Sofferenza

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Quella notte, Louis pianse tutte le sue lacrime. Non riusciva a credere a quanto potesse resistere il suo corpo avvolto in quell'immenso dolore.

Non poteva più respirare perché i singhiozzi gli avevano rapito tutto il fiato. Ma nonostante questo non aveva smesso di piangere e disperarsi.

In tutta la sua vita non aveva mai provato questo dolore, non si era mai sentito così tradito.

Harry era stato il primo, l'unico, di cui si era fidato più di chiunque altro. Ad Harry aveva donato tutto se stesso, in ogni aspetto.

Come aveva potuto essere così ingenuo da aspettarsi il suo livello di maturità da un ragazzino di diciassette anni? Come aveva potuto buttarsi a capofitto nella relazione senza pensare alle conseguenze?

Harry Styles lo aveva ammaliato, lo aveva rapito, gli aveva promesso amore eterno ed infine lo aveva tradito. Anzi, lo aveva tradito fin dall'inizio e questo era ció che più gli faceva male.

Louis non sapeva se si sarebbe mai più ripreso da questa sensazione che lo stava attanagliando sempre più nel profondo. Ma voleva rimettersi in piedi, doveva farlo.
Harry Styles era stato un sogno, e adesso era arrivato il momento di svegliarsi.

*

Uscito dalla casa di Louis, Harry non era tornato alla sua abitazione. Non voleva rovinare anche la precaria relazione che si era appena creata tra sua sorella e Liam.

Così, si diresse verso l'unico posto in cui sapeva di poter trovare un amico: casa di Niall.
Ma il percorso era lungo e lui stava camminando con le lacrime agli occhi ed il cuore spezzato.

Ad ogni passo sentiva che il suo battito stava rallentando. Riusciva a percepire come il suo corpo volesse smettere di faticare e trovare un sollievo. In realtà, l'unica cosa che realmente voleva fare era stare con Louis e chiedergli perdono fino all'alba, baciando ogni porzione della sua pelle.

Ma questo non poteva farlo, non avrebbe mai più potuto farlo perché Louis aveva terminato la loro relazione.

Adesso, Harry era di nuovo solo.

"Ciao Styles!" Lo chiamò una voce familiare.
Harry alzò lo sguardo per scoprire l'identità della persona che lo aveva chiamato. Roteò gli occhi alla vista di Nick, che spuntava dal finestrino abbassato di una macchina con un sorriso ebete stampato sul volto.

Harry non rispose, anzi aumentò il passo. L'ultima persona che avrebbe voluto incontrare si trovava proprio davanti a lui. Voleva sparire da lì il prima possibile.

Nick era seduto in macchina sul sedile del passeggero. Accanto a lui c'era un ragazzo dell'ultimo anno e dietro tre ragazze ubriache stavano stonando la canzone che passava alla radio.

"Dove te ne vai tutto solo?" Insistette Nick, mentre la macchina procedeva a passo d'uomo, a passo di Harry.

Ma Harry continuò a non rispondergli. Cosa doveva dirgli? Che aveva appena perso l'amore della sua vita a causa di uno scherzo stupido e infantile? Che si era odiato ogni giorno solo per aver architettato una vendetta contro il suo professore di storia? No, non poteva dirglielo. Non voleva.

"Andiamo Harry, c'è una festa pazzesca a pochi isolati da qui, salta su!" Lo incitò il ragazzo.

Harry tentò di continuare a camminare per la sua strada. Ma adesso Nick era sceso dalla macchina e stava avvicinando la mano pericolosamente vicino alla sua spalla.

"Sembri molto sofferente, hai bisogno di alleviare le tue pene. Io posso aiutarti in questo" disse ammaliante, tentando di accarezzare la guancia di Harry.

Harry si scansò d'istinto, veloce come un ghepardo. Lanciò uno sguardo infiammato verso Nick che si era permesso di invadere uno spazio così personale.

Il vecchio Harry lo avrebbe lasciato fare, anzi sarebbe addirittura salito in macchina senza pensare alle conseguenze.
Ma lui non era più quell'Harry. Louis lo aveva cambiato, lo aveva fatto crescere, lo aveva fatto innamorare...

Il ragazzo dell'ultimo anno suonò violentemente il clacson, attirando l'attenzione di Nick.

"Avanti Grimshaw, il tuo amichetto non vuole venire! Noi andiamo!"

Nick si girò verso Harry, sussurrando: "Peccato, non sei più il figo che credevo... sei diventato un vero perdente" poi aprì lo sportello, sparendo dentro l'auto.

Harry tirò un sospiro di sollievo vedendo sparire la macchina oltre la curva.

Nick lo aveva appena chiamato Perdente ma a lui non interessava perché in realtà Harry aveva già perso. Aveva già perso tutto ció di cui aveva bisogno, il suo Louis.

Le sue gambe lo trascinarono in modo automatico verso casa di Niall. Quando arrivò aveva gli occhi gonfi e rossi, stava piangendo e non se ne era nemmeno accorto.
Il suo amico lo abbracciò, lo portò dentro casa offrendogli una cioccolata calda e una spalla su cui piangere.
Niall non fece domande, non ne aveva bisogno. Sapeva che doveva riguardare Louis e che Harry non era pronto a parlarne.

Harry si addormentò poco dopo sul divano del suo amico, la tazza di cioccolata ancora piena poggiata a terra.

*

Louis aveva passato la notte in bianco, pensando a tutto quello che era successo la sera prima e soffrendo ogni volta che si permetteva di ricordare i caldi baci di Harry ed i suoi occhi grandi.

Doveva trovare la forza di alzarsi dal divano, non era riuscito neanche ad entrare in camera da letto, dove conservava i ricordi più dolci e più intimi della sua relazione. Ex relazione.
Ogni volta era una profonda fitta al cuore.

Non si era pentito delle parole dette ad Harry, era vero che non si fidava più di lui, lo aveva ingannato troppo a lungo. Come avrebbe potuto stare con una persona di cui adesso non poteva più fidarsi?
Eppure una piccola vocina nella sua mente gli suggeriva che Harry era cambiato, insieme a lui era maturato e che lo amava davvero.

Scosse la testa cercando di allontanare quei pensieri, doveva essere forte e imparare a sopportare il suo dolore.
Così si alzò, dirigendosi in bagno.
Quando si specchiò rimase stupito nel vedere il suo riflesso: aveva pesanti occhiaie violacee procurate da una notte insonne e dalle infinite ore passate a piangere tutte le sue lacrime.

Si mise gli occhiali, sperando che la montatura avrebbe coperto quella mostruosità, ma invano. Afferrò la prima camicia dall'armadio e il primo paio di pantaloni. Non gli importava che fossero coordinati, non gli importava neanche di mettere la cravatta o le bretelle. Non gli importava più di nulla.

In realtà avrebbe voluto mettersi in malattia per non andare a lavoro, ma non aveva avuto tempo disponibile per chiedere un giorno di permesso e inoltre era consapevole del fatto che, volente o no, Harry frequentava la sua scuola e prima o poi avrebbe dovuto rivederlo.

E infatti, poche ore più tardi, la sua paura si avverò. Nei corridoi della scuola vide il ragazzo coi suoi tipici ricci scompigliati e due profonde occhiaie, simili alle sue. Incrociarono lo sguardo per un secondo, ed il mondo sembrò fermarsi.

C'erano mille cose da dirsi e allo stesso tempo nessuna. Entrambi vedevano passare davanti ai loro occhi flashback della sera prima, dei pianti, delle urla, della disperazione. Entrambi con il cuore spezzato abbassarono lo sguardo, capendo che niente sarebbe mai più stato lo stesso.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now