Opportunità

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Harry entrò nella stanza del professore un po' titubante. Sembrava che le cose stessero andando bene, l'aveva perdonato ed erano tornati insieme, innamorati più che mai. Cosa poteva esserci di male adesso? Si ritrovò a pensare, un po' inquieto.

Seguì Louis con lo sguardo, mentre quest'ultimo si appoggiò sulla scrivania con le mani incrociate sul petto e gli occhiali sul naso che gli davano quell'aria di superiorità.

"Harry, oggi è venuto Liam. Mi ha detto una cosa" iniziò Louis, con tono serio.

Harry si accigliò: "Qualcosa non va? C'entra per caso la bambina?" chiese con preoccupazione.

Louis ridacchiò tra sé per un breve istante, poi tornò serio: "no tesoro, la piccola sta benissimo. È di te che voglio parlare, in realtà." disse, sporgendosi sulla cattedra per afferrare qualcosa.

L'uomo stava tenendo in mano un bigliettino di cartone bianco, con sopra incise delle parole color oro che Harry non riusciva bene a mettere a fuoco.

"Leggi" suggerì Louis, mettendo nelle mani del ragazzo il biglietto.

Jeff Azoff, Studio manageriale per nuove promesse della musica. Hollywood, L.A., California, U.S.A.

"Cosa sarebbe?" Chiese Harry, intimorito ad approfondire l'argomento.

Louis sorrise, si tolse gli occhiali e strofinò le dita sopra. "Amore," iniziò, riposizionandosi la montatura sul naso, "L'altro giorno, quando mi hai cantato la mia canzone preferita in quel bar, c'era seduto un uomo. Non ci abbiamo fatto caso, eravamo impegnati in altro, ma lui ti ha ascoltato cantare e ne è rimasto entusiasta. Per caso fortuito, quest'uomo è un manager per cantanti emergenti, e ha lasciato a Liam il suo numero di telefono, se giri il biglietto lo trovi scritto." disse Louis, utilizzando un tono di voce dolce.

"Continuo a non capire" rispose Harry, anche se in realtà stava capendo benissimo.

"Invece si, cucciolo. Quell'uomo vuole offrirti un lavoro, vuole portarti in America e farti diventare una star"

Harry scoppiò in una risata isterica, non voleva assolutamente saperne di tutta quella storia.  Lui non era un cantante, non lo era mai stato e non lo sarebbe mai diventato, si vergognava a cantare in pubblico e l'aveva fatto solo ed esclusivamente una volta per riconquistare l'uomo che amava. Soprattutto per questo l'idea di trasferirsi in America gli sembrava assurda: mai e poi mai, per alcuna ragione al mondo avrebbe rinunciato al suo Louis. Non di certo ora che aveva sperimentato cosa volesse dire stare senza di lui. Meglio una vita condotta in povertà ma insieme che miliardario ma separati.

"Assolutamente no" sentenziò Harry, buttando il biglietto nel cestino più vicino.

Louis roteò gli occhi al cielo, temeva una simile risposta. Quando Liam gli aveva raccontato l'accaduto, lui era rimasto sbigottito. Aveva sempre pensato che Harry avesse del talento, vero e puro, ma non credeva che questo talento lo avrebbe portato via da lui così presto. Ma questa era la sua strada, ne era certo, e avrebbe insistito fino alla morte per vederlo intraprendere questo percorso: nella sua vita aveva sofferto troppo, si meritava il meglio che questa poteva offrirgli. Ed ecco che il treno delle opportunità stava passando, non gli avrebbe permesso di perderlo.

"Harry-" iniziò, ma questo lo interruppe prima che potesse iniziare il suo discorso.

"Ti ho già dato la mia risposta, categorica e definitiva." disse, uscendo arrabbiato dalla stanza, facendo sbattere forte la porta dietro di sé.

Louis non doveva insistere. Era la sua vita e avrebbe deciso lui come viverla. Sapeva cosa avrebbe iniziato a dire il suo fidanzato: sei fantastico, hai talento, non farti sfuggire quest'opportunità, te la meriti. Ma a lui non importava. Non gli importava di diventare ricco e famoso, non l'aveva mai chiesto. Tutto quello che desiderava ce l'aveva già con sé: un fidanzato che amava, degli amici affezionati, una sorella felice e una splendida nipotina. Non aveva bisogno di altro, aveva già tutto.

A passi svelti raggiunse i suoi amici che in quel momento stavano pranzando.

"Cosa c'è che non va?" chiese Zayn, arrotolando sulla forchetta gli spaghetti.

"Non dirmi che avete di nuovo litigato..." esclamò Niall, mentre inforcava una patata arrosto.

Harry alzò gli occhi al cielo, poi si sedette con loro, raccontando l'accaduto. I suoi amici restarono in silenzio tombale, avevano persino smesso di mangiare. Si scambiarono uno sguardo d'intesa tra loro, ma Harry aveva già capito. Stavano dando ragione a Louis, quei bastardi, quei traditori. Harry sbuffò, tentando di alzarsi, ma Zayn gli bloccò la mano costringendolo a restare seduto al tavolo.

"Harry, hai un'opportunità. La vita di ha dato solo merda e adesso che finalmente ti ricompensa butti tutto nel cesso?" Disse, senza mezzi termini.

"Ha ragione, hai un'opportunità per andartene e lasciare questa città del cazzo. Puoi diventare qualcuno, lo devi a te stesso" aggiunse Niall, seriamente.

Ma ad Harry non interessava di diventare qualcuno, lui era già qualcuno per la persona che amava e questo gli bastava, non aveva bisogno d'altro. Chi se ne frega dei soldi, chi se ne frega della fama. La sua vita andava finalmente per il verso giusto, aveva amore e felicità, e questo gli bastava. Era categorico su questo, non si sarebbe fatto convincere da nessuno.

*

Louis aveva visto Harry uscire infuriato dal suo studio. Sapeva che il ragazzo si stava comportando in quel modo per il bene della loro relazione, non era arrabbiato con lui ma non voleva essere causa del male di Harry. Non avrebbe mai permesso che il suo fidanzato rinunciasse all'opportunità più grande che la vita gli avrebbe mai concesso. Pensò a prendere il telefono e chiamare Gemma, magari lei lo avrebbe aiutato a convincerlo. Ma non voleva creare ulteriori scontri tra i due fratelli, in fin dei conti si erano riappacificati da poco, Gemma era una neo-mamma ed aveva sicuramente molti altri pensieri per la testa. No. Lui doveva essere responsabile per Harry, lui era l'adulto nella relazione, lui era il suo professore e in quanto tale avrebbe dovuto fare il bene del suo studente.

Uscì dalla stanza diretto alla presidenza. Si odiò con tutte le sue forze a dover ricorrere ad un tale sotterfugio ma non c'era altra via: Harry doveva cogliere quell'opportunità a qualsiasi costo.

"Buongiorno preside" si annunciò Louis, chiudendo la porta dietro di sé.

Simon Cowell, il preside della scuola, alzò gli occhi dalla sua scrivania e rivolse al professore un sorriso incoraggiante.

"Louis, che piacere. Qualcosa non va?" chiese, invitandolo a sedersi. Una volta accomodato, Louis rispose: " Tutto bene, in realtà sono qui per chiederle un favore" disse, ancora un po' titubante, ma era pronto a sacrificarsi per il bene di Harry.

"Del tipo?" chiese Simon, accigliandosi.

"Vorrei chiedere un trasferimento" rispose Louis, con un filo di voce.

"Perchè? Non ti stai trovando bene qui con noi?" domandò l'altro, un po' preoccupato.

"No, ho trovato fantastico poter insegnare nella sua scuola, signor preside. In realtà, è una questione privata, ho bisogno di un trasferimento per una questione famigliare" si inventò Louis, e mentre lo diceva i suoi occhi stavano diventando rossi. Non avrebbe mai voluto abbandonare Harry, ma sapeva che era la cosa giusta da fare per il suo bene.

"Non ho promozioni da proporti" disse Simon, aprendo il primo cassetto della scrivania. "Ho soltanto questa richiesta, ma ti avverto: sarà un'involuzione per la tua carriera, stai facendo dei passi indietro e tornare avanti sarà difficile" concluse, tirando fuori un documento.

Nel documento vi era una proposta di lavoro per insegnare come professore delle medie in una delle scuole più malfamate dell'Inghilterra. Louis fissò a lungo quel foglio, poi con la mente ripensò ad Harry. A quel fantastico ragazzo che era pronto a rinunciare a tutto per stare con lui. Pensò al primo momento in cui l'aveva visto, così triste e solitario. Poi si ricordò di quando iniziarono a conoscersi, gli scontri iniziali che si tramutarono in fiducia ed infine amore. Tanto amore e tanta felicità. Per un attimo, Louis esitò, non voleva lasciarlo andare ma doveva. Così, con le lacrime agli occhi firmò il documento e le sue dimissioni. Lo doveva ad Harry, al suo splendido fidanzato che si stava chiudendo una porta in faccia solo per lui. Si alzò dalla sedia e raggiunse l'uscita dell'ufficio: era fatta. Adesso, non rimaneva che comunicarglielo.

Amami SottovoceWhere stories live. Discover now