34. La spina

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"Ti vedo pensierosa Ad, sei sicura che vada tutto bene? Non c'entra soltanto la questione con Niall, vero?" chiese Louis preoccupato.

Addie lo fissò negli occhi, e decise di dire tutto senza pensarci due volte: "James mi ha scritto una lettera e me l'ha spedita. Ha detto che gli manco e che solo lui sa darmi l'amore che merito"

"Add, non voglio forzare le tue intenzioni o altro, ma non credi sia giusto porgli denuncia? Insomma ti ha... non merita di rimanere in circolazione"

"Ora non mi interessa Louis. Mi importa solo di Niall, è lui quello che merita le mie attenzioni, e non di certo quel lurido maiale" rispose Addie turbata.

"Ne riparliamo appena tutto sarà finito, so che hai tutta la forza necessaria per affrontare una cosa del genere, hai visto di peggio. Andrà tutto bene, ok?"

La ragazza annuì, abbassando poi lo sguardo: "Venite qui tutti i giorni da quando è in quel letto?"

"Come potremo non essere sempre qui per lui? Ogni mattina, quando ci svegliamo, speriamo sempre di arrivare qui e trovarlo sveglio sano e salvo, ma questo non succede mai. Mi manca così tanto, Add; non ne hai la più pallida idea"

"Anche a me. Avresti dovuto dirmelo prima però. Mi hai tenuto all'oscuro di una cosa così grande che riguarda una delle persone più importanti della mia vita. Perchè Lou? Perchè? Avrei potuto fare qualcosa"

"Invece no, era già troppo tardi. È stato James"

"J-James?" balbettó, quel ragazzo le stava rovinando la vita di nuovo.

"Si. Si è presentato al concerto qui in Francia perché credeva di trovare te, e ha iniziato a dire cose sgradevoli. Niall non ci ha visto più dalla rabbia, voleva solo difenderti, e hanno cominciato a picchiarsi. Abbiamo provato a staccarli ma all'improvviso Niall era a terra e non riuscivano nemmeno a capire se stesse respirando"

"Dov'è ora lui?"

"In prigione. Quando Niall si sveglierà faremo una specie di udienza. Niall parlerà e sarà denunciato, se parlassi anche tu lo lasciarebbero a marcire in una cella a vita, è per questo che-"

Un'infermiera si avvicinò ai due un po' impacciata e timida, ma era suo compito riferire a uno di loro un'informazione importante: "Scusatemi, non vorrei interrompervi ma ho bisogno di qualcuno che conosca il paziente Horan, lei è il suo coinquilino, giusto?"

"Certo, mi dica" rispose Louis seguendola nella camera in cui si trovava Niall.

"Mi hanno detto di riferirle che molto probabilmente staccheranno la spina. I genitori torneranno presto qui per firmare i documenti scritti che daranno il consenso di quest'azione"

"Perchè dovreste? Non sono passati nemmeno tre mesi da quando è in coma, è ancora troppo presto. Dovreste aspettare ancora"

"Signore, il suo amico si trova in una situazione davvero critica e le probabilità che si possa svegliare sono davvero poche. Chiami i suoi amici, salutatelo e lasciate che la vita faccia il suo lavoro"

"Il suo lavoro? Mi prende forse in giro? Il mio amico sta per morire per colpa vostra e tutto quello che sa dirmi è di organizzare un festino e dirgli addio così? In questo modo? "

"La prego di non agitarsi. Queste situazioni sono difficili anche per noi dottori"

"Non quanto lo sono per noi. Voi non conoscete questo ragazzo e non sapete chi sia nè quanto sia forte. Senza di lui la mia band non potrà continuare ad esistere, e la vita della mia "piccola sorellina" non avrebbe più senso. Prolungate il tempo da dargli, e se non dovesse farcela allora ok, staccate la spina. Ma non ora, non adesso"

"Staccare la spina?" chiese Addie improvvisamente. Aveva seguito Louis nella camera e tutto ciò che era riuscita ad origliare era l'unica frase che probabilmente non avrebbe dovuto sentire.

"Add?"

"Vi lascio soli" disse l'infermiera lasciandoli soli, con Niall.

