37. The Final Duel

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"Sapevo che era colpa tua"

Il bellissimo e austero volto di Keyah Cohen si deforma per il dolore, mentre le unghie della Scopa le penetrano le carni degli avambracci.

La scuote come una bambola di pezza, urlando oscenità, e mi sembra quasi di sentire il cozzare dei denti della donna, troppo allibita e spaventata per reagire.

Lo siamo tutti.

Impietriti, congelati, incapaci di muovere un singolo passo.

Tutti tranne uno.

Una testa disordinata e tremendamente familiare, seduta nelle prime file, si fa strada in mezzo alla folla di studenti, sgomitando tra le statue di cera che siamo diventati per raggiungere l'Arpia.

Shiva.

Scatto in piedi senza neanche riflettere.

"Paul!" Cynthia mi richiama, terrorizzata, mentre scavalco il mio banco e salto su quello di fronte, per evitare che la confusione creata dagli studenti mi rallenti.

"Churchill, subito" le spiego, in fretta, "Prendi il mio telefono e registra tutto quello che sta succedendo"

Non mi delude, non lo fa mai.

Si concede solo un respiro profondo, ad occhi chiusi.

Quando li riapre il suo sguardo è di nuovo lucido, e le sue dita già sui tasti.

"E qualcuno avverta la fottuta sicurezza, per Dio" sbotto poi, alla volta dei miei compagni, ancora immobili.

Non ho il tempo di controllare che qualcuno stia effettivamente seguendo i miei ordini.

Salto da un banco all'altro, masticando bestemmie nel tentativo di non spaccarmi la testa nella discesa, ma in pochi attimi ho raggiunto la cattedra.

La Scopa ha lasciato andare la Cohen, ora nascosta dall'intromissione del mio amico, ma mi basta vedere le dita dell'uomo piantarsi intorno al sottile braccio di Shiva perché una fitta coltre rossa mi oscuri d'improvviso la vista.

La mia mano si chiude attorno al suo polso, con forza, prima che possa ragionarci.

Ethan Robertson è più alto di me, ma la sua struttura ossea lo rende più simile a una mantide che a un essere umano, e io sono così fottutamente arrabbiato che potrei schiacciarlo come l'insetto che è, sbriciolare le sue ossa tra le mie dita senza provarne alcun rimorso.

"Mi creda" chiarisco in un sibilo, stringendo fino a fargli mollare la presa, "Se tocca il mio amico, io la faccio finire in ospedale"

Shiva si massaggia il polso, finalmente libero.

Il suo sguardo incontra il mio per un istante, e i suoi occhi sono densi e scuri, in un misto di colpa e lacrime.

Non dice una parola, non ce n'è bisogno.

Mi limito a un cenno del capo, il silenzioso invito a rivolgersi all'Arpia e allontanarla dalla folla di studenti che inizia a stringersi intorno a noi.

Shiva annuisce a labbra strette, e so che vorrebbe dirmi qualcosa.

Ma scrolla le spalle, semplicemente, e si volta per eseguire quanto gli ho chiesto.

"Credevi non ti avrei scoperta, fottuta puttana" grida ancora la Scopa, come se non riuscisse a vedere nessun altro oltre la professoressa Cohen, "Non sarà una come te, a prendersi ciò che è mio"

Le sputa contro, pur senza raggiungerla.

E io, semplicemente, non riesco a trattenermi.

Gli torco il polso dietro la schiena, con rabbia, strappandogli un gemito di dolore.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now