Capitolo 35 - Noah's Pov

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È passata una settimana, una settimana veramente di merda, non ho parlato con i miei, non ho parlato con i miei amici, ho paccato due interrogazioni e sto davvero di merda. Dormo un cazzo e niente, un po' su qualche panchina, un po' sul divano di qualche amico di Iris ignaro di cosa mi stia succedendo realmente o ancora, lascio la finistra aperta di camera mia e ci torno la notte.
I miei sono preoccupati, almeno penso, cercano di capire se sono a dormire dal mio ragazzo, ormai solo di quello gli importa. I miei amici, mi mancano, ma non riesco a raccontar loro la verità, ho paura che possano influenzare la mia scelta, Ethan o miei.... 
E poi c'è Ethan, vederlo tutti i giorni a scuola mi distrugge, ma lo sto ignorando piuttosto bene, prima o poi gli parlerò, ora non ne sono per niente sicuro.
Ignoro le chiamate, non visualizzo i messaggi, non guardo le storie di insta, sono una specie di fantasma, l'unica persona che mi vede è Iris, cerca di farmi ragione, di farmi capire che devo parlare con i miei amici ed Ethan il prima possibile, così li allontanerò e basta. Non le do ascolto, sono troppo orgoglioso, non ho proprio voglia di sbandierare a loro tutta la mia vita, nonostante la conoscano quasi meglio di me.

Ieri era domenica, sono stato fuori tutto il giorno con Iris e un paio di suoi amici, è stato solo per non stare solo. Poi ho dormito da un tipo, nemmeno mi ricordo il nome, so che sua madre è stata molto carina e mi hanno offerto la cena.
Oggi torno a scuola.

Entro in classe in orario e mi siedo davanti, in quello che è il mio nuovo posto, di fianco ad una ragazza biondiccia che non spiccica parola.

All'intervallo cerco di uscire in fretta per evitare tutti, come sempre. Non ci riesco, Ethan mi blocca e mi spinge dentro uno sgabuzzino, esattamente quello sgabuzzino. Una marea di ricordi mi passa per la testa, ogni pensiero viene stoppato da un colpo forte dietro di me. Ethan ha tirato un pugno al muro, dopo aver chiuso la porta.
-Che ti succede?
Mi chiede incazzato.
Abbasso lo sguardo e scuoto la testa.
Mi mette due dita sotto al mento e mi alza il volto.
-Cazzo Noah... perché mi ignori, ci ignori?
Un groppo mi si forma in gola, deglutisco a fatica e sospiro pesantemente.
-Io-io....
Non riesco a parlare, il ragazzo davanti a me respira lentamente, il suo fiato sul collo mi da alla testa.
-Ti prego Noah, cos'hai? Siamo preoccupati, io sono fottutamente preoccupato. Non rispondi, non mi parli, non mi guardi, non capisco perché?? Che cazzo ho fatto di male...
Respiro a fatica, la vista comincia a farsi sfocata.
-Senti cazzo, se non mi parli ok, chiudiamola qua, è inutile che io ci provi se tu non collabori.
Respiro e sussurro qualcosa.
-M-mi dispiace.
Ethan alza le spalle e mi guarda annuendo.
-Ok, ti dispiace... esattamente di cosa?? Di ignorarmi? Perché lo stai facendo??
Abbasso di nuovo lo sguardo, non riesco assolutamente a dire nulla.
-Vaffanculo ho capito, me ne vado, è finita Noah.
Tira un pugno al muro dietro di me un'altra volta ed esce in fretta lasciandomi lì solo, come un coglione. Forse un po' lo sono.
-Ti amo...
Sussurro, sapendo che non mi sentirà. Strizzo gli occhi e qualche lacrima comincia a bagnarmi il viso. Con una manica mi asciugo ed esco.

Arrivo a casa, distrutto, il freddo di dicembre mi ha congelato le lacrime sul volto. Entro, sbattendomi la porta alle spalle, butto tutto in terra e vado verso il bagno.
Mi guardo allo specchio, ho una bruttissima cera, apro il rubinetto, il rumore dell'acqua che scorre mi distoglie un attimo dalla realtà. Mi lavo il viso con l'acqua fredda. Che grande cazzata ho fatto, potevo dire almeno qualcosa, ero completamente paralizzato. Sto davvero male, diciamo che almeno non devo più scegliere. Sono uno stupido. Nulla da dire.