"Lou, loro non possono" non diede nemmeno il tempo all'altro di rispondere che si gettò in ginocchio ai piedi del letto di Niall "Niall, avevi detto che saremo stati insieme per sempre quindi ti prego, dimmi che ci sei. Non importa come. Io so che sei qui, con me. So che puoi sentirmi, e so che puoi sentire il mio tocco sulle tue mani in questo momento. Le cose che ti ho detto prima le penso davvero. Tu sei il mio sole, ed io la tua luna, ricordi? Quindi perchè non combatti per far sì che creiamo un'eclissi? Hai mai visto quanto sono belle? Non arrenderti, per favore. Fallo per me, fallo per noi. Non ho mai voluto lasciarti andare, è per questo che sono qui. Dammi una possibilità di rimediare"

"Add, non può sentirti"

"Si che può sentirmi! Lui mi ascolta, lo ha sempre fatto e continuerò a farlo fino alla fine. Fino a quando, quella morta tra i due, non sarò io"

Una lacrima cadde dagli occhi spenti del ragazzo biondo.

"Oh mio Dio, guardalo" disse Louis.

Addie vide il viso bagnato di Niall. La raccolse con delicatezza e poi si alzò in piedi. Baciò la sua fronte "L'ho sempre saputo Ni, sempre" sussurrò.

Louis corse fuori dalla sala per avvisare gli altri "Vado a chiamare qualcuno"

Liam e Zayn tornarono in ospedale in tempo per l'enorme notizia del giorno. Harry corse a gambe levate nella camera di Niall appena sentì che era riuscito a dare un cenno di vita.

Louis avvisó anche i dottori, che in men che non si dica, si ritrovarono lì a controllare se fosse tutto sotto controllo.

"Le probabilità che possa svegliarsi sono salite di poco, ma abbastanza per dargli ancora altro tempo" disse uno dei due medici.

"Quanto tempo, dottore?" chiese Addie.

"Qualche altra settimana, non possiamo aspettare altro tempo. Anche i genitori sono d'accordo"

Tutte le speranze che erano improvvisamente rinate negli animi dei ragazzi, furono distrutte da poche e semplici parole. I suoi genitori volevano davvero uccidere il loro figlio? La preoccupazione era fin troppa, e il tempo sembrava non passare più. C'erano momenti che sembravano anni, e giorni che sembravano secondi.

Gli abbracci, gli sguardi, i sorrisi, non avevano più significato senza Niall. E la cosa più difficile da affrontare è era la paura che non potesse svegliarsi più, che il suo cuore non combattesse abbastanza per tornare con le persone che amava. Era uno dei periodi più bui per ognuno di loro, e non si riusciva a vedere nemmeno uno striscio di luce.

Erano sull'orlo di perdere l'unica persona che cercava sempre di sistemare le cose, di portare felicità nella loro vita, di cercare una soluzione ad ogni problema.

I giorni passavano, e come al solito, ogni mattina i ragazzi ed Addie si recavano in ospedale. Quest'ultima spesso è volentieri rimaneva sola con lui per raccontargli delle cose. Si confidava con lui come non aveva mai fatto, credeva che dovesse sapere tutto di lei e dei suoi sentimenti, perché anche se stavano insieme, non voleva significare che lui sapesse ogni piccola cosa.

Un tempestoso martedì Addie concluse il suo solito discorso, ma sta volta piangendo anche l'anima. Si inginocchiò nuovamente al letto e poggió la testa su di esso: "Vorrei insultarti, perché so che rideresti. Vorrei dirti che sei un coglione, non avresti dovuto difendermi, sai com'è fatto quel bastardo. Perché lo hai fatto Niall, perché?" urlò quest'ultima domanda stringendo forte la mano del suo amato che improvvisamente aprì gli occhi, senza essere visto dalla ragazza.

"I-io" sussurrò faticosamente "t-ti am-amo" concluse cercando di ricambiare la stretta di mano.

*

Spazio autrice
*voi che mi picchiate* fate bene, perché mi picchierei da sola. Ma ci siamo quasi amici miei, ora che Niall si è svegliato, sarà tutto in discesa, quindi rilassatevi :)

Scusate se non sto aggiornando costantemente, vorrei avere più tempo di scrivere questa storia, ma sono incasinatissima con la scuola e non trovo nemmeno un attimo per respirare.

Her strengthDonde viven las historias. Descúbrelo ahora