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Sono una persona molto impulsiva e quando mi incazzo aumenta, così pagai la notte che avevamo trascorso in quel posto e lo lasciai, dirigendomi in stazione. Non mi andava di pagare tanti soldi per un taxi, dopo aver pagato l'albergo, ma lo avrei fatto anche se non avessi litigato con Clara. Ad ogni modo, quando finalmente arrivai fuori casa, mi accorsi di cosa stessi facendo. Con tutti i pensieri riguardo la litigata, mi ero diretta per abitudine a casa di Clara, e non a casa mia. Tuttavia, pensai che a casa mia ci sarebbero stati i miei genitori a riempirmi di domande che mi avrebbero resa solo più nervosa ed ero molto stanca per continuare a camminare, quindi girai le chiavi nella serratura ed entrai.

«Cosa sei venuta a fare ? »

Clara era seduta sul divano e mi squadró dalla testa ai piedi non appena entrai.

« Tranquilla, so che non hai ancora voglia di darmi spiegazioni ma ne hai di sbattertene il cazzo, quindi sono solo venuta a riposarmi. Fai come se non ci fossi, tanto è facile per te no? »

Le dissi.

«No e come puoi pensare che sia facile?»

Si alzò dal divano e mi volse lo sguardo.

«Beh, sono passate due ore, non sapevi dove fossi e non mi hai nemmeno chiamata, cosa devo pensare? »

«Avevamo litigato, cosa pretendi?»

«Mhf, nulla guarda, davvero, lascia stare. Puoi continuare ad ignorarmi ? Grazie mille. »

Le dissi, stanca di parlare.

Attraversai il corridoio per entrare in camera, mi spogliai, indossai una tuta per stare piú comoda, poi mi stesi sul letto e in due minuti crollai. Non so cosa abbia fatto Clara nelle due ore in cui dormii, so solo che mi svegliai sentendo la voce di un ragazzo in sottofondo e la porta sbattere.

Mi alzai di scatto dal letto e corsi in soggiorno a vedere.

«Chi era?»

Chiesi in preda alla paranoia.

«Dovresti controllare il cellulare, ci sono cinquanta chiamate da tua madre e una da Nathan.»

Rispose con voce rotta dal pianto.

«Perchè stai piangendo?»

Mi avvicinai a lei e le feci una carezza su una guancia per asciugarle le lacrime, non rispose.

«Perchè stai piangendo Clara?»

Richiesi, ma non rispose e girò il viso dall'altro lato.

Abbassai la testa e feci un respiro.

«Clara, puoi dirmi cosa sta succedendo?»

«Vattene.»

Riuscì solo a dire.

«Cosa?»

Non capii.

«Ho detto vattene.»

Disse lentamente.

«Guardami almeno negli occhi...»

Non rispose nè mi guardò.

«Guardami cazzo.»

Le presi il viso con una mano e la feci girare verso di me, mi guardò finalmente negli occhi, senza però dire nulla.

«Non me ne andró senza un motivo.»

«Voglio che tu te ne vada da casa mia, ora.»

La guardai negli occhi, la lasciai, andai a mettere le scarpe, presi il cellulare e uscii di casa. Il cuore mi batteva forte, pensavo a mille cose tutte insieme e non ci capivo nulla. Ero confusa al massimo, non mi spiegavo nulla di tutto ciò che era successo. Non sapevo dove andare, in qualsiasi posto mi sentivo osservata, insicura, respiravo a fatica e piangevo, non volevo spaventare nessuno. Così cercai di fingere nel miglior modo possibile e andai a casa dei miei.

«Finalmente sei qui, dobbiamo parlarti.»

'Cazzo' pensai. Non ero neanche entrata in casa e giá avvertivo un clima di merda.
La mia testa voleva solo calmarsi, invece avrebbe preso a viaggiare ancora di più dopo quelle parole.
Ci sedemmo a tavola, sorseggiando una tazza di te, fatta da mia madre, e papà iniziò a parlare.

«Devi scegliere se occuparti dell'azienda o fare altro nella vita!»

La donna della mia vita. Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt