4. The Sleeping Beauty

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È la prima volta che vedo Churchill dormire.

Nel sonno sembra più giovane, più dolce, privo di quell'energia insaziabile che lo contraddistingue.

Non so cosa stia sognando, ma sembra essere qualcosa di bello, perché i suoi lineamenti sono distesi, rilassati.

Troneggio sopra di lui, in piedi, con un sorriso sulle labbra, e gli concedo ancora qualche secondo di serenità.

Poi, inizio a urlare con tutta la voce che ho in corpo.

"Buongiorno, raggio di sole!"

Lui sussulta, scattando a sedere, e un pugno mi raggiunge la coscia prima che riesca a scansarmi.

"Cosa cazzo ti è saltato in mente?"

Mi sforzo di non ridere, e sfoggio la più innocente tra le mie espressioni.

"Ho solo pensato che avremmo potuto ritagliarci più tempo per la colazione, prima delle lezioni"

Churchill mi guarda, ancora stralunato, e sblocca il telefono per controllare l'orario.

Sono le sei del mattino.

"Sei davvero un piccolo e vendicativo pezzo di merda, Margaret" sibila poi, scostandosi le coperte di dosso per alzarsi e fronteggiarmi.

"Non so di cosa parli" sogghigno, soddisfatto.

"Mi hai davvero svegliato alle sei del mattino solo perché ieri ho interrotto il tuo sonnellino di bellezza?"

"Assolutamente no"

Non sono proprio andato a dormire, in realtà, pur di essere in piedi prima di lui.

"E ora cosa dovremmo fare, genio?" chiede Churchill, esasperato, "Ci vorranno almeno tre ore prima che gli altri si sveglino. E il pomeriggio perché le nostre lezioni inizino".

Alzo le spalle, disinteressato.

"Non ne ho idea. Io torno a letto" 

Lo scosto gentilmente, e mi infilo tra le sue coperte, sorridendo soddisfatto nel vedere la sua espressione irritata.

"Cosa credi di fare?" chiede infatti, incrociando le braccia.

"Il mio letto sarà gelido adesso. Grazie, Churchill, sei un tesoro" rispondo ad occhi chiusi, tirandomi addosso le lenzuola.

Posso percepire la sua sorpresa nel breve silenzio che segue, e la sua risata incredula un attimo dopo.

"D'accordo, piccolo stronzo. Siamo pari" mi concede, e sento qualche colpetto sulla spalla, "Fammi spazio, almeno"

Mi lamento appena, ma mi scosto quel che basta perché riesca a infilarsi accanto a me.

Lo sento maneggiare il telefono, probabilmente posticipando la sveglia, poi la sua testa si abbandona sul cuscino.

"Se sento il tuo cazzo addosso, in un qualsiasi momento, giuro che te lo taglio" mi minaccia, assonnato.

"Se vuoi cambiamo posizione. Sono sicuro che il tuo neanche si sente" rispondo, serenamente.

Churchill si lascia sfuggire una risata stanca, e si agita un po' per mettersi comodo.

"Fottutamente stretto" borbotta, "Rischio di cadere al minimo movimento"

"Quante lamentele" sbuffo, e incastro il braccio intorno alla sua vita per evitare che possa cadere sul serio "Dillo allora, che vuoi il mio cazzo addosso"

Ridiamo entrambi, a lungo, finché la stanchezza non spegne le nostre voci.

"Ti lasciavano parlare così, nel tuo collegio femminile?" mi prende in giro Churchill, sbadigliando.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now