31. Ancora?

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Era mattina presto. Addie si trovava nel suo appartamento come tutte le mattine. Come al solito, cercava nel suo armadio qualcosa da mettere per rendersi presentabile per il suo primo giorno di scuola in un nuovo istituto. Dopo l'ultima esperienza con James, aveva deciso di cambiare scuola per non essere costretta a vederlo ogni singolo giorno. Stava tornando ad avere una vita normale, e la odiava con tutta sé stessa, ma doveva farcela. Sta volta sapeva che ci sarebbe riuscita.

All'improvviso sua madre bussò alla porta: "Addie, posso entrare?" ed Addie rispose in modo affermativo e positivo.

Posò sulla scrivania di Addie una lettera. "Ho trovato questa nella buca delle lettere, credo sia tua, c'è scritto il tuo nome"

Non le piacevano le lettere. L'ultima volta che ne aveva scritta una si era ritrovata nel periodo più bello della sua vita che poi si è trasformato in un guaio, tornando ad essere un inferno. Ma doveva smetterla di pensare a quei ragazzi, doveva andare avanti.

Aprì con cautela la lettera, sperando che fosse di Niall. La verità è che lei amava le lettere, non è assolutamente vero che le odiasse. Chiunque gliel'avesse mandata, sapeva sicuramente i suoi gusti, e che il suo cuore si scioglierebbe a un tale gesto. Le uniche persone che non la conoscevano bene erano proprio i ragazzi. Sorrise, pensó che forse sarebbe tornata a casa. Sperava che fosse una lettera di scuse sincere; le bastava veramente poco per farle prendere un aereo di sola andata per Londra... di nuovo.

Ce l'aveva tra le mani, stese il foglio sulla scrivania e cominciò a leggere.

"Cara Addie,
come stai? Io non molto bene, sai? Da quando te ne sei andata qui va tutto male. So che avrei dovuto dimenticarti molto tempo fa, ma non ci riesco. Sei la persona che mi ha dato di più in tutta la mia vita, e io, quella che ha rovinato la tua. Non hai idea di quanto mi dispiaccia. Vorrei essere lì per scusarmi, ma so che se lo facessi mi manderesti via. Non avresti nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia dopo quello che ti ho fatto provare. Ma sono qui Addie, e vorrei solo chiederti di tornare ad essere quelli di una volta. Ricordi al liceo? Eravamo così belli. Come quando ti ho portata in campeggio e abbiamo fatto l'amore per la prima volta, era tutto fantastico. Poi hai smesso di amarmi, ed è arrivato quel biondino, non è vero? Neil ha rovinato tutto. Ha rovinato le nostre vite, la nostra relazione. Voglio darti tutto di me, proprio come i nostri anni passati assieme. Torna da me, io ti amo.

tuo, James"

Gli occhi di Addie si fecero più chiari, pieni di lacrime che non aspettavano altro che uscire fuori allo scoperto. Strappò la lettera in mille pezzi, e li gettò nel cestino: "Ma tuo un cazzo"

Perché? Dov'era Niall? Perché non era lì con lei? Perché l'aveva tradita? Perchè continuava ad aspettare una persona che non sarebbe più tornata a far parte della sua vita?

Doveva andare avanti ma non ci riusciva. Pensava solo e costantemente a Niall, ma non poteva perdonarlo. Non voleva stare ancora male per le persone, avrebbe voluto concentrarsi di più su sè stessa, sui suoi obbiettivi, le sue passioni, tutto. Ma ogni cosa -anche la più insignificante- le riportava alla mente il suo ragazzo. Era davvero così difficile da dimenticare? La risposta era ovvia: non poteva dimenticare chi le aveva fatto battere il cuore come nessun'altro.

E proprio mentre i suoi pensieri erano fissi su quella persona, il suo telefono squilló interrompendo il silenzio che la circondava.

Era Louis. Aveva mantenuto la sua promessa, e ogni giorno trovava cinque minuti per parlare con lei e raccontarle la giornata: "Louis, ehi"

"Add..." la voce si spezzó. Di sottofondo c'era Harry che gli sussurrava qualcosa di dolce per incoraggiarlo a parlare, ed Addie era preoccupata. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo: "Lou? Va tutto bene? Che è successo?"

