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«No, il dottore mi ha detto che i risultati sono ottimi, è che non ce la faccio più con... »

Rispose e poi si bloccò prima di pronunciare il nome che entrambe non volevamo sentire.

«Clara che ti ha fatto?»

Iniziai a chiederle ad alta voce, spaventata, arrabbiata e stanca di tutta quanta la situazione.

Clara non rispondeva, continuava a singhiozzare.

«Non so che fare...»

Disse.

Non riuscivo a vederla così, iniziai ad essere davvero stanca e arrabbiata.

«Clara devi dirmi cosa ti ha fatto, perfavore, perfavore, perfavore, cazzo dimmi che ti ha fatto quel mostro.»

Urlai.

«Non urlare, ti prego.»

Rispose con una vocina sottile e tremante.

Mi avvicinai a lei e la portai verso di me per stringerla forte, mentre le lacrime di rabbia iniziavano a scivolare anche sul mio viso.

«Calmati, qualsiasi cosa ti abbia detto o fatto, ci sono io qui con te. Non succederà nulla.»

Le sussurrai a un orecchio prima di lasciarle tanti piccoli baci sulla guancia.

«Mi ha minacciata. Di far del male a te, a me, a Ludovica... la conosco da tanto tempo, non ne è mai stata capace ma la sera dell'incidente ho avuto la prova concreta del contrario. Se non le darò ciò che vuole, ci farà del male in un modo o nell'altro.»

«Cos'è successo la sera dell'incidente? Ti prego, non dirmi bugie, è l'unico modo per risolvere tutto.»

Le chiesi implorandola con gli occhi.

«Appena tu e Ludovica siete andate via da me, sono rimasta a piangere lì, per terra, in strada, per un'ora o due, poi gli amici di Carlotta mi hanno raggiunta e mi hanno portata da lei con la forza.»

Iniziò a raccontare, fermandosi ogni tanto per sospirare.

«Ti hanno aggredita?»

«No, solo strattonata.»

Strinsi i denti incazzata.

«Una volta da lei, siamo salite in macchina e ho iniziato a gridarle contro tutte le cose brutte che avevo dentro. Lei inizialmente stava zitta o rispondeva calma, poi quando ha capito che volessi spezzare il nostro rapporto per sempre e fossi determinata a farla uscire dalla mia vita, non ci ha visto più e ha iniziato a gridare come me. Finchè non ho provato ad uscire dalla macchina e mi ha minacciato di farmi del male se lo avessi fatto. Non le credevo e sono uscita lo stesso. Ho cercato di allontanarmi camminando velocemente, ma lei è stata più veloce e mi ha investita. Poi ha chiamato Ludovica, ha minacciato anche lei per farsi aiutare e lei ha coperto tutto. Non voglio più vederla Grace.»

La presi tra le mie braccia stringendola forte.

«Tranquilla amore, ci sono io. Le sue minacce non mi fanno paura. Troverò una soluzione per farti vivere senza l'orribile pensiero che possa farti qualcosa.»

Le risposi dolcemente.

«Vuoi un bicchiere d'acqua?»

Aprii il frigo e versai l'acqua in due bicchieri, lei ne prese uno e mi ringraziò.

«Stasera mio padre ha organizzato una festa per farmi parlare con il socio dell'azienda, ti andrebbe di venire ? Sono più tranquilla se sei con me.»

Le chiesi.

«Certo, anch'io mi sento più sicura, però... l'altro socio sarebbe...»

«Sì, il padre di Nathan, e forse in futuro Nathan.»

Sospirai.

«Se l'azienda di tuo padre è ciò che vuoi davvero, non devi preoccuparti per Nathan.»

«È che... non so se è realmente ciò che voglio.»

«Parlamene. Come mai hai questi dubbi?»

«È solo che... ho accettato di occuparmene quando ero vulnerabile e a condizioni che credevo mio padre avrebbe rispettato»

«E invece, non lo ha fatto?»

«Mi sono resa conto che in un modo o nell'altro non potrà mai rispettarle, anche volendo. E...»

Abbassai la testa.

«E...?»

mi dece scivolare una mano dalla spalla sul braccio.

«E non sono sicura di voler aver a che fare con lui, Nathan e suo padre... vorrei fare semplicemente altro: qualcosa di mio in cui nessuno può crearmi problemi.»

«Tesoro, qualsiasi strada scegliessi di intraprendere, potrebbe esserci qualcuno pronto a creare problemi.»

«Si, questo lo so, ma non voglio che siano proprio loro. Se fosse qualcosa di soltanto mio, sarei pronta a difenderla con tutte le forze che ho, ma se fossero loro due il problema, cosa mi difenderei a fare ?»

«E cosa ti piacerebbe fare davvero?»

«Mi piacerebbe riprendere a studiare. Durante l'ultimo anno di liceo ho studiato per prepararmi ai test di ingresso all'universitá di Medicina. Sognavo di trasferirmi in Italia. Ma poi, Nathan e mio padre hanno interrotto tutto e credevo fosse anche meglio, ma non posso far finta che non mi interessi più quell'obbiettivo.»

«Se è davvero ciò che senti di fare, beh, dovresti provarci. Sarebbe inutile e infelice avere una carriera che non vuoi, seppur magnifica. Hai tutto il mio sostegno per inseguire il tuo sogno.»

Mi sorrise dolcemente.

«Già, sarà dura. In primis dirlo a mio padre e poi beh... trasferirmi.»

«Non preoccuparti, nulla che una persona intraprendente come te non possa affrontare al meglio.»

«Grazie Clara, sei davvero un tesoro.»

«Ti amo.»

Esclamò spontaneamente come mai prima d'ora. Rimasi un attimo stupita, perchè non me lo sarei mai aspettata, nè in quel momento data la situazione turbolenta di qualche giorno prima, nè in generale. E mi sembrò troppo vero, proprio per questo.

«Ti amo anch'io.»

Risposi sorridendo.

La donna della mia vita. Where stories live. Discover now