Capitolo 4

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Alle 20 andiamo in mensa per la cena. Prendo il mio pasto e mi dirigo al tavolo della nostra squadra. Sono già tutti seduti tranne i due ufficiali. Mi siedo alla sinistra di Dragon, visto che è il primo posto libero che trovo, e davanti a me si siede Sarah, accanto ad Angel. Iniziamo a cenare finchè a un certo punto Dragon mi chiede "Ma è vero che tra voi assassini vi date soprannomi in codice?" "Sì è vero, ma preferirei non dire il mio, sto cercando di lasciare questa parte della mia vita alle spalle e non mi va di dirvelo, magari un giorno però lo saprete". Dragon a quanto pare è molto curioso e continua a farmi mille domande: 

D: "E quante persone hai ucciso nella tua carriera?"

T/n: "Non ne tengo il conto, ma saranno sicuramente un migliaio, più o meno"

D: "Wooooooooooow sono tantissime"

T/n: "Non è una cosa bella, nè qualcosa di cui vado fiera. Tieni solo conto del fatto che per ogni commissione in cui ti mandano da un boss per eliminarlo, devi prima far fuori tutte le guardie personali che ha ingaggiato per proteggerlo, che spesso sono molte decine. Per quello alla fine il conteggio è così alto"

D: "E dimmi un po', quale armi usi di più?"

T/n: "A proposito di questo penso che lo vedrai direttamente domani mattina, ho sentito che faremo una sorta di test iniziale, quindi farai prima a vederle tu piuttosto che io a dirtele tutte ora"

D: "Eddaiii sono curioso"

T/n: "Dai Dragon per favore basta, non mi piace molto parlare di queste cose, come ti ho spiegato preferirei guardare avanti e non indietro"

D: "Sì capisco, scusami è che appena ho letto il tuo fascicolo sono stato fin da subito super curioso e volevo farti mille domande"

T/n: "Aspetta, vuoi dire che non mi giudichi per essere stata una persona del genere?"

D: "Ma no, nessuno di noi ti giudica. Prima che arrivassi ne stavamo tutti parlando e ci dispiace se hai avuto una vita tanto dura"

T/n: "Grazie a tutti ragazzi"

Fatico a trattenere una lacrima dal sollievo che provo in questo momento, ma per fortuna Sarah cambia argomento e iniziamo a chiacchierare tutti insieme del più e del meno.

Subito dopo arrivano a tavola anche Levi ed Erwin, scusandosi per il ritardo e dicendo che avevano dovuto vedere varie carte. Levi prende posto accanto a me ed Erwin accanto a Sarah. Io e lei ci guardiamo negli occhi complici, ma subito dopo entrambe arrossiamo leggermente e abbassiamo lo sguardo. Avrei giurato che sarei stata felice di essere seduta accanto a lui, invece mi sento super in imbarazzo e tutto quello che riesco a fare è tenere gli occhi fissi sul mio piatto e mangiare in silenzio il mio pasto mentre gli altri continuano a chiacchierare. Cercano tutti di scucire informazioni riguardo la prova di domani ma Levi non dice nemmeno una parole, mentre Erwin svia tutte le domande e alla fine non riceviamo nessun indizio. 

Finiamo di cenare e ci salutiamo andando tutti nelle nostre stanze. Io e Sarah ci addormentiamo subito, ma io inizio a sognare molto presto, come ogni notte:

Cammino in una strada accanto a un muretto con sopra una ringhiera, il cielo è sereno e tutto è calmo. Sento solo il cinguettio di alcuni uccellini e il mio leggero passo sulla strada. Camminando, arrivo a un cancello e noto che il muretto che ho costeggiato era il muro di un cimitero. Gli uccellini smettono di cantare e il silenzio che prima trovavo calmo diventa inquietante. Entro nel cancello e mi avvio verso una lapide. Mi accovaccio per terra e poso un fiore bianco, alzo lo sguardo e leggo il nome: 

T/n Lawliet

"Data di nascita" (la tua) - "01/01/2020"

La data di oggi è segnata come la mia data di morte. Mi impanico e senza nemmeno pensarci inizio a scavare, non capendo come il mio corpo possa essere sepolto lì se io sono viva. Scavo con le unghie fino a farmi uscire il sangue ma poi finalmente raggiungo la bara. La apro ed è vuota. Accanto a me inizio a sentire dei rumori di terra smossa e vedo che dalle lapidi attorno alla mia stanno uscendo dei morti. All'inizio non capisco chi siano e cosa vogliano da me, ma poi ne riconosco alcuni e noto che sono tutte le persone che ho ucciso. Sono paralizzata, non posso urlare ne muovermi. Cerco di gridare ma dalla mia bocca spalancata non esce alcun suono, cerco di correre ma nonostante mi agiti con tutta la forza che ho in corpo non mi muovo di un millimetro. I morti mi si avvicinano e iniziano a rigettarmi addosso la terra che avevo spostato. Il livello di terra attorno a me cresce sempre di più e mi ritrovo sepolta fino alla bocca. Cerco di gridare, di respirare, ma in bocca mi entra solo la terra e soffoco sempre di più. Tutto attorno me è nero e sento solo il grido silenzioso che vorrei emettere, ma non esce.

Mi alzo di scatto da letto emettendo un piccolo grido e ansimando velocemente, sono tutta sudata. Non è la prima volta che ho un incubo simile e mi capita di averne ogni notte uno. Sarah si agita nel sonno ma non si sveglia, sicuramente ha il sonno molto pesante e ne sono felice: non voglio disturbarla prima del test di domani.

Mi rimetto giù cercando di riprendere sonno, ma invano. Così passo la notte a rigirarmi nel letto e cerco di riposare il mio corpo anche se non riesco a dormire.

L'indomani mattina ci alziamo alle 7:00, ci prepariamo e facciamo colazione. Ci avviamo al campo di allenamento esterno come ci era stato detto di fare. Ho indosso la mia divisa: è una tuta unica di tessuto simil-pelle nero che è anche antiproiettile (come stile immaginate il vestito di vedova nera degli avengers, foto nella copertina del capitolo). Addosso ho attaccate tutte le mie armi: appesa a sinistra con la tracolla ho una mitraglietta, a destra un fucile d'assalto. Sulle cosce ho due pugnali, sulla schiena due spade incrociate con il manico verso l'alto, lunghe più o meno 70 cm. In basso sulla schiena ho due pistole e 6 caricatori che mi girano attorno ai fianchi, incastrati in una cintura. Ho poi una cinghia di traverso sul petto con delle granate dentro e dei coltelli da lancio messi in delle cinghie sulle costole. Ho degli stivali dai quali posso far uscire delle lame davanti o dietro dalla suola e dei guanti che però non metto sempre e dai quali escono a comando dei piccoli aghi contenenti veleno. Poi porto sempre con me uno zaino nero con dentro altre munizioni, un kit di primo soccorso e una tuta di ricambio. La tuta è fatta di un tessuto particolare che mi tiene al sicuro dai proiettili ma non dalle ferite da taglio, per cui non sono mai del tutto al sicuro e la testa è comunque scoperta. 

Entriamo nel campo e ci attendono i due ufficiali con Hanji e Moblit. Indossano tutti la stessa divisa, molto bella: stivali marroni, pantaloni bianchi, camicia o maglietta bianca con un giacchetto corto di pelle marrone con uno stemma sopra con due ali, una blu e una bianca. Hanno poi un sistema di cinghie su tutto il corpo e dei porta-spade con delle lame dentro attaccati ai fianchi. In mano tengono un dispositivo al quale si attaccano le lame e che gli permette di muoversi volando attaccati a degli arpioni, come ci mostra Hanji dopo poco che siamo arrivati. Ci spiegano che queste sono le uniche armi che funzionano contro i giganti con cui hanno a che fare nella loro isola. 

Erwin da ordire a degli uomini di aprire dei tendoni in fondo al campo: si aprono e tutti rimaniamo senza fiato.


ANGOLO AUTORE

Nel prossimo capitolo vedremo che sfida dovranno affrontare come prima prova i nostri soldati, anche se probabilmente si può già capire chi dovranno affrontare...

Spero che la storia vi piaccia e a presto con il prossimo capitolo.

Unstoppable (Levi x Reader)Where stories live. Discover now