"Torna qui, ti prego. Abbiamo bisogno di te, sopratutto Niall" si lasció sfuggire queste parole che non erano altro che la pura e semplice verità.

Addie sgranó gli occhi. Sembrava che il fato ce l'avesse con lei, se prima era difficile mettere una pietra su questa situazione, adesso invece, era proprio impossibile: "Non posso Louis. Io... io ho bisogno di stare lontana da Niall. Non-"

Louis la interruppe, e cominciò a urlare: "Niall è in coma" e in quelle parole c'era fin troppa serietà e tristezza. Era disperato per le condizioni del suo amico, e aveva una paura matta di non poter più suonare la chitarra assieme a lui, di non poter più cantare come due matti, di non poter più scherzare o semplicemente giocare come due bimbi come avevano sempre fatto. Non voleva perderlo.

"Da quanto tempo è in coma?" domandò la ragazza ormai a pezzi.

"Due settimane, forse tre. Non abbiamo voluto dirtelo perché nessuno di noi ne aveva il coraggio, ma sta peggiorando e crediamo che tu abbia il diritto di vederlo"

"T-tu... sei-"

"Oh, Add. Torna a casa, voglio che tu veda Niall un'ultima volta in caso non dovesse..." il suo cuore fece rumore "non dovesse farcela" si fermò.

Addie staccó la chiamata.

Cominciò a preparare le valige in un battibaleno mentre continuava a piangere, e a chiedersi come fosse possibile che Niall fosse in coma, e perché proprio lui. Non era sicura di poter andare avanti senza di lui. Si sentiva dannatamente in colpa per averlo lasciato lì da solo quando magari avrebbe potuto far in modo che non finisse in un letto d'ospedale.

Le lacrime le rigavano gli occhi, inondandole il cuore. Quando sei a tanto così da perdere la persona più importante di tutta la tua vita ti senti solo. Sei su una nave nell'oceano, mentre stai affondando lentamente, e l'unica scialuppa di salvataggio è rotta. Non vedi nient'altro che un immenso buio che ti fa credere che in quel momento c'è la resa dei conti: l'attimo in cui non cerchi più di aggrapparti alla nave ormai in pezzi perché molli la presa; e a quel punto cadi in un vortice, toccando il fondo marino. Ti guardi intorno e ammiri la bellezza del fondale, ma è tutto finito perché nessuno verrà a salvarti -o almeno così credi. La sorpresa è concentrata tutta sul finale, tu devi solo continuare a sperare che qualcuno ti riporti in superficie per tornare a respirare di nuovo.

La ragazza aveva una vocina dentro di sè che continuava a ripeterle che era tutto inutile, che non sarebbe arrivata in tempo e che era ormai troppo tardi. Da quando era tornata dai suoi genitori non c'era un giorno in cui non si pentiva di essere tornata in quell'inferno, ma credeva che comportandosi così avrebbe capito che meritava di più di qualcuno che aveva tradito la sua fiducia, ma come? Aveva abbandonato la persona che amava di più al mondo per una questione di orgoglio, quando lui voleva solo cercare di risolvere le cose perchè sperava in un futuro con lei; lo speravano entrambi.

E ora Niall si trovava a chissà quanti chilometri da lei, in ospedale, in coma. Addie pregava che si svegliasse il prima possibile, e che non perdesse questa sua nuova battaglia. Credeva in lui e sapeva che poteva farcela, doveva solo tenere stretta la presa.

Dopo essersi assicurata di aver messo tutto in valigia, si diresse all'aeroporto senza nemmeno avvisare i suoi genitori. Partì e basta. Nella sua testa in quel momento c'era solo un'immagine offuscata di Niall con gli occhi chiusi, in un letto, circondato dai ragazzi che non facevano altro che piangere. Doveva sbrigarsi o avrebbe potuto perderlo per sempre, e non si sarebbe perdonata mai per una cosa del genere.

Her strengthWhere stories live. Discover now