Colpa

817 38 2
                                    

Louis aveva passato il weekend con la pesante consapevolezza del suo errore. Harry era solo un ragazzo, lui l'adulto. Era stata colpa sua se ciò era accaduto. Non si era dato pace per due giorni, cercando di scacciare dalla mente l'immagine di un bellissimo Harry con i ricci scompigliati, le labbra rosse, le guance calde, la pelle morbida e soffice. Ma quei pensieri gli erano sempre tornati a mente.
In effetti Louis non aveva esperienza su come si scacciassero i pensieri poco consoni sul ragazzo che ti piace.
Dannazione no. A lui non piaceva Harry, non poteva piacergli il suo studente, Harry Styles.

6:15, suonò la sveglia.
Quel lunedì mattina Louis si svegliò con l'ansia che gli attanagliava lo stomaco. Non era stato così in ansia neanche il lunedì mattina che aveva iniziato a lavorare.
Il solo pensiero di rivedere Harry lo agitava. Non sapeva come comportarsi, aveva optato per ignorarlo, ma avrebbe davvero funzionato? Stava facendo la cosa giusta? Non lo sapeva.

Quando suonò la campanella, i livelli di ansia di Louis raggiunsero il suo picco massimo. Ma presto si trovò a considerare che era stato due giorni in agonia per nulla. Harry non si era presentato alla sua lezione quella mattina. Ed in fin dei conti avrebbe dovuto aspettarselo, Harry era fatto così.

Odiò il fatto che per colpa sua, adesso Harry avrebbe buttato il suo futuro alle ortiche.
Con questa presa di coscienza, Louis passò la peggiore mattinata della sua vita.

*

Harry aveva passato il peggior weekend di sempre. Dopo aver passato il venerdì notte a dormire su una panchina come i barboni, la mattina seguente era tornato a casa da Niall, con un pesante occhio nero.
Il suo amico si era sentito in colpa per aver organizzato la festa della notte precedente. Non capiva perché  Harry avesse detestato l'idea di parteciparvi, preferendo tornare da sua sorella, dove inevitabilmente le cose erano precipitate.
Questo perché Harry aveva saggiamente lasciato fuori dal suo racconto tutta la parte del suo professore di storia. Per quanto nulla sarebbe mai più successo tra loro, quel momento sarebbe durato per sempre, lui avrebbe portato quel bacio con se per tutta la vita.

Ed il pensiero che fosse riuscito ad allontanare anche Louis Tomlinson gli aveva fatto passare il peggior fine settimana della sua vita.
Per un momento, un breve singolo instante, aveva pensato che finalmente non sarebbe stato più solo. Si era sentito importante, fautore del suo destino, per usare le parole del suo professore.
Ma era riuscito a rovinare anche quello.

Harry voltò lo sguardo fuori dalla finestra. Un violento temporale si stava scatenando sulla città. Le gocce di acqua si abbattevano con forza sui vetri delle finestre, mentre il vento fischiava furioso tra gli edifici.

Adesso Harry si sentiva più solo che mai. Era abbandonato a se stesso. E la colpa non era di nessuno, se non sua.

Quel lunedì mattina non si presentò a scuola. Non ne aveva più la motivazione. Ormai sapeva che sarebbe sceso per sempre, sprofondando nel baratro giorno dopo giorno.

Ma Harry non voleva questo.
Era riuscito a cogliere un barlume di speranza quando Louis gli aveva proposto di aiutarlo. Si era aggrappato a questa speranza con tutto se stesso. Non poteva lasciare che le cose gli sfuggissero di mano, non dopo aver conosciuto l'affetto di un caldo abbraccio.

Così decise di uscire di casa, precipitandosi sotto al temporale. Non aveva preso l'ombrello, ne aveva il cappuccio. Ma non gli importava di bagnarsi. Aveva in mente un obiettivo preciso, tutto il resto non contava.

*

Louis era rientrato in casa da poco tempo. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma durante la giornata aveva pianto, chiuso nel suo ufficio. Si era sentito in colpa per Harry. Proprio nel momento in cui stavano per raggiungere un risultato, proprio nell'istante in cui un ragazzo, che a detta di tutti era irrecuperabile, stava per mostrare al mondo quanto avesse torto, si stava rialzando.
Ed ecco che lui aveva rovinato tutto.

Si, perché Louis sentiva che fosse tutta colpa sua. Lui aveva proposto ad Harry di andare a casa sua, e da lì le cose erano precipitate, era inevitabile.

Si gettò sul divano, le mani a coprire il suo volto. Non voleva più pensare, non voleva più essere triste.

In quell'istante il campanello suonò. Louis si accigliò, domandandosi chi potesse essere.

Quando aprì il portone rimase a bocca aperta. Sulla soglia di casa sua c'era un ragazzo tutto bagnato, Harry.
Aveva i capelli fradici, appiccicati sul volto. Anche i vestiti erano zuppi e tirava su col naso, sicuramente si era preso un raffreddore.

"Harry, sei pazzo?" Chiese retoricamente Louis, trascinando il ragazzo dentro casa.

Harry era vestito con una maglia a mezze maniche, un paio di pantaloni logori e delle scarpe di tela. Il peggior outfit che potesse avere per quella giornata fredda e bagnata.

Stava gocciolando sul suo pavimento lindo, ma non importava. A Louis erano sempre importate queste cose, ci aveva sempre tenuto alla pulizia. Ma con Harry, zuppo e tremante davanti a se, l'ordine non importava più.

"Ma perché cammini sotto la tempesta? Ti sarai sicuramente ammalato." Disse Louis, con tono preoccupato "Aspetta qui, vado a prenderti una copert—"

"No" lo interruppe Harry, severamente.

Louis spalancò gli occhi, fissando il ragazzo davanti a se. In quel momento notò l'occhio nero e pesto sul volto di Harry.

"Che è successo, ti sei fatto male?" Chiese, sempre più preoccupato.

Ma Harry non voleva parlare di questo. Non era lì per raccontare dei suoi problemi familiari.

"No, adesso tu mi ascolti" pronunciò Harry, cercando di scacciare il freddo dal suo corpo.
"Ti sembrerò pazzo, e sicuramente lo sono. Ma non importa." Iniziò, avvicinandosi a Louis. "Per tutti questi anni, per tutto questo tempo a nessuno era mai interessato di me. E mi andava bene così, me ne ero fatto una ragione. Poi sei arrivato tu, sei precipitato nella mia vita con l'intento di cambiarla. Mi hai dato speranza. E adesso non puoi portarmela via" pronunciò, tutto d'un fiato. Aveva paura a fermarsi, non voleva che Louis lo interrompesse, non prima di aver terminato ció che doveva dirgli. "E mi dispiace, mi dispiace davvero se ti ho offeso con quel bacio. Io non volevo, non era questo il mio intento. Ma Louis—" era la prima volta che pronunciava il suo nome, se ne erano accorti entrambi. "Tu sei l'unico che tiene veramente a me, io non posso perderti".

Harry era così solo, così perso. Aveva bisogno di calore e di affetto. E inoltre, bagnato era bellissimo. Louis non ragionò più, fiondandosi sulle sue labbra.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now