Scendo dopo un po' e noto i miei genitori zitti seduti sul divano, appena arrivo si girano verso di me.
-Guarda chi si rivede.
Mi dice mio padre alzandosi, si avvicina pericolosamente a me. Mia madre lo ferma tirandogli un braccio.
Abbasso per l'ennesima volta lo sguardo.
-Allora dove sei stato?? Da quell'altro tuo amico finocchio??
Mi dice in tono di sfida.
-Caro...
Lo ferma mia madre.
-No, non ero da Ethan.
Dico loro, scandendo bene il nome del mio ragazzo, o di quello che era il mio ragazzo.
-Allora dove cazzo eri??
Alzo le spalle e li guardo in tono di sfida.
-Mah, un po' dormivo su qualche panchina, o andavo da qualche amico di Iris che, comprensivo, mi ospitava.
Mia madre spalanca gli occhi.
-Ah e un'altra cosa...
Dico loro, la voce mi si spezza.
-Ci siamo lasciati.
Tutto d'un fiato, fa male dirlo.
Iris che era venuta in sala appena ci ha sentiti parlare, spalanca la bocca sorpresa.
-Oh benissimo.
Dice mio padre alzando le mani al cielo.
-Brindiamo.
Spalanco gli occhi e lo guardo storto.
-Cosa??
Chiedo a lui impaziente.
-Sono felice.
Non ragiono più e gli urlo contro.
-Stai scherzando cazzo... Io, tuo figlio, sto di merda perché l'unica persona che mi faceva stare davvero bene ha deciso di abbandonarmi e tu sei felice?? Sei felice di vedermi star male, con Ethan sono me stesso, lui non mi giudica per niente e mi ama credo, mi ha dato quell'amore che voi, in 17 anni di vita non mi avete mai dato, lui in 3 mesi neanche ed io... io lo amo.
Dico titubante, poi riprendo.
-Siete delle persone di merda, entrambi, se in questa cazzo di famiglia non ci fosse Iris, cazzo almeno lei, ha cercato di starmi affianco e di strapparmi un sorriso ogni tanto. Porca troia, appena compio 18 anni non mi vedrete più, ma mai, non sono più vostro figlio, mi avete rotto il cazzo, siamo nel 2019 e voi avete la mentalità delle vecchie degli anni 1000 avanti cristo.
Finisco il mio discorso e corro in camera seguito da Iris, tiro fuori la piccola valigia dall'armadio e la riempio di vestiti un po' a caso.
-Noah... dove vuoi andare??
Mi chiede mia sorella sedendosi sul letto tranquillamente.
-Da Daniele, è ora che almeno lui sappia la verità, non voglio perderlo.
-Quindi vi siete lasciati?? Per colpa dei nostri genitori?
-I-in verità mi ha lasciato lui, è una settimana che non gli parlo, alla fine non lo biasimo però...
-Però ci stai male, capito.
Mi accarezza la schiena mentre ancora mi muovo avanti e indietro per la stanza.
-Se gli spieghi come sono andate le cose si sistemerà davvero...
Scuoto la testa in negazione e mi siedo al suo fianco.
-Ne parlerò con Dani. Ora vado.
-Come vuoi fare? Se esci mamma e papà ti fermeranno.
Mi alzo e mi metto la giacca.
-Esco dal garage. Fra 20 minuti di' loro che sono andato via, non dirgli dove, piuttosto di' che non lo sai.
Annuisce e mi abbraccia.
-Ti voglio bene.
-Anche io Iris, grazie.
Esco poi dalla stanza con la piccola valigia e lo zaino.

Mi ritrovo davanti al condominio di Daniele, incerto suono il campanello, dopo qualche secondo sento sua madre che chiede chi è, con la voce sgranata del microfono.
-Oh certo Noah, ti faccio entrare.
Prendo l'ascensore e appena su, mi ritrovo il volto sorridente della donna.
-Perché la valigia??
Mi chiede confusa.
-Poi le spiego meglio.
Dico per poi trascinarmi dentro casa.
-Noah??
Dani arriva con gli occhi spalancati.
-Ciao.
Gli dico quasi in un sussurro. Il ragazzo si avvicina a me e mi abbraccia.
-Devi spiegarmi tutto.
Mi dice per poi staccarsi e farmi accomodare in camera sua.

Dopo il lungo racconto, Daniele si alza e prende un paio di fazzoletti con cui mi asciugo gli occhi e il naso.
-Quindi vuoi trasferirti da me per un po'?
Mi chiede infine.
-Se non è un problema.
-Assolutamente no.
Mi dice poi alzandosi felice.
-E dobbiamo trovare un modo per risolvere con Ethan e dobbiamo dirlo ad Emma e a Sam.
Mi viene da ridere al suo entusiasmo.
-Ei, con calma, intanto domani pacco, e poi non sono molto in vena.
Si risiede poi al mio fianco mettendomi una mano sulla spalla.
-Sisi giusto scusa, se vuoi pacco con te.
Annuisco accennando un sorriso.

Una volta che aggiorno giusto, amatemi.

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