|18|

2.1K 91 14
                                    

Arrivati stanchissimi nella nostra casa in Thailandia, posammo le valigie in camera, io mi buttai sul letto. Un fantastico letto matrimoniale in cui io e Nathan dormivamo all'età di dieci anni e in cui avremmo dovuto dormire ancora secondo i nostri genitori.

«Vai prima tu a fare la doccia, provo a parlare con mia madre del letto.»

Dissi a Nathan.

«Va bene, a dopo.»

Rispose lui, mentre chiudeva la porta del bagno.
Attraversai il corridoio per dirigermi verso la stanza dei miei genitori e li sentii parlare con i genitori di Nathan, la porta era accostata, mi avvicinai e ascoltai.

«Spero solo che non ci siano problemi tra i ragazzi per quando riguarda il letto...»

Esclamò la madre di Nathan.

«Non ci saranno, quel letto è il momento giusto per far avvenire qualcosa tra loro.»

Rispose mia madre.

Aggrottai subito le sopracciglia, avevo voglia di entrare nella camera sbattendo la porta e farmi sentire dicendogliene di tutti i colori, ma feci un respiro profondo e tornai in camera a chiamare Clara, volevo sfogarmi e avevo bisogno di orecchie che sapessero ascoltarmi, come le sue.

"Amore"

Rispose dopo soli dieci secondi.

"Hey , come stai?"

Le chiesi prima di tutto.

"Io sto bene, sai che ultimamente sto vedendo spesso quella ragazza riccia che conoscemmo al campo? Viene spesso con i pattini."

"Ah si? E te l'ha detto il suo nome?"

"Yep, si chiama Aurora ed è molto più piccola di noi..."

"Wow..."

La interruppi per raccontarle tutto.

"I genitori miei e di Nathan vogliono farci dormire nella stanza in cui dormivamo a dieci anni, c'è un letto matrimoniale e li ho sentiti dire che lo hanno fatto a posta per far succedere qualcosa... ti rendi conto ?"

"Amore tranquilla, se per voi non significa nulla, assecondateli..."

"Mhh, non è così semplice"

"Piccola...devo andare adesso, ci sentiamo più tardi okay?"

"D'accordo, ciao amore."

Attaccai e mi stupii della sua freddezza, avevo un cattivo presentimento.
Quando Nathan uscì dal bagno, andai a fare la doccia e indossai una tuta grigia pulita, avevo ancora i capelli bagnati quando uscii dal bagno, Nathan era stesso sul letto a pancia in su a giocare col telefono, presi il telefono in mano e saltò subito all'occhio un messaggio molto lungo di Clara. Subito sentii l'ansia salire. Lo lessi.

"Grace tu sai bene di essere la mia vita, non vorrei mai perderti, ma più di questo voglio la tua felicitá. So che tra te e Nathan c'è un rapporto particolare, siete speciali l'uno per l'altra. Non voglio perderti, te lo ripeterò innumerevoli volte in questo messaggio, però Nathan potrebbe essere l'amore della tua vita, la vita che hai sempre desiderato. Voglio che tu prenda le tue decisioni senza pensare a nulla, a me. Voglio che tu faccia ciò che ti dice il cuore. Qualsiasi cosa tu senta di fare, voglio che tu la faccia. Senza sentirti in colpa, nè tantomeno preoccupandoti delle conseguenze. Qualsiasi cosa succederà, mi troverai qui, sarò pronta ad ascoltarti e a capirti. Voglio lasciarti libera completamente, perchè credo che l'amore sia questo, e io ti amo.
Per sempre tua, Clara"

Non capii subito quel messaggio, lo rilessi due o tre volte, poi posai il telefono, mi sedetti ai piedi del letto e presi a fissare il vuoto. Nathan notò qualcosa di strano in me, credo, poichè si avvicinò e mi domandò cosa avessi.

«Perchè hai quella faccia? È tutto a posto?»

«Beh...»

«Se è per il letto, troveremo una soluzione, tranquilla.»

«No, non è quello. Vorrei stare un po' da sola se non ti dispiace.»

«Si, d'accordo, come vuoi, ma se posso aiutarti...»

«Non puoi.»

Mi si ruppe la voce.

«Oi ho fatto qualcosa di sbagliato?»

«Lasciami stare, ti prego, vattene.»

Gli occhi iniziarono a diventarmi lucidi.

«Sai che puoi parlarmi di tutto e che io e te siamo gli stessi di sempre, vero ?»

«Vattene ti prego.»

Sussurrai mentre le lacrime iniziarono a scendere, rigandomi il viso.

«Non ti lascio in preda ad un attacco di panico, riempimi pure di merda se vuoi, altrimenti abbracciami e sfogati.»

Scoppiai a piangere e lanciai le braccia al suo collo per crollare tra le sue braccia. Mi strinse forte e in un attimo la frase detta prima proprio da lui "siamo gli stessi di sempre" ebbe senso.

«Ora cerca di regolare il respiro...»

Feci come diceva o almeno ci provai e dopo poco riuscii a calmarmi.

«Ti voglio bene Grace, non voglio vederti così, raccontami tutto.»

Mi sussurro all'orecchio, mentre mi spostò una ciocca di capelli all'indietro.
Mi staccai dall'abbraccio, lo guardai negli occhi in lacrime e iniziai a parlare, cercando di calmare il respiro.

La donna della mia vita. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora