Conoscersi

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"Professore!" Gridò Harry, andando incontro alla figura che stava per entrare in macchina.
Louis si girò verso il ragazzo che lo stava chiamando, insospettito.

"Styles, tutto bene?" Domandò, con tono vagamente scettico.

"No. Si, cioè no" borbottò Harry.

Louis alzò un sopracciglio, in chiara confusione.

"Volevo chiederle se potessimo parlare" disse Harry.

Louis tentennò un attimo, poi rispose:
"Certo, dimmi pure" rispose Louis, chiudendo lo sportello della macchina.

Bene, pensò Harry. Per lo meno era riuscito a non farlo partire. Peró adesso doveva allontanarlo, in modo tale che Zayn potesse rimettere le cose a posto. Entrare a scuola, nell'ufficio del professore era troppo pericoloso. Si sarebbe potuto accorgere che c'era qualcuno che stava trafficando con la sua macchina. No, doveva pensare ad un'altra soluzione ed anche alla svelta.

"Non qui" balbettò Harry "in un posto più tranquillo, se lei è d'accordo"

Louis scrutò Harry da sotto i suoi occhiali. Era estremamente confuso. Prima, quel ragazzo ribelle era stato seduto e composto ad ascoltare la sua lezione in silenzio -anche se era convinto che avesse solo finto interesse, ma era comunque un buon punto di partenza- ora, invece, gli stava chiedendo di poter parlare da soli. C'era qualcosa che non capiva.
Guardò il ragazzo negli occhi, cercando di cogliere qualche segnale che potesse svelare questo mistero, ma ció che vi lesse fu solo una preoccupante impazienza.
Forse il ragazzo aveva davvero bisogno di qualcuno con cui parlare? Di un adulto a cui chiedere consiglio? Rifletté Louis.

"Va bene, entriamo nel mio ufficio?" Propose.

"No, no" rispose sbrigativo Harry "perché non andiamo nel pub in fondo alla strada, fanno un caffè ottimo"

Louis spalancò gli occhi, perplesso. Questo mistero non si sarebbe svelato facilmente se non avesse accettato l'invito del ragazzo, così annuì, un po' titubante.

I due camminarono in rigoroso silenzio. Harry sembrava sudare freddo, per chissà quale strano motivo, pensò Louis. Lui invece aveva dipinta sul volto un'espressione scettica e allo stesso tempo confusa.

Quando arrivarono al pub, furono entrambi contenti di non trovarci alcun studente. A pensarci bene, la cosa sarebbe sembrata sospetta ad occhi esterni.

Sebbene non ci fossero ragazzi, il pub era tutto fuorché deserto. Molte coppie di fidanzati e di sposi erano sedute ai tavoli. Si stavano scambiando qualche bacio casto, e intimi sfioramenti. C'erano anche diverse famiglie con figli piccoli, alcuni bambini erano troppo impegnati a mangiare, altri stavano ballando sulla musica. Infatti, nell'angolo a destra c'era un piano bar, ed un uomo con i capelli biondi stava suonando una canzone che Louis non conosceva.

Harry e Louis si sedettero ad un tavolo, ed il cameriere prese le loro ordinazioni.
Louis si sentiva estremamente in imbarazzo, circondato da così tante persone felici. Non capiva perché Harry gli avesse proposto di parlare in questo pub, invece che nel suo ufficio. Lanciò un'occhiata al ragazzo, che appena incrociò il suo sguardo abbassò repentinamente gli occhi ed ingoiò un groppo in gola. Era la situazione più strana che Louis potesse immaginarsi.

*
Harry non aveva idea di cosa dire. Aveva catapultato il suo professore in una situazione molto imbarazzante per una questione di vita o di morte. E adesso che erano seduti al tavolo, lui con un caffè lungo e l'uomo davanti a se con una tazza di tè fumante, sembrava che il suo cervello avesse smesso di cooperare. Il professor Tomlinson lo stava fissando perplesso, e lui non sapeva cosa inventarsi.
Bevve un lungo sorso di caffè e poi decise che non poteva continuare a procrastinare la conversazione. Doveva dire qualcosa, e alla svelta.

"La ringrazio per avermi seguito fin qui" disse, sinceramente.

Louis aspettò un attimo per rispondere, poi aprì il suo volto in un dolce sorriso: "nessun problema. Di cosa volevi parlare?"

Harry ingoiò un groppo rimasto in gola, a bloccare la sua voce.

"In realtà volevo semplicemente ringraziarla"

Louis inarcò un sopracciglio, insospettito.

"Vede, in tutti gli anni che ho passato in questa scuola nessun professore si era mai, come dire, preoccupato di sforzarsi ad aiutarmi per migliorare. Semplicemente mi hanno sempre etichettato come il ragazzo fannullone che non concluderà mai niente nella vita." Disse Harry, che stranamente stava raccontando la verità. "E poi è arrivato lei e la sua testardaggine che mi sta aiutando giorno dopo giorno, perché non vuole che io sprechi la mia vita. Sta tentando di aiutarmi con la mia carriera scolastica, nessuno lo aveva mai fatto per me prima d'ora" concluse.

Louis lo fissò, senza parole. Per tutto quel tempo aveva pensato che Harry lo avesse trascinato in questo pub forse anche per scherzo. Ma adesso che sentiva quel ragazzo parlare così sinceramente, aprirsi a lui senza remore, gli fece scoppiare il cuore di gioia. Finalmente poteva dire di essere diventato un educatore.

"Harry, se vuoi davvero fare qualcosa della tua vita, devi smetterla di comportarti come se niente ti importasse" commentò Louis. "Io mi rendo conto che durante le nostre lezioni, tu ti annoi a morte."

Harry alzò lo sguardo, preoccupato. Louis, invece, rise bonariamente.

"Non ti preoccupare" lo rasserenò. "Non importa il fatto che non ti piaccia la storia, non siamo tutti uguali. Facciamo così" disse Louis, avvicinandosi al ragazzo "perché non sfruttiamo le tue ore di detenzione per trovare qualcosa che ti appassioni davvero? Potremo vagliare varie opzioni finché non troveremo il campo che fa per te. Ti prometto che ti aiuterò a scoprire cosa farne della tua splendida vita" finì Louis, con un sorriso smagliante stampato in volto.

Harry rimase senza parole, gli occhi che luccicavano dalla commozione. Nessuno al mondo si era interessato di lui. Nessuno. Da quando sua madre era morta, ma anche da prima. Sua sorella era sempre stata un'autonoma, non avevano mai avuto veramente un rapporto profondo di fratellanza e anche quando Anne, sua madre, era viva, passava tutto il tempo a lavoro per portare il pane in tavola. Suo padre lo aveva abbandonato quando era nato. Lui era sempre stato solo, aveva sempre dovuto contare solo sulle sue forze. Certo, i suoi amici Niall e Zayn erano una spalla a cui appoggiarsi, ma erano solamente dei ragazzi, come lui. Anche loro non sapevano cosa farne delle loro vite, non avrebbero potuto aiutarlo.

Ed ora. Ora, invece, era arrivato questo professore, questo ragazzo, che doveva aver letto qualcosa in lui, che non si era arreso davanti alla sua arroganza, era andato oltre. E che credeva davvero nelle sue possibilità.

Per qualche assurdo motivo, adesso Harry non si sentiva più solo.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now