53. The Unfamiliar Familiarity

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"Ho fatto, puoi andare"

"Grazie"

Stiamo sussurrando, senza che ve ne sia ragione.

È improbabile che Shiva e Phineas ci sentano attraverso le pareti, ed anche se lo facessero, cazzo, che problema ci sarebbe? La conversazione sinora si è limitata ai turni per il bagno.

Siamo solo stupidamente imbarazzati.

Perché tutto sembra facile, quando siamo vicini, e tutto sembra irrilevante.

Ma poi ci separiamo.

Ed il mondo torna ad esistere.

Quel che stiamo facendo è sbagliato per entrambi, seppur da punti di vista differenti.

Churchill ha Cyn, e io ho questo ossessivo bisogno di proteggerlo.

"Ti ho lasciato il pigiama in bagno, e il tuo spazzolino è nel bicchiere"

Annuisco.

La sua premura non fa che ferirmi.

"Grazie"

"Non c'è di che"

Esco dalla stanza con un doloroso senso di costrizione al petto.

Una parte di me ha sempre voluto credere nel fatto che, alla fine, Churchill sarebbe riuscito a perdonare le mie colpe.

Una speranza flebile, ma incrollabile.

Fino ad ora.

Mi chiudo la porta alle spalle, delicatamente, e abbandono la schiena contro il legno.

Ci siamo spinti troppo oltre.

Trattengo un singulto, più paura che dolore, e affondo i denti nel labbro inferiore per impedirmi di singhiozzare.

Mi avrebbe perdonato, forse.

Lo avrebbe fatto.

Nonostante adori lasciar credere il contrario, Churchill è buono, perfettamente puro.

La sua lealtà verso di me non avrebbe vacillato.

Mi avrebbe stretto le mani intorno al viso, nonostante l'orrore, e mi avrebbe assolto da ogni peccato.

Perché lui è così.

Churchill ha in sé una sorta di cinismo speranzoso, una caratteristica che non ho mai riscontrato in nessun altro, una contraddizione affascinante.

Io guardo il mondo confidando nel fatto che crollerà, e lui similmente.

La differenza è nel seguito: Churchill è sicuro delle proprie capacità di ricostruirlo.

È intelligente, ottimisticamente arrogante, e possiede quel tipo di sventatezza che ti porta a credere ancora nel fatto che, dalle macerie, possa costruirsi qualcosa di bello.

Mi avrebbe perdonato, avrebbe visto in me un altro dei suoi progetti.

Ma non dopo questo.

Questo è tutto un altro livello di tradimento.

Avrebbe potuto perdonare il peccatore, forse. Probabilmente lo avrebbe fatto.

Ma non potrebbe mai perdonare colui che, conscio del proprio peccato, ha osato baciarlo.

Io rappresento l'esatta sintesi di ciò che lui detesta.

E, per quanto possa girarci attorno, sto approfittando della sua ignoranza.

Mi forzo a riaprire gli occhi, che il dolore ha serrato, e mi impongo di respirare.

Devo solo piantarla.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora