32. The F*cking Sheets

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Quando il telefono prende a vibrare, ancora, mi sveglio con una terribile sensazione di deja-vu.

Mi rigiro nel letto, allungando un braccio oltre il corpo addormentato di Churchill, e mi avvicino lo schermo all'orecchio.

"Chi è?" chiedo, assonnato e vagamente incazzato.

"Sono nel reparto camere da letto" la voce di Phineas è del tutto vacua, "Sono nel reparto camere da letto e sto per avere un attacco di panico"

Sospiro, passandomi una mano sul viso.

"Che succede?"

"Non lo so" dice, in un sussurro, "Ci sono così tante fantasie, e a me viene da vomitare. Faccio per prendere una confezione di lenzuola e mi fermo. Mi sento come se, sbagliando, dovesse succedere qualcosa di terribile"

Mi metto a sedere, più vigile, e scavalco velocemente Churchill, attento a non svegliarlo.

Nel tirarmi in piedi incespico, evitando per un pelo di ritrovarmi con la faccia sul pavimento.

L'imprecazione che mi sfugge turba Phineas, e fa borbottare Churchill nel sonno.

"Ci sei?"

Recupero in fretta un jeans e una vecchia felpa grigia dal mucchio indistinto che compone il mio armadio.

"Sì, Phineas", lo rassicuro, chiudendomi la porta del bagno alle spalle, "Sono qui"

"Cass, sto per avere un attacco di panico"

"Ehy" lo ammonisco, dolcemente, "Non stai per avere proprio niente. Continua a parlare con me, e cerca di respirare"

"Studio medicina, Cassius" replica Phineas, stizzito, "E da medico ti dico che sto per avere un fottuto attacco di panico"

"Oh, ti prego" sorrido, con il telefono incastrato tra orecchio e spalla, "Non farti prendere anche tu dalla sindrome dello studente di medicina"

"Scusami, hai ragione" si corregge Phineas, con un pizzico di sarcasmo, "Vorrei umilmente suggerire la possibilità che io stia per avere un attacco di panico" 

Come disse un grande medico prima di me: il sarcasmo è un buon segno.

Lascio il telefono in vivavoce, poggiato sul lavandino, spogliandomi velocemente per infilare i vestiti puliti.

"Spiegami dove sei" dico semplicemente, con una mano che lavora il bottone dei jeans e l'altra che già afferra lo spazzolino.

"Da Dunelm" risponde lui, con un filo di voce, "Volevo comprare qualcosa di carino, qualcosa che a Mo piacerebbe vedere in camera mia. È un'idea così stupida, Cass"

"Mi sai dare qualche indicazione?" chiedo, la voce distorta dallo spazzolino che mi sfrega in bocca.

"Retail Park, il centro commerciale. Ma non c'è davvero bisogno che tu venga, avevo solo bisogno di sentire la voce di qualcuno e io-"

"La strada?" insisto, dolcemente.

"Newmarket Road" mormora Phineas, e sembra essere sollevato, "Grazie"

Sorrido, anche se non può vedermi, e sputo nel lavandino i residui di dentifricio.

"Te la devo, amico" affermo, di buon grado, "Dammi un quarto d'ora e sono da te"

"Grazie, Cass" ripete lui, senza ragione.

"Resta al telefono con me, va bene? E nel mentre, descrivimi le fantasie di queste fottute lenzuola del terrore" scherzo, afferrando le chiavi della 607, abbandonate sulla mia scrivania.

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now