Prime Impressioni

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Louis entrò, un po' titubante.
Quando aveva frequentato le superiori non era mai stato in detenzione, non aveva idea di come funzionasse e cosa avrebbe dovuto fare. Certo, poco prima il preside gli aveva spiegato che non si richiedevano chissà quali abilità. Avrebbe dovuto solo stare seduto alla cattedra e controllare che i ragazzi facessero silenzio e finissero i loro compiti. Ma Louis odiava quest'idea, mancava di inventiva e i ragazzi non avrebbero appreso nulla in questo modo.
Doveva, anzi voleva trovare una soluzione. Ma non gli veniva in mente niente. Odiava essere stato catapultato in questa situazione, senza aver potuto avere l'opportunità di prepararsi prima.
Ma ormai si trovava ad un punto di non ritorno, la campanella era suonata e lui era entrato in classe, e in questo momento si trovava in piedi sulla soglia.

Sospirò, andando a sedersi alla cattedra. Alzò lo sguardo per controllare chi fosse presente in aula, ma la classe era vuota tranne che per un singolo ragazzo, un ragazzo che aveva già conosciuto, Harry Styles. Aprì il portatile per controllare a chi fosse stata assegnata la detenzione ma fu sorpreso di scoprire che solo Harry avrebbe dovuto scontare quelle ore di punizione.
Louis voleva dire qualcosa, qualsiasi cosa per rompere il silenzio imbarazzante che irrompeva nell'aula, ma non gli veniva in mente niente di adatto da dire, dannate improvvisazioni.

Intanto il ragazzo sospirava, sdraiato sul banco mentre fissava fuori dalla finestra.

"Immagino tu già sappia cosa devi fare" asserì Louis, nell'imbarazzo totale.

Harry alzò lo sguardo su di lui, poi accennò un lieve sorriso strafottente.

"Primo giorno, vero?" domandò retoricamente, prendendo in giro il professore che stava seduto dietro la cattedra.

Louis era diventato improvvisamente color pomodoro, un caldo straziante aveva appena invaso il suo corpo.
Una delle sue più grandi paure per quel primo giorno di lavoro era il fatto che gli studenti si sarebbero accorti che lui era un novellino fresco di università, senza esperienza in alcun modo. Ma era andata bene quella mattina, perché si era preparato ogni discorso, aveva provato ore ed ore davanti allo specchio per risultare il più professionale possibile. E dunque nessuno se ne era accorto.
Ed invece ora non era così. Perché lui era stato colto di sorpresa, non aveva provato, non sapeva come comportarsi, e quel ragazzo se ne era accorto. Il peggior ragazzo che potesse accorgersene. Già Harry Styles non lo rispettava, e adesso, avendo scoperto la sua inesistente esperienza, era certo che lo avrebbe rispettato sempre meno. E presto avrebbe sparso la voce. E allora nessuno lo avrebbe più preso sul serio, nessuno lo avrebbe più rispettato come professore. Come autorità.

Ma Harry sembrò leggergli nel pensiero perché asserì:
"Non si preoccupi, non lo dirò a nessuno. Non me ne importa niente"

Louis lo guardò, perplesso. Si era fatto un'immagine di lui, il tipico bulletto a cui piaceva infrangere le regole dimostrando tutta l'arroganza e la cattiveria tipica dei teenagers.

Ma non era così, e Louis ne fu sorpreso. Non capiva quel ragazzo misterioso, con gli occhi tristi, velati. In un solo istante aveva cambiato opinione su di lui, era un ragazzo perso e lo poteva vedere chiaramente.

"Hai—" provò a parlare, ma la voce gli si ruppe in gola. Tossì. "Hai bisogno di un aiuto con i tuoi compiti?"

Harry alzò lo guardò su di lui, era tornato a fissare il vuoto, fuori dalla finestra. Increspò un angolo della bocca, poi scosse la testa.

"Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno" bisbigliò sottovoce, più a se stesso che al professor Tomlinson.

Louis annuì, non sapeva che altro fare. Harry lo vide, capì che il professore era perso, confuso.

"Non si preoccupi, è molto più semplice di quel che pensa" disse Harry, cercando di spiegare come funzionava la detenzione "lei resti alla cattedra, legga un libro o corregga qualche compito, che ne so. Io invece rimango qui, al mio banco e senza disturbare aspetto la fine dell'orario"

A Louis non piacque il fatto che il ragazzo stesse dettando ordini su come dovesse funzionare quella situazione. Era lui il professore, era lui l'educatore e non il contrario. Ma non seppe come replicare al tono rauco e ordinatorio del ragazzo. Aprì la sua ventiquattrore, tirando fuori il libro che si era portato per occupare le ore di buco tra una lezione e l'altra, ed iniziò a leggere quelle pagine sperando che lo avrebbero portato lontano da quella situazione imbarazzante.

Quando suonò la campanella, Louis fu risvegliato dalla trance in cui era caduto leggendo. Non si era reso conto delle ore che erano appena passate. Ma il ragazzo era ancora lì, in silenzio, accucciato sul banco mentre sonnecchiava. Anche Harry fu risvegliato dal suo sonnellino. Styles si alzò, fissandolo negli occhi ed infine abbandonò la classe.
Poco prima che svanisse dietro la porta, Louis avvertì in un sussurro le parole di Harry "la miglior detenzione mai avuta".
Forse lo disse con tono derisorio o forse ne era davvero rimasto soddisfatto, essere lasciato a se stesso, aver recuperato delle ore di sonno.

Louis non lo sapeva ma si era appena ripromesso che non avrebbe più lasciato sprecato del tempo così prezioso. Quel ragazzo non era cattivo, doveva investirci del tempo, era sicuro che avrebbe potuto ricavarne qualcosa di buono.

Amami SottovoceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora