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«Clara è certamente meravigliosa ma lei...»

Esclamò quell'uomo alto e robusto in giacca e cravatta mentre si avvicinava a me.
Iniziai a provare un misto di ansia e rabbia.

«Lei non la devi neanche guardare, così come non devi guardare Clara. Perché sei venuto? Cosa vuoi? Dammi i tuoi soliti ordini e vattene.»

Affermò Carlotta mettendosi davanti a me per evitare che lui si avvicinasse ancora.

«Proprio stasera, con queste due belle ragazze in una camera da letto, potrei darti ordini interessanti...»

Sorrise maliziosamente l'uomo. Mi prese per il braccio delicatamente, allontanandomi da Carlotta e avvicinandomi a Clara, si posizionò davanti a noi e con le sue mani dietro la testa, mi fece baciare Clara, che tremava. Cercai di farle capire che la avrei protetta, ma inutilmente. Poi velocemente l'uomo posò una mano sul suo fianco.

«Non toccarla bastardo.»

Dissi velocemente cercando di liberarmi ma strinse i miei capelli rendendomi immobile.

«Dove credi di andare? Abbiamo appena iniziato.»

Mi sussurrò con voce pesante. Clara iniziò a piangere e io a sentirmi male per lei essendo impotente, avrei fatto di tutto per proteggerla, si, ma non avrei potuto salvarla.

«Papà smettila...»

Gridò Carlotta, iniziando a far cadere i bicchieri di cristallo uno ad uno.

«Che diavolo fai idiota.»

Subito mi lasciò e si interessò ai bicchieri come se fossero la cosa più importante del mondo.

«Ancora devo fartela pagare per quello di prima e tu ne rompi altri ?»

Gridò l'uomo con un'espressione assatanata.

«Già, la verità è che questi bicchieri fanno schifo come la donna che te li ha regalati.»

Carlotta lo provocò, e sapeva a cosa stesse andando incontro, iniziò a respirare affannosamente e in poco tempo quel pazzo si scatenò su di lei, iniziando a tormentarla. Era distratto, così approfittai per aprire la porta e far uscire Clara, che era pallida e sconvolta.

«hey... so che sei sconvolta, vorrei restare con te a tranquillizzarti ma non posso lasciare che continui a farle del male.»

Le accarezzai le braccia.

«Ascoltami Clara, ti prometto che tutto questo finirà presto, ma vai via da qui, senza farti vedere da nessuno, esci da questo posto e corri a casa... tieni.»

Tirai fuori dalla tasca dei pantaloni il coltello e glielo feci stringere fra le mani.

«Ti prego, non esitare ad usarlo per qualsiasi cosa. Ora vai.»

«Io... no-non posso andare v-via, è colpa mia e non posso l-lasciarti.»

In lacrime, sconvolta e con un coltello in mano, provò a rientrare nella stanza, facendomi temere ancora di più per ciò che potesse passarle per la testa.

«Clara...»

La fermai prendendola per i fianchi e portandola di fronte a me.
Nel frattempo l'uomo si era spostato in bagno con Carlotta , di cui non si sentivano neanche più i gemiti e non si curava minimamente di noi.

La donna della mia vita. Donde viven las historias. Descúbrelo ahora