27. The Car Ride

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"Perché dobbiamo andare al Mill Pub?" mi lamento, sbuffando, "La cameriera dell'altra volta ci prenderà per degli scambisti"

"Anche se fosse, Margaret, non sarebbero comunque affari suoi" ride Churchill, "E poi è una regola: nessun appuntamento al The Eagle"

"Una tua regola, come al solito" borbotto, con gli occhi che scorrono fuori dal finestrino e le braccia incrociate, "Io non ci sono nemmeno mai stato, al The Eagle"

"Ci andremo, Tallulah" promette lui, con il tono di una fottuta madre di fronte al figlio che fa i capricci, "Ma è un patto tra noi ragazzi: il The Eagle è un posto solo nostro, non può essere macchiato da brutti ricordi"

"Non è lo stesso posto dove Shiva ti ha vomitato in faccia?"

Lui storce il naso, ma sorride.

"Mi riferivo a brutti ricordi legati a delle ragazze" precisa, a metà tra il disgustato e il divertito, "E poi quella è stata una serata divertente: abbiamo battuto il nostro personale record di bevute"

"Un tizio ti ha vomitato in faccia" ripeto, acido, nel caso gli fosse sfuggito, "Devi avere un concetto molto strano di serata divertente"

Churchill mi rivolge un sorriso condiscendente.

"Basti pensare che mi diverto persino in tua compagnia, Selma" ribatte, allegro in maniera irritante.

Rinuncio a discutere, e mi limito a chiudermi in un mutismo offeso.

Nell'abitacolo cala un silenzio tombale, rotto solo dalle note di Friday I'm In Love dei The Cure, una canzone che solitamente adoro ma che adesso mi dà la nausea.

Churchill è calmo come sempre, alla guida dell'auto che Phineas ci ha prestato dopo una abbondante mezz'ora di minacce, e canticchia tenendo il tempo sul volante.

La malandata Ford Fiesta, più simile a una caffettiera ammaccata che a un veicolo a motore, segue morbida le inclinazioni che la mano di Churchill impone allo sterzo.

"Sai, Jane è più alla mano di quanto sembri" dice lui, dopo qualche secondo di silenzio, "Siamo amici da parecchio, e ancora non mi sono stancato di lei. Credo sia indicativo"

"Quel che mi preoccupa è che lei non si sia ancora stancata di te" ribatto, ancora di cattivo umore, "Vuol dire che non ha tutte le rotelle a posto"

"Non mordere la mano che ti ciba, Theresa" mi sgrida lui, divertito. E poi, ancora: "Ti piacerà, dico sul serio"

Sbuffo.

"Mi piace già" sottolineo, funereo, "Se dovessi farmela su un letto di chiodi, neanche mi accerterei di avere l'antitetanica. Mi ci butterei sopra, di pancia, senza fiatare"

Lui ride piano, stacca gli occhi dalla strada per un attimo, il tempo di rivolgermi un ghigno beffardo.

"E allora, Taylor, non capisco perché stasera tu sia così fottutamente insopportabile"

Il suo buonumore mi strappa un mezzo sorriso e un accenno di perdono, mentre forzo le mie dita a smettere di giocherellare col bottone del mio polsino.

Lo ho costretto, se non altro, a prestarmi una camicia ben stirata, dato che le mie sono in condizioni pietose e io non avevo in programma nessun fottuto appuntamento.

Lui ha borbottato un po', ovviamente, e poi mi ha allungato una camicia pulita, di un azzurro chiaro che Cyn saprebbe identificare con più precisione di me.

Quando gli ho chiesto se fosse il caso di indossarci sopra una giacca, lui si è limitato a un'occhiata critica e a un "Solo se invece che giù al pub hai intenzione di portare quella povera ragazza in Tribunale".

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now