Capitolo 27 - Noah's Pov

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Mi piego e raccolgo il preservativo che era stato buttato a caso dal divano. La porta si apre, mi giro di scatto.
-Sono tornata.
Iris, merda. Mi metto in fretta il contraccettivo in tasca, che schifo.
-Ciao.
Mi metto velocemente anche il cappuccio della felpa per nascondere i segni sul collo.
-Ho conosciuto il tuo amico.
Spalanco gli occhi.
-Ethan??
Si avvicina ed annuisce.
-Si, l'ho incontrato appena qua fuori.
Annuisco in preda all'ansia.
-Ah si.
Mi guarda ed inclina un po' la testa di lato.
-Perchè non ci dici mai quando vengono i tuoi amici qua?
Mi guardo in giro, comincio ad arrossire.
-A casa di solito non c'è nessuno.
La ragazza annuisce.
-Beh, dillo la prossima volta.
Mi guarda male e poi se ne va.
-Mi sembrava un po' in ansia mentre parlava con me.
Merda... Il cuore comincia a battere fortissimo.
-Ah, e oggi è sabato, è ovvio che sarei arrivata prima. Dovrebbero arrivare anche mamma e papà a momenti.
Annuisco. Ecco, sono un coglione. Appena Iris entra in camera sua, mi sbatto una mano sulla fronte. Non ci avevo pensato, non mi immagino la faccia dei miei che tornano a casa e sto scopando con un ragazzo, dio, probabilmente mi sbatterebbero fuori di casa senza nemmeno darmi il tempo di vestirmi. Poi quante ne direbbero ad Ethan, povero, spero solo che ciò non succeda. Vado verso il pattume e faccio per buttare il preservativo. Iris torna dalla sua camera sbattendosi la porta dietro, un sorrisino in volto.
Sbotto e mi giro di scatto.
-Ha la tua età?
Spalanco gli occhi.
-Chi??
Alza gli occhi al cielo.
-Il tuo amico Ethan coglione.
Cominciò ad avvampare.
-Si, perché?
Alza le spalle in segno di indifferenza.
-È proprio figo.
Apro gli occhi sorpreso e mi mordo un labbro in ansia, probabilmente sto diventando bordeaux.
-Eh. Mm. Si. Penso.
Balbetto, non saprei proprio cosa dire. Mi sento così vulnerabile cazzo.
La ragazza scoppia a ridere e mi tira una pacca sulla spalla.
-Tranquillo, è tutto tuo.
Faccio un sospiro si sollievo e mi scappa un "menomale" sussurrato.
-Cosa??
Alzo gli occhi dal pavimento e la guardo terrorizzato.
-No, sai, è piccolo per te.
Annuisce.
-Ah sisi, era solo per dire infatti.
Finalmente se ne, dopo avermi messo non poco in imbarazzo. Prendo la mia roba e vado in camera mia. Come mi chiudo là porta alle spalle, il cellulare mi vibra tra le mani.

Ethan
Noah, c'è un problema. Mia madre è incazzata perché esco al pomeriggio senza dirglielo, ha detto che vuole conoscere l'amico da cui vado sempre. E sei tu. Sabato prossimo a cena, io, te e mia madre. Devi esserci.

Sussulto. Una scarica di brividi mi pervade il corpo, un misto di paura ed ansia. Detto sinceramente, dopo mia sorella che mi ha messo in imbarazzo, non so cosa sia peggio. Non so proprio cosa rispondere. Mi basta una semplice parola per far comprendere ad Ethan la gravità della situazione.

Noah
Cazzo.

Rapido ed indolore dicevano. È stato rapido, ma non proprio indolore.
Una serie di immagini cominciano a pervadermi la mente. Mia madre che mi fa mille domande perché vuole sapere perché vado a cena da un amico per conoscere i suoi, la madre di Ethan che ci guarda indagatoria per trovare il pelo nell'uovo, io che cerco di non arrossire o balbettare a qualsiasi cosa o Ethan che non sa come mentirle. Sarà un cazzo di disastro. Ed ora non ho nemmeno Daniele per chiedergli dei consigli e capire come superare tutta sta merda.
Devo ammettere che già sento un po' la sua mancanza, il fatto che non mi abbia ancora scritto o mandato la foto di qualche tipa poco vestita, classico nostro. Emma poverina non capiva più un cazzo quando le intasavamo la memoria di ragazze fighe.

