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Le lacrime scesero velocemente ma io camminavo più veloce e il vento le asciugava. Il solo pensiero che il nostro rapporto stesse per finire davvero e l'idea che si fosse sgretolato piano piano sempre più per colpa della donna che credevo sarebbe stata l'amore della mia vita, mi faceva stare davvero male. Speravo fosse un incubo, che mi sarei svegliata dopo poco con Clara accanto, i cornetti e la spremuta sul tavolo e invece no. Stavo camminando verso il nulla per allontanarmi da quel locale, Ludovica poco dietro di me che a un certo punto si fermò e Clara che correva gridando il mio nome.

«Ti prego ascoltami, fermati.»

Mi pregò di girarmi più e più volte e non lo feci, scostandomi dalle sue mani che cercavano di intrappolarmi.

«Devi ascoltarmi.»

Esclamò facendomi girare e posare lo sguardo su di lei.

«Cos'è che devo fare ? E perchè pensi sia un mio dovere continuare ad ascoltare una bugiarda come te ?»

Risposi fredda avvicinandomi minacciosamente a lei e guardandola con gli occhi pieni d'odio.

«Forse per te non me lo merito, ma ... posso spiegarti.»

Disse abbassando lo sguardo che non reggeva.

«Mi hai rotto il cazzo con questa minchiata del poter spiegare qualsiasi fottuto errore che fai consapevole di starmi ferendo. Mi sono stancata di te e delle tue bugie e anche dei tuoi atteggiamenti da manipolatrice.»

Le gridai in faccia con tutta la rabbia che cercavo di controllare non riuscendoci.

«Ma questa volta è diverso... fidati di me.»

Rispose portando le sue mani sui miei fianchi.

«Non toccarmi.»

Tolsi le sue mani dai miei fianchi cercando tenere a bada la violenza dettata dalla rabbia che provavo in quell'istante.

Rimise le mani sui fianchi e questa volta gliele tolsi con più rabbia ribadendo di non toccarmi.

Non contenta, portò le sue mani al mio collo e prima ancora che potesse compiere il gesto di accarezzarlo, la spinsi via dalle spalle con tutta la forza che avevo in quel momento.

«GRACE»

Gridò Ludovica da lontano appena vide la scena e si avvicinò. Clara indietreggiò e quasi cadde a terra. Poi abbassò la testa, io respiravo lentamente, il mio cuore batteva fortissimo e avevo voglia di spaccare tutto. Feci respiri profondi.

«Forse dovresti andartene.»

Consigliò Ludovica a Clara.

«No, non me ne andrò finchè non mi ascolterà, può farmi quello che vuole.»

Rispose lei.

«Mi dispiace, ma puoi togliertelo dalla testa che crederò un'ulteriore volta alle stronzate che racconti. Ti inventerai un altro stupro? Dai dillo, Carlotta ti minacciava e tu non potevi far nulla se non starci insieme?»

«Grace, forse stai esagerando.»

Esclamò Ludovica mentre Clara restò zitta.

«No, non sto esagerando, non credo più a una singola parola uscita e che uscirà dalla bocca di questa stronza.»

Risposi riferendomi a Clara, che appena sentí l'ultima parola scoppiò in lacrime.

«Ascolta...»

Mi avvicinai.

«È inutile piangersi addosso... dovevi pensarci prima di farmi tutto il male che mi hai fatto. Non si può rimediare, è finita. Accettalo, vai avanti, corri da Carlotta.»

«Non me ne frega un cazzo di Carlotta e lo capiresti se solo mi permettessi di spiegarti.»

Alzò lo sguardo per gridarmi in faccia altre parole che mi risultarono inutili.

«Allora perchè prima sei andata da lei al locale ? Per farti consolare, presumo.»

«Ero venuta a dirle che doveva uscire dalla mia vita per sempre.»

«Ah, perchè non lo aveva ancora fatto ? Era ancora presente nella tua vita ? E cos'era per te? Un'amante? Io ti consiglio di smetterla di parlare e andartene quanto più lontano possibile dalla mia vista perchè le tue parole mi stanno solo facendo aumentare la rabbia che provo verso di te.»

«Ti ho detto che non me ne andrò finchè non mi avrai ascoltato, a qualsiasi costo.»

«Parla pure, non ti ascolto.»

«Non puoi mandare tutto a puttane solo perchè non vuoi ascoltarmi come una persona matura farebbe...»

«Una persona matura sai che avrebbe fatto? Ti avrebbe mandata a fare in culo mesi fa, quando hai detto la prima di una lunga lista di bugie.»

Dissi.

«...E poi, sei tu che hai mandato tutto a puttane.»

Aggiunsi.

«Ora se vuoi scusarmi, non voglio stare accanto a te un minuto di più. Ti auguro di trovare una persona esattamente come te, cosí potrai capire cosa ho passato per tutto questo tempo.»

«Se te ne vai, sarà finita per sempre.»

Disse con voce sottile e inclinando la testa.

«Qualsiasi cosa succeda, è comunque già finita per sempre.»

Le dissi guardandola negli occhi. Quegli occhi che probabilmente non avrei mai più rivisto. Ero arrabbiata, tantissimo, volevo soltanto allontanarmi il più possibile da lei e non sentirla nè vederla mai più, ma al contempo sapevo fosse la donna della mia vita, sapevo che senza di lei non sarebbe stato nulla più come prima già dal giorno dopo, anzi, dal minuto dopo. Sapevo che senza di lei non sarei riuscita a stare bene, ma ci avrei almeno provato, perchè ero stanca di tutto ciò che mi stava facendo. Mi sentivo manipolata da lei e da tutte le parole che puntualmente mi bevevo.
Le passai accanto per andarmene e Ludovica mi seguí e accompagnò a casa. Le lacrime scesero non appena feci un passo lontano da lei. Non dissi nulla finchè non arrivammo a casa e Ludovica mi chiese come stessi.

«Come vuoi che stia? »

«Mi dispiace tantissimo, pensare che forse sia stata anche colpa mia mi fa male.»

«Non c'entri niente, è che ancora non mi capacito di come Clara... la donna della mia vita... abbia fatto tutto questo consapevole che mi avrebbe persa.»

Rallentai quando pronunciai il suo nome.

«Ascoltami, io non dico certo che tu debba farlo ora o presto. Ma comunque secondo me dovreste parlare di nuovo e dovresti capire cos'ha realmente. Forse da amica dovrei dirti di lasciarla completamente perdere e di cercare una persona meno tossica che ti faccia stare bene. Ma io so quanto vi amate e se due persone si amano davvero, non si perdono cosí.»

«Già... per adesso voglio solo stare sola. Ti dispiace?»

«No, tranquilla. Se hai bisogno di me in qualsiasi momento, chiamami. Ti voglio un gran bene piccola Grace.»

Mi disse abbracciandomi, ricambiai la stretta e la accompagnai alla porta. Poi mi stesi sul letto cercando di dormire, senza risultati. Finchè, alle tre e mezza di notte bussò alla porta l'ultima persona che avrei pensato di incontrare.

«È uccesso un casino, Clara è in ospedale ... non fa che chiedere di te, devi venire.»

Disse tutto d'un fiato Carlotta guardandomi preoccupata negli occhi.

«Cosa? Ma cos'è successo?»

Chiesi in panico.

La donna della mia vita. Where stories live. Discover now