Vendetta

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Louis parcheggiò nel vialetto in fretta e appena entrò in casa sbatté la porta alle spalle. Sbuffò. Si era reso conto di aver Harry Styles in pungo con la storia del ricatto, ma questa era l'ultima cosa che voleva fare.

In realtà era stata tutta colpa di quel ragazzino, che non faceva altro se non esasperarlo. Avrebbe voluto essere un buon educatore, spiegandogli quanti vantaggi avrebbe portato lo studio, se solo si fosse concentrato un po' di più sui libri e un po' meno sul fumo...

Sapeva che la storia con Harry non sarebbe finita qui. Lo aveva capito, quello studente era una testa dura. Ma Louis voleva sforzarsi ad essere più duro. Ormai lo aveva preso come una sfida personale.

Il suo cellulare squillò. Liam apparve sullo schermo, ma Louis riattaccò. Si sentì un po' in colpa ad ignorare l'amico, ma era sicuro che avrebbe capito. In questo momento non aveva voglia di parlare con nessuno.

Andò in cucina e mise su il bollitore per il tè. Voleva passare una serata tranquilla, con una fumante tazza di tè caldo, dei biscotti al burro ed un buon libro da leggere sdraiato sul divano.

Louis non poteva immaginare che in quello stesso istante, non troppo lontano da lui c'erano tre liceali che si stavano mettendo d'accordo sul compiere una perfetta vendetta nei suoi confronti.

*
Quella mattina Louis si svegliò in ritardo. Si era addormentato sul divano, il libro ancora in grembo e la tazza sporca in terra. Odiò quella situazione, lui era un maniaco dell'ordine e vedere quella confusione gli dava una strana sensazione, come un prurito al cervello. Ma ciò che odiò di più fu il fatto di essere in ritardo, non aveva tempo neanche per fare colazione. Si fiondò velocemente sotto la doccia e si vestì in un baleno, precipitandosi nella macchina in pochi secondi.

Mentre stava guidando verso scuola, il cellulare suonò. Liam apparve sullo schermo, e ancora una volta Louis dovette rifiutare la chiamata, odiandosi con tutte le sue forze. Stava ignorando il suo migliore amico, aveva fatto ritardo e casa sua era un macello -almeno per i suoi standard- e perché?
Soltanto perché uno stupido ragazzino gli era entrato nella testa e non poteva far a meno di pensare all'arroganza e alla presunzione di Harry Styles.
Lo esauriva come nessuno al mondo, si ritrovò a pensare, mentre correva tra i corridoi in ritardo per la lezione.

*
"Ciao" salutò Harry, avvicinandosi ai suoi amici.

"Ehi Harry, tutto apposto" asserì Niall, facendo l'occhiolino.

Il loro piano stava per entrare in atto, dunque. Avevano passato tutta la notte a pianificare uno scherzo, una vendetta perfetta. Avevano vagliato varie opzioni, tra cui imbrattare il professore di tinta nei corridoi o ricoprirlo di salsa piccante a mensa. Erano idee folli ma divertenti, ma purtroppo impraticabili senza farsi beccare. E questo era il suo fine ultimo. Harry voleva che il messaggio arrivasse chiaro al professor Tomlinson, senza peró che il resto dei professori ed il preside soprattutto si accorgessero di nulla.
Così alla fine avevano optato per la sua macchina. Avevano passato la notte a far ricerche su quali scherzi poter fare sulla macchina di uno sconosciuto, guardando vari video su YouTube molto divertenti. Ed avevano deciso. Era uno scherzo sicuro ma efficace, e questo importava.

"Quindi, ricapitolando" sussurrò Zayn. "Alla fine delle lezioni, quando tutti tornano a casa, tu Harry sarai con il professore, mentre io e Niall andremo alla sua macchina per-"

"Shh" protestò Niall, mentre un gruppo di ragazze li passarono vicini. Appena scomparvero dietro l'angolo Niall continuò "Tu Zayn farai da palo ed io attuerò il piano, mentre tu Harry ovviamente tratterrai il professore in detenzione."

"Perfetto" rispose Harry, mentre un lampo di malizia passò nei suoi occhi. "Ci sentiamo stasera", gli salutò.

Più tardi, al suono della campanella di fine giornata, Harry entrò nell'aula di detenzione prima ancora dell'arrivo del professor Tomlinson. Quando egli entrò, si trovò sorpreso a vedere Harry seduto al suo banco con il quaderno aperto. Forse credette di essere riuscito a domarlo, pensò Harry. Non poteva sbagliarsi di più, povero illuso.

Le ore passarono lente, infinitamente lente. Il professore si era nuovamente perduto nelle sue noiosissime spiegazioni ed Harry aveva perso il filo del discorso in pochi minuti. Ma non sbuffò, non lo interruppe, non fiatò neanche una volta, pregustandosi la dolce vendetta.
Quando quelle ore finirono, Harry salutò il professor Tomlinson con forse troppa enfasi e corse a nascondersi tra i cespugli del parcheggio della scuola, era impaziente di vedere l'espressione che avrebbe fatto, la reazione che avrebbe avuto il suo professore, perfettino Tomlinson al suo scherzo.

"Harry!" Bisbigliò severamente Zayn, poco distante da lui.

"Zayn" disse Harry, sorpreso di vederlo. "Che ci fai qui? Vuoi gustarti lo spettacolo?"

"Harry, Harry!" Cercò di dire senza fiato "Harry devi fermarlo"

"Cosa? Perché?" Domandò indispettito.

"Niall, quel cretino, ha fatto un casino. Invece di togliere le viti per non far partire il motore ha tolto le viti che tenevano i bracci della sospensione" spiegò Zayn, preoccupato.

"E cioè?" Chiese Harry, sentendo l'ansia che gli montava in corpo.

"Cioè se monta in macchina, perde totalmente il controllo del motore. Harry, potrebbe morire" disse Zayn, con un filo di voce.

Harry sembrò paralizzarsi. Da uno scherzo innocente, che avrebbe richiesto l'intervento di un meccanico per far ripartire il motore e dunque una spesa che si sarebbe aggirata sulle 200 sterline, adesso era diventata una questione di vita o di morte.

"Cazzo" proferì, incredulo.

"Senti Harry, tu distrailo. Io cerco di rimediare a questo casino"

Harry annuì, uscendo dal cespuglio.
Non aveva idea di che cosa avrebbe detto al suo professore, ma di una cosa era certo. Non lo avrebbe fatto salire su quella macchina per nessuna ragione al mondo.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now