12. The Backs

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Il sole d'ottobre è tiepido sulla mia pelle, e mi concede di appallottolarmi il cappotto sotto al braccio.

L'operazione richiede solo qualche attimo di stasi, ma è abbastanza perché debba accelerare repentinamente il passo per raggiungere Churchill.

Se potessi tornare a un paio d'ore fa, quando mi ha chiesto di uscire insieme offrendomi di fare da cicerone, mi limiterei ad avvicinarmi al sorridente me stesso e sussurrargli un timido "Scappa, idiota".

Ma no, non possiedo una macchina del tempo.

No, non potevo immaginare che Churchill fosse tra gli studenti che annualmente si propongono come guide turistiche per la città.

E sì, avrei comunque dovuto prevedere che sarebbe stato fottutamente dittatoriale nel corso della sua intera visita guidata.

L'inizio della giornata, a mia discolpa, è stato ingannevole.

Il tour ha avuto principio con un invito da Fitzbillies, il forno più famoso di tutta Cambridge, per una semplice colazione.

Quando ho tentato di dire che non avevo poi così tanta fame il suo unico commento è stato: "Fa parte dell'esperienza, Ashley. Hanno festeggiato il loro centesimo compleanno il quattro ottobre".

Il fatto che qualche pasticciere sforni scones da cent'anni e cinque giorni non potrebbe emozionarmi di meno, ma ho acconsentito.

In fondo, ho pensato, addolcendomi, non poteva essere sfuggito a Churchill che non ingurgitassi nulla dal pranzo del giorno prima. La sua era solo preoccupazione per la mia salute, e certamente mangiare qualcosa non mi avrebbe fatto male.

Si preoccupa per te, mi sono detto.

Dio, che povero stronzo.

La colazione da Fitzbillies si è esaurita nel chiedere due Chelsea buns d'asporto, alla velocità della luce, e mangiarli lungo la strada di ritorno al campus.

Churchill non ha smesso di parlare neanche per un secondo, se non per ingoiare qualche boccone, e cammina, da brava guida, senza neanche controllare che io stia tenendo il suo passo

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Churchill non ha smesso di parlare neanche per un secondo, se non per ingoiare qualche boccone, e cammina, da brava guida, senza neanche controllare che io stia tenendo il suo passo.

Ed eccoci qui, due ore e un'infinità di college visitati dopo: io che tento di sistemarmi il cappotto sottobraccio, ansimando, le dita ancora appiccicose per via dello sciroppo dei Chelsea buns, e il mio terribile coinquilino che schizza in avanti senza degnarmi di una sola occhiata.

"Il Trinity è il più ricco tra i college. Una vecchia leggenda dice che si potrebbe arrivare da qui a Oxford passando solo su terreni di sua proprietà" sta dicendo Churchill, indicandomi il fottuto edificio come se non lo conoscessi già.

"È questo che stiamo facendo, quindi" borbotto, con la voce spezzata dalla fatica, "Stiamo andando a Oxford. Ora mi spiego perché camminiamo così velocemente. Sarà meglio dire a mio padre che arriverò per cena"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now