65. The Bench

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Faccio la prima cosa che mi passa per la testa: scrivere a Churchill.

Faccio la prima cosa che mi passa per la testa: scrivere a Churchill

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Non aspetto neanche che mi risponda, prima di chiamarlo.

Risponde dopo appena un paio di squilli.

"Devi spostare quel treno" lo travolgo, prima ancora che abbia il tempo di dire una sola parola.

"Buongiorno" risponde lui. La sua voce è ovattata dal sonno. "Sì, sto bene, grazie. Tu?"

"Non ho voglia di scherzare" lo avverto.

"Non ne hai mai" concorda, nel bel mezzo di uno sbadiglio.

Gli riattacco in faccia.

Cammino senza neanche sapere dove andare, le strade che mi scorrono alle spalle come in un montaggio grottesco.

Una sensazione più dolorosa della rabbia mi stringe il petto, un continuo pungere dello sterno che mi riempie di angoscia.

È in momenti come questo, che vorrei poter piangere.

Vorrei cedere alla pressione che sento spingere contro i miei condotti lacrimali, lasciar scorrere via il dolore lungo le guance, proiettarlo all'esterno di me così che finalmente mi abbandoni.

Ma non ci riesco.

La mia testa vibra di energia repressa, centinaia di pensieri diversi che la attraversano e continuano a sbattermi contro le pareti del cranio, tentando di fuoriuscirne.

Il mio corpo resta invece silente, incapace di reagire a quella sensazione.

Ma non posso frenare quelle immagini, onde che continuano a rifrangersi contro i miei occhi, dall'interno, tentando di sfondarli.

Flash di mio padre che mi carezza i capelli, protetto dal buio, gli occhi malinconici di Kurt Cobain che vegliano su di me.

L' espressione dipinta sul viso di mio fratello, rabbia e desiderio di ferire, la certezza di non essere riuscito nell'unica missione che mi sia mai prefissato: impedire che mi somigliasse.

Linda che piange, con la testa stretta tra le mani, e mi chiede perché neanche ora, neanche di fronte al suo tradimento, io sembri capace di esprimere un qualche tipo di emozione.

Mia madre che nasconde i suoi occhi rossi, la paura di morire, e mi insegna inconsapevolmente la più terribile delle sue lezioni, e forse per questo la più duratura: nascondi il tuo dolore, non permettere che nessuno lo veda.

Mio padre che fa la stessa cosa, rigido e impettito al suo funerale, la sua mano che mi si chiude sulla spalla come una morsa, con sempre più forza, come se temesse di perdere improvvisamente l'equilibrio.

Mike che si rifugia nel mio letto, ogni singola notte, e mi obbliga ad essere forte, ad essere coraggioso anche per lui.

La Tartaruga che mi sorride e mi rassicura sul fatto che quella parte di me, quella che io ritengo inamabile, qualcuno la amerà.

Naabot mo na ang dulo ng mga na-publish na parte.

⏰ Huling update: Dec 25, 2023 ⏰

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𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon