in macchina si avvicinarono verso casa. Il piccolo non smise di parlare un minuto, raccontava dei suoi anni passati in orfanotrofio, dei giochi che aveva visto in televisione, ma che nessuno gli aveva mai comprato e di quanto, volesse andare con loro a giocare al parco.

Arrivati a casa Samuele si chiuse in camera sua, a fare cosa non si sapeva. Noah e Ethan iniziarono a preparare il pranzo, volevano entrambi che conoscessero gli zii, che poi zii davvero non erano.

-Samu, ci sono gli zii.
Urlò Ethan, appena suonato il campanello.
Il bambino corse giù per le scale cercando di non cadere, tenendo qualcosa stretto nelle mani nascosto dietro alla schiena.
-Papà, papà.
Disse spostando lo sguardo da Noah ad Ethan.
-Ho fatto una cosa.
Poi tolse le mani da dietro la schiena e fece vedere un disegno che rappresentava tre persone stilizzate, tre maschi, due più alti e uno più piccolo che teneva le mani agli altri due.
-Siamo noi.
Disse tutto sorridente, dondolandosi sui piedi senza rendersi conto degli ospiti.
-È proprio bello.
Rispose il castano prendendolo in braccio e portando Samuele e il foglio verso il frigo, dove appese il disegno con un paio di calamite colorate.
Samuele era piccolo nelle braccia di Ethan, era moro con gli occhi verdi, assomigliava sicuramente più a Daniele che ai suoi attuali genitori. Il suo visino era tempestato di piccole lentiggini e aveva delle guance paffutelle, sarei sicuramente stata la classica zia che non smette di stringere le guance al nipote.
-Papà chi sono quei signori davanti alla porta?
Sussurò nell'orecchio del padre con un po' di timore.
-Sono gli zii, li adorerai.
Rispose per poi lasciarlo andare.
Il bambino si nascose dietro le gambe di Noah e salutò con la manina i 4 presenti.
-Samu, non essere timido. Loro sono gli zii, vedrai che vorrai loro molto bene.
Il castano spinse in avanti il ragazzino.
-Ciao.
Disse un po' balbettante.
-Oh mio dio, ma sei più carino di quanto pensassi.
Disse Emma felice superando Sasuke al suo fianco.
Il bambino diventò rossissimo e poi sorrise.
-Io sono Emma, piacere.
Diede la mano al piccolo e lui, senza capire il gesto, strinse il mignolo della donna che rise leggermente.
-Lui è Sasuke e quest altro Daniele.
Disse indicando il ragazzo giapponese al suo fianco e subito dopo l'amico.
-Ma tu sei giallo.
Disse euforico Samuele indicando Sasuke.
I presenti scoppiarono tutti a ridere.
Il ragazzo preso in questione si mise sulle ginocchia per avere i suoi occhi in quelli del bambino.
Gli porse una mano che Samu strinse.
-Guarda... non sono giallo, è solo una leggenda.
Disse divertito.
Il piccolo fece una "o" con la bocca e si girò verso i genitori.
-Voi lo sapevate??
Chiese curioso.
Questi si misero a ridere e annuirono con la testa.
Sasuke si alzò e Noah si avvicinò a Iris.
-Lei è mia sorella e di conseguenza anche lei tua zia.
-Io sono Iris.
Samuele salutò anche lei con la mano e corse in cucina.

Più lì guardavo e più mi chiedevo perché proprio io avessi dovuto andarmene, non potevo stare con loro, conoscere Samuele e farmi conoscere da lui, stringere le sue guanciotte e riempirlo di coccole e bacini. Mi mancavano davvero tanto, avrei voluto stare al suo fianco per sempre e invece il destino non aveva voluto fosse così.

I ragazzi scherzando, andarono in cucina e presero i loro soliti posti. Verso il frigo, di fianco a Dani c'era il solito posto vuoto da ormai 1 anno, Samuele si sedette lì. A tutti sembrò strano, non erano abituati e forse non erano tutti prontissimi a questo cambiamento. Io me lo aspettavo, era l'unico posto vuoto, era ovvio che avrebbe preso il mio.
Noah e Ethan si guardarono e si strinsero le mani, cercando di essere il più normali possibili.
Poi Emma attaccò a parlare.
-Sai, Samu, quella era il posto della zia Sam.
Il bambino la guardò confuso. Io non credevo avrebbero aperto questo discorso così presto.
-Si, lei non è presente oggi, se n'è andata qualche mese fa, era una bella persona e tu sarai degno di prendere il suo posto.
Emma deglutì, Dani ricacciò indietro le lacrime che stavano combattendo per uscire e mise un braccio sulle spalle di Samu.
-Si, nessuno più di te è perfetto per questo posto.
Ovviamente il bambino non capiva, con il tempo lo avrebbe fatto ed io sarei andata a fargli compagnia in qualche sogno, sarei diventata il suo angelo custode perché era importante, stava riportando la felicità in quella famiglia, quella che la mia morte aveva portato via.
-Ti faccio vedere un video di lei.
Disse Daniele, con chissà quale coraggio. Prese fuori il telefono e fece partire un video del matrimonio, eravamo io e lui che cercavamo di fare una foto seria, alla fine eravamo dei ragazzi di 22 anni, non smettevamo di ridere un attimo.
-È bella.
Disse il bambino.
-La più bella che ci sia.
Continuò Dani, una lacrima bagnò il suo volto.
-Ha una bellissima risata.
-Una delle più belle che abbia mai sentito.
Rispose nuovamente Daniele. Alzò il viso e guardò negli occhi Samuele. Il piccolo con una mano asciugò la guancia del ragazzo e si girò verso il tavolo.
-Papà, mangiamo, ho fame.
Disse sorridendo.
Tutti loro tornarono in un attimo con il sorriso e cercarono di farsi distrarre dalle cose che diceva Samuele, non smetteva di parlare, era proprio come me.

A quel tempo non si sarebbe mai immaginato quanto io potessi diventare importante per lui, non mi conobbe mai, ovviamente, però lo andavo a trovare, più cresceva e più c'ero, quando si sentiva triste voleva guardare il video in cui ridevo, diceva che la mia risata lo faceva stare bene. Così Ethan e Noah glielo mostravano, sempre con una ferita al cuore. Però capirono che era così che doveva andare, se mi avesse conosciuto, non avrei potuto, probabilmente, aiutarlo quanto lo faccio adesso.
Sarei sempre rimasta nei loro cuori e forse in quello di Samuele ancora di più.

eh si, questo era definitivamente l'ultimo capitolo, spero che questo libro vi sia piaciuto e magari il finale non è troppo felice, ma neanche troppo triste uwu.
Sappiate che tornerò con qualcosa di diverso e più leggero, prima o poi. Ringrazio ognuno di voi per essere arrivati fino a qui e per aver fatto in modo che questo piccolo pezzo di me potesse rendermi orgogliosa e più sicura di me, almeno nella scrittura.
Vi voglio bene <3

Wish you were gayWhere stories live. Discover now