I. La lettera

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Un anno, in una delle più grandi case di Station Road Street -a Doncaster- la famiglia Harvey era nuovamente in preda a un litigio discutibilmente inutile. La signora Bethany assieme a suo marito, il signor George Harvey, continuavano ad aggredire la loro unica figlia con parole non molto confortanti. Fin da quando era piccola, la povera ragazza non aveva mai avuto i genitori che tanto meritava. Giorno dopo giorno era costretta a sopportare i loro stupidi giudizi seguiti da molteplici insulti che lentamente le avevano ridotto in polvere il cuore. Il suo nome era Addie: Addie Elizabeth Harvey. Odiava essere chiamata così, odiava ancor di più essere associata a persone quali la sua famiglia grazie al suo cognome. Si riteneva diversa da loro, e probabilmente era così. Provava veri sentimenti che andavano al di là di ogni aspettativa, non come i suoi genitori. Loro erano maligni, le avevano solo insegnato a sentirsi un errore per la società in cui viveva. La sua testa era piena di pensieri negativi, e di parole che farebbero male a chiunque le sentisse. Non è facile a soli diciassette anni trovarsi davanti ad un ostacolo così grande, soprattutto quando lo si fa da soli, si, perché oltre a non essere mai cresciuta nel giusto nucleo familiare, non aveva nemmeno mai avuto uno straccio di amico a sostenerla. Col tempo si abituò ad affrontare tutto da sola, ma aveva il costante bisogno di avere qualcuno vicino: qualcuno con cui parlare dei suoi pensieri, delle sue passioni, di quanto fosse bella la luna, di quanto amasse il mare e le giornate di sole, di quanto desiderasse assistere a un concerto dei suoi cantanti preferiti e di quanto le mancasse sentirsi viva.

Desiderava soltanto l'affetto che le era stato tolto dal primo giorno in cui aveva cominciato a respirare, e che solo una band britannica che tanto amava riusciva a darle: gli One Direction. Erano cinque semplici ragazzi che ormai da quattro anni avevano già conquistato tutto il mondo, compresa Addie. Si ritrovava spesso nelle parole delle loro canzoni, e per lei erano come una famiglia. Quando aveva giornate "no" sapeva perfettamente di poter contare sulla loro musica; era solo grazie a loro se non aveva ancora mollato la presa.

Ma si sa che essere adolescenti comporta dei rischi e delle responsabilità, e quando il dolore picchia forte spesso si perde la ragione. Infatti qualche giorno dopo l'ultima discussione tenuta con i suoi genitori, Addie era a pezzi. Era all'apice della sopportazione. Sarebbe voluta scappare via per sempre da quel dannato appartamento, trovarne uno tutto suo, cambiare città, investire sul lavoro dei propri sogni, realizzare tutto ciò che aveva sempre desiderato, ma non poteva.

Si trovava nella sua stanza, rannicchiata ai piedi del suo letto con la testa sulle ginocchia e le braccia che le circondavano le gambe. Aveva davvero senso provare tutto quel dolore senza avere nessuna possibilità di uscirne fuori? A quale costo avrebbe dovuto continuare a combattere contro una vita che non aveva mai chiesto? Spesso si domandava perché proprio lei si trovava in quelle condizioni, forse era Dio che voleva semplicemente metterla alla prova e decidere se sarebbe stata in grado di "scrivere un altro capitolo della sua infinita biografia". In quel momento non poteva saperlo, era troppo demoralizzata per capire o semplicemente immaginare cosa sarebbe potuto accadere in futuro. Sentiva solo il suo cuore battere sempre più lento, mentre le lacrime non facevano altro che rigarle il viso alleviando il filo di trucco che aveva sugli occhi. Quella sera fu la più brutta della sua vita, e probabilmente non l'ha ancora dimenticata; come potrebbe?

Si alzò dal pavimento e asciugò il volto passando la sua maglietta di cotone sulle guance bagnate. Spostò un po' la sieda dalla sua scrivania e si sedette. Aprì il cassetto accanto ad essa e ne tirò fuori un vecchio MP3 mal ridotto e degli auricolari bianchi e colmi di nodi, e appena li portò alle orecchie azionò una delle sue playlist preferite. Strappò un foglio dal suo quaderno di storia dell'arte e prese una penna blu col tappo mangiucchiato. Aveva bisogno di parlare con qualcuno, e quel qualcuno era Louis Tomlinson: il suo componente preferito degli One Direction. Era particolarmente legata a lui perché nonostante non conoscesse la ragazza, le aveva insegnato moltissimo; era la sua più grande forza e non ne era nemmeno consapevole. Lui c'era sempre stato fin dal primo momento in cui Addie ha iniziato a sentirne il bisogno. Non lo definiva un idolo, era molto di più: un fratello, un padre, la dimostrazione che l'amore e l'affetto non esistono soltanto tra due persone che si conoscono realmente.

Her strengthWhere stories live. Discover now