Decido di non pensare più a nulla, Daniele, Ethan, la cena di sabato prossimo. Nulla. Nemmeno ad Iris che ficca il naso ovunque, stronza come al suo solito, stasera a cena dice sicuro qualcosa ai miei.
Mi stendo sul letto e faccio partire Élite su Netflix.
Senza preavviso un lacrima cola sul mio viso. Cazzate. Non riesco a non pensarci. Non sono uno che piange per le persone di solito. Ma Daniele, sta con me fino dall'elementari, perderlo nell'arco di 10 minuti non era nei miei piani e neanche nei suoi penso. Ethan dice tanto che tornerà come prima, sono quasi sicuro che non è così, anche se dovessimo tornare amici non sarebbe uguale. Vaffanculo perché sono fottutamente gay o quello che è.

Sento bussare alla porta. Mi alzo pigramente e appoggio la schiena alla testiera del letto. Mugulo in risposta.
-La cena Noah.
Mia madre mi richiama dall'altro lato della porta. Mi alzo da letto scrocchiandomi la schiena.
Ora comincia il fatale momento di verità. So che Iris non starà zitta. Non perde nessuna occasione di mettermi dei guai, e non sarà dire che sto con un ragazzo, ma sarà dire perché non l'ho mai detto a loro. Un conto è una volta a dormire dopo una festa, un conto è al pomeriggio e quasi sempre, quello però non lo sanno, spero.
Scendo le scale lentamente, mi passo una mano tra i capelli scompigliati.
-Buongiorno.
Mi saluta papà con il gesto della mano.
-Mm, ciao pà.
Mi siedo al mio solito posto e guardo e miei intenti a preparare e Iris al mio fianco davanti a me che guarda il telefono. Mi fa strano vederla a casa, ci sta veramente poco, con l'università e anche perché non le stiamo molto simpatici, non ci vuole un genio per capirlo.
Mamma appoggia il vassoio sul tavolo e cominciamo a mangiare.
Dopo 10 minuti di quasi totale silenzio a parte qualche domanda di scuola, interviene Iris. Ecco lo so, ora sono fottuto.
-Oh, ma sapete che c'era un amico di Noah qua oggi pomeriggio.
Merda. I miei si girano verso di me, entrambi con sguardo interrogativo, mia madre mi sembra anche un po' arrabbiata.
-Oh, si... Vero.
È mio padre che comincia a parlare.
-Ah, perché non ce lo hai detto??
Mi gratto la nuca leggermente in imbarazzo.
-Perché... Non ci siete mai, pensavo non fosse un problema.
Mia madre si gira verso Iris.
-L'hai visto??
-Si mamma, si chiama Ethan, mi sembra uno a posto, era solo molto in ansia mentre gli parlavo, forse è un po' timido.
Quasi sputo l'acqua. Tossisco appena. Ethan? Timido? Ma quando mai. È così solo per non mettermi nei casi sicuro.
-È il ragazzo che era venuto a dormire tempo fa?
Sospiro.
-Si, mamma. Siamo diventati parecchio amici a scuola, esce anche con Dani ed Emma.
Mio padre annuisce.
-Beh ok, magari un giorno ce lo fai conoscere.
Comincio ad arrossire, mi stringo me mani.
-S-si ok. Sabato p-prossimo mi ha chiamato a cena da l-lui. Per pareggiare quando è venuto a dormire.
-Direi che è perfetto.
I miei mi sorridono gentilmente e Iris mi guarda storta. Hai capito stronza, siamo solo amici e gli va bene se viene qua.
-La prossima volta che lo chiami diccelo magari.
Annusico con un sorriso stampato in volto. Guardo poi mia sorella. Noah non si farà scoprire per colpa tua.
In cucina ritorna il silenzio come sempre e continuiamo a mangiare.

Wish you were gayWhere stories live. Discover now