Muro di Berlino

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Erano arrivati da poco, Louis aveva messo su il bollitore per il tè, poi aveva versato l'acqua calda nella teiera immergendo la bustina contenente le erbe. Infine aveva versato due tazze, una per lui ed una per il suo studente, Harry.

Stavano sorseggiato le loro bevande calde, seduti al tavolo della cucina. Nessuno dei due aveva ancora parlato, erano imbarazzati entrambi.

In realtà Louis non sapeva perché lo avesse invitato. Sapeva solo che non voleva che Harry vagasse in solitudine, dopo essersi dimostrato così fragile, dopo aver pianto in quel modo. Gli aveva spezzato il cuore vedere piangere questo splendido ragazzo che ora stava bevendo dalla sua tazza.
Per un breve instante aveva pensato che Harry si stesse sporgendo oltre, che stesse per spezzare una barriera che non doveva essere tolta, perché lui era pur sempre il suo professore. Ma si convinse che fu solo la sua immaginazione, perché Harry non aveva azzerato la distanza, anzi si era allontanato di più. Si era reso conto che il loro rapporto stava per superare un qualche limite.

Ma adesso che si trovavano da soli nella sua cucina, Louis si sentiva estremamente imbarazzato. Non sapeva cosa dire, non sapeva che fare. Ed Harry non era da meno, rimanendo rigido sulla sua sedia.

Il telefono di Louis squillò, il suono riempì la stanza rompendo il silenzio che si era creato.
Liam era apparso sullo schermo.
Louis alzò gli occhi al cielo, non poteva credere che il suo amico riuscisse a chiamarlo sempre nei momenti meno opportuni. Si scusò con Harry e rispose, allontanandosi dalla stanza.

"Liam, non posso parlare in questo momento" sussurrò Louis.
"Cosa? Non dirmi che stai lavorando anche adesso? Louis è appena iniziato il weekend, devi imparare a goderti la vita" lo brontolò Liam.
"Si certo, hai ragione. Ma ora devo andare, ti chiamo domani" lo salutò alla svelta Louis, chiudendogli il telefono in faccia.

Tornò in cucina, cercando Harry. Ma il ragazzo non era più lì. Si trovava in salotto e stava osservando i mastodontici libri di storia posati con ordine sulla libreria.

"Non posso credere che lei abbia letto tutti questi libri" commentò Harry, quando si accorse della presenza di Louis.

Louis sorrise, avvicinandosi.

"Non solo li ho letti, ma ricordo anche tutti gli argomenti che contengono"

Harry spalancò la bocca, girandosi verso di lui.

"Impossibile" commentò, stupito.

Louis scoppiò a ridere.

"Invece è possibile e reale. Facciamo così, apri un capitolo a caso e chiedimi cosa c'è scritto" propose Louis, divertito.

Harry accettò la sfida con grande enfasi. Sfilò dalla libreria un manuale di storia pesantissimo e lo aprì.

"La caduta del muro di Berlino" lesse Harry ad alta voce, voltandosi verso il suo professore.

"Ma questa è facile!" Rispose Louis, poi iniziò a raccontare:
"Dal dopoguerra fino al 1989 il mondo ha vissuto un periodo di separazione, si era diviso in due blocchi. Si chiamava Guerra Fredda, ed erano anni pericolosi. Il popolo di tutto il mondo viveva in una costante atmosfera di terrore ed ansia, temevano una rappresaglia nucleare da parte del blocco nemico. Ma nel 1989 tutto questo finì. Sai grazie a chi, Harry? Di certo non fu grazie a dei vecchi politici. Furono gli studenti, gli studenti provenienti da tutta Europa e altrove si riunirono ed il 9 novembre 1989 demolirono il Muro. Un muro che aveva simboleggiato fino ad allora separazione, oppressione. Quella notte i ragazzi dissero no, non vivremo più oppressi, non saremo più separati."

Harry lo aveva ascoltato, rapito dalle sue parole, dal suo modo di raccontare. Mentre Louis parlava i suoi occhi brillavano, come se fosse commosso.

"È un'incredibile coincidenza" disse Louis.

"Quale?"

"Tra tutti i libri che tu potessi scegliere, tra tutti gli argomenti che potessi aprire a caso, hai preso il mio preferito."

Harry sentì una strana sensazione al petto, come se un immenso calore si fosse posato sul suo cuore. Ebbe una folle idea, l'idea di sentirsi legato al suo professore in modo diverso, intimo. Sorrise dolcemente alle parole di Louis.

"Davvero è il tuo argomento preferito?" Chiese, affascinato. Dimenticando completamente le formalità dell'uso del lei. Ma anche il suo professore non ne aveva prestato attenzione.

"Certo che si. È bellissimo, non trovi? Che mentre tutto il mondo cercava di schiacciare sotto il suo immenso peso, mentre le regole impedivano i legami, dei ragazzi della nostra età sono riusciti a stare in piedi, a infrangere ció che era ingiusto, demolendo la tirannia e cambiando le sorti del mondo per sempre."

Mentre pronunciava queste parole Louis si avvicinò sempre di più ad Harry. Sembrava che stessero ballando un valzer, ad ogni parola di Louis comportava uno spostamento, un passo sempre più vicino l'uno all'altro.

"Non è fantastico ció che rende possibile il potere della cultura, il potere della gioventù" aggiunse, sempre più vicino ad Harry.

"Sembra che non esisti cosa più potente" sussurrò Harry.

La sua voce si infranse sul volto di Louis, così vicino al suo.

"Immagina l'emozione, Harry. Sentirsi il padrone del mondo, il fautore del proprio destino" bisbigliò Louis, sulle labbra del ragazzo.

Harry sorrise.

"Non ho bisogno di immaginarlo" commentò.

Harry non seppe mai se Louis udì quelle parole, da quanto le pronunciò sottovoce.
Ma non importava, niente più importava in realtà.
Perché mentre pronunciò quella frase, il suo fiato si era infranto sulle labbra del suo professore, ed entrambi avevano azzerato la distanza senza riflettere.

Le loro labbra erano calde le une sopra le altre. Si muovevano con delicatezza, con dolcezza. Assaporavano quel momento che sarebbe rimasto fermo nel tempo per sempre.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now