30. The Re-Education Program

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Il mio telefono vibra incessantemente già da qualche minuto quando mi decido ad allungare una mano verso il comodino.

"Chi cazzo è?" mormoro, senza neanche darmi cura di controllare il nome sullo schermo.

"A colazione tra venti minuti" impone la voce di Phineas, ed è la prima volta, da quando lo conosco, che lo sento così nervoso, "Nessuna scusa"

Riattacca prima che abbia il tempo di rispondere.

Sbuffo, rigirandomi a fatica nel letto.

La testa mi fa così male che sembra dover scoppiare da un momento all'altro, e ho la bocca arsa e impastata per via della sete.

Mi basta completare la stupida rotazione su me stesso, tuttavia, per sorridere.

Jane dorme ancora, con le dita artigliate al bordo ricamato del cuscino e la bocca schiusa. I capelli color del tramonto sono morbidamente sparpagliati sul cuscino, come un'aureola intorno al suo viso, e qualche ciocca le copre gli occhi. Il mascara della sera scorsa le è colato sulle guance, un contrasto adorabile con la sua pelle chiara.

Le scosto con dolcezza i capelli dal viso, prima di alzarmi in piedi.

Questa immagine (Jane addormentata: un miscuglio di bianco, rosso, nero) è, senza alcun dubbio, la cosa più bella che vedrò oggi.

Nel bagno mi basta rovistare un po' negli armadietti per riemergerne con dei teli puliti. Mi infilo sotto la doccia, l'acqua quasi fredda che mi scorre sul corpo e mi rinvigorisce, e nonostante il risveglio brusco mi sento rilassato come non lo sono da giorni.

Devo quasi sforzarmi, per trattenere l'impulso di mettermi a canticchiare.

Chiuso nella camera di qualcun altro, costretto a frizionare i capelli con un asciugamano rosa e a usare il mio stesso indice come spazzolino. Eppure mi sento felice.

È come se mi fossi preso una pausa da Cassius, da Paul, da chiunque io sia stato in questa vita o in quelle precedenti.

La sensazione è simile a quella che si prova dormendo per la prima notte in un nuovo albergo: quella di non essere più nessuno, non avere più un passato, essere estraneo alle cose tanto quanto queste sono estranee a te.

Ed è quello che ho sempre amato dei viaggi: la spersonalizzazione in primo luogo, la fuga dalla quotidianità subito dopo.

Per qualche istante mi ritrovo a valutare l'idea di rimanere qui ancora per un po'. Rimettermi a letto e dormire ancora, silenziare il telefono con un tocco delle dita e il mondo tra i capelli di Jane Asher.

Ma è solo un attimo: il ricordo della voce di Phineas, preoccupata e nervosa, è sufficiente a riscuotermi.

I miei amici hanno bisogno di me.

Tutto il resto, me compreso, può aspettare.

Esco dal bagno con un asciugamano color lavanda precariamente allacciato in vita, e mi dedico all'umiliante ricerca dei miei fottuti boxer in giro per la stanza.

Sto chinandomi per recuperarli quando una piccola mano si insinua nella mia, trascinandomi nuovamente sul letto.

"Ciao" sussurra Jane, ancora assonnata.

"Ciao" rispondo, con dolcezza, riavviandole i capelli dietro l'orecchio.

Lei sorride, una seconda alba, e lascia scorrere lo sguardo lungo il mio corpo.

"Ho avuto mattinate peggiori" scherza, la punta delle sue dita che si incastra sul bordo dell'asciugamano, "Te ne stavi andando senza salutare?"

𝐀𝐔𝐃𝐄𝐍𝐓𝐄𝐒 𝐅𝐎𝐑𝐓𝐔𝐍𝐀 𝐈𝐔𝐕𝐀𝐓 - mclennonWhere stories live. Discover now