Dolce Libertà

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"Dunque, sei uno storico?" Chiese Gemma a Liam, cercando di intavolare un discorso.

Harry e Louis si erano seduti su un'unica poltrona, mentre accarezzavano la piccola Rosie che stava dormendo.

Gemma e Liam erano rimasti soli a parlare, perché i due ragazzi si erano rinchiusi nel loro mondo, coccolandosi.

"Beh si. Mi sono laureato con Louis. Adesso lavoro al British Museum a Londra. Il lavoro dei miei sogni"

Gemma annuì, per qualche istante. Poi aggrottò le fronte, realizzando quello che Liam le aveva appena detto.

"In che senso laureato con Louis? Quanti anni avete più di mio fratello?" Chiese con tono inquisitorio.

"Oh beh. Credo che questo sia un tasto dolente che dovreste risolvere tu ed Harry" rispose Liam con onestà.

"Non ce n'è bisogno" affermò Harry. "Gems, Louis è il mio professore" confessò, senza problemi.

Louis alzò la testa di scatto.

"Harry!" Lo rimproverò, ma non era davvero arrabbiato perché, non sapeva come, ma sentiva di potersi fidare di Gemma.

"Non lo devi dire a nessuno, altrimenti Louis potrebbe perdere il posto" spiegò Liam alla ragazza.

"Okay, se tu sei felice, lo sono anche io" rispose semplicemente a suo fratello.

Harry sentiva il proprio cuore scoppiare di gioia. Quando credeva di non poter essere più felice di così, ecco che la vita gli dimostrava il contrario facendo accadere ancora cose migliori. E un po' questo la vita glielo doveva, dato che fin dalla sua infanzia non aveva vissuto altro che momenti tristi.
Ma adesso era con Louis, il suo ragazzo, e si era riconciliato con sua sorella, e stringeva tra le braccia sua nipote, la piccola splendida Rosie.
Sentiva che niente avrebbe potuto distruggere quell'atmosfera così carica d'amore, ma non si era mai sbagliato tanto.

La porta della camera venne spalancata con forza, sbattendo contro il muro. Questo rumore improvviso svegliò la neonata, che iniziò a piangere tra le braccia di Harry e Louis.

Dalla porta entrò un uomo grasso e sudaticcio che dimostrava il doppio dei loro anni. Paul.

"È nato?" Pronunciò, mentre il suo pesante fiato puzzolente di birra invase la camera.

"In realtà è una femmina" disse Gemma. "Non che siano fatti tuoi adesso"

"Cosa, una femmina? Che delusione" sentenziò Paul, avvicinandosi a Gemma.

Improvvisamente, come d'istinto, Liam si frappose con il suo corpo tra il letto dov'era sdraiata la ragazza e l'uomo che tentava di approcciarla.

"E tu chi cazzo sei?" Domandò Paul, mettendo una mano sul colletto della camicia di Liam.

"Paul, adesso vattene" ordinò Gemma. "Noi due non stiamo più insieme. Tu non riconoscerai mia figlia. Non farai più parte della nostra vita"

Gemma era cambiata in poche ore. Era stato l'effetto mamma. Poco prima di avere Rosie, quando non doveva pensare al benessere di nessuno se non al suo, le era andato bene accontentarsi di Paul perche non riusciva a immaginare di passare la vita da sola. Ma appena Rosie era venuta al mondo, Gemma si era resa conto che doveva proteggerla, a qualunque costo.
Così, si era svegliata dalla trance in cui era caduta dopo la morte di sua madre. Adesso c'era una persona che amava come non aveva mai amato nessuno: la sua bambina.

"Pensi di poter decidere tu, puttanella? Anche se—" Paul si interruppe, voltando lo sguardo verso Harry e Louis.

Vide i due ragazzi che stringevano la piccola Rosie, come a proteggerla da lui, la rabbia lo pervase in tutto il corpo, complice anche il fatto che fosse ubriaco.

"Non toccate quella bimba, finocchi! Luridi, schifosi froci!" Gridò, sbraitando.

Nel corridoio dell'ospedale, qualche medico ed infermiere si era fermato a guardare la scena con apprensione.

Harry passò il corpicino di Rosie nelle braccia di Louis. Lei stava piangendo in modo disperato a causa del rumore delle urla.

"Adesso vattene, coglione!" si irrigidì Harry, facendo da scudo con il suo corpo a Louis e Rosie.

"Non ti è bastato l'altra volta, schifoso?" Lo provocò Paul, schioccando le nocche del pugno nel tentativo di ricordargli l'ultima volta che Harry era tornato a casa sua.

"Adesso basta!" Urlò Gemma, mentre calde lacrime le bagnavano le guance.

"Tu stai zitta. Appena usciamo da qui, avrai ció che ti meriti. Ti farò pentire di—"

Non seppero mai di cosa voleva farla pentire. Questo perché Liam perse il lume della ragione a causa dell'uomo che stava gridando contro una ragazza in lacrime in un letto d'ospedale, poche ore dopo aver partorito.
Liam non era mai stato un tipo violento, era uno studioso come Louis, aveva sempre preferito risolvere i dissidi con le parole, ma quell'uomo sembrava ingestibile, doveva essere fermato.
Così, aveva caricato il pugno e aveva mirato al naso.

In quel momento entrarono due infermieri che stavano osservando il tutto.
Paul era steso a terra, ricoperto del suo sangue.
Uno degli infermieri gridò un codice giallo, mentre l'altro tentava di sollevare il pesante corpo di Paul svenuto, per collocarlo su una barella.

Liam si voltò verso i suoi amici, il pugno che ancora tremava.

"Scusa" sussurrò a Gemma.

Odiava il fatto di aver usato la violenza. Ma Gemma sorrise, con ancora le lacrime agli occhi.

"Grazie" disse, semplicemente.

Rosie stava ancora piangendo tra le braccia di Louis. Lui la posò tra le braccia della mamma che la cullò, facendole passare lo spavento.

"Non ti preoccupare, quell'uomo cattivo non ti farà mai del male" bisbigliò Gemma, ma tutti sentirono.

"Grazie Liam" disse Harry, mettendo una mano sulla sua spalla. "Era necessario" lo rassicurò.

Liam annuì, non del tutto convinto. Però era contento di essere riuscito a proteggere delle persone indifese.

"Noi andiamo allora" disse Louis a Gemma, salutandola e augurandole una buona dormita.

"Notte Gems, ci sentiamo domani" aggiunse Harry, chinandosi per lasciare un soffice bacio sui capelli della sorella.

I due uscirono mano nella mano. In quel momento non gli importava di essere visti, non importa nulla se non loro due che si sostenevano a vicenda.
Quando arrivarono alla macchina si guardarono attorno confusi, non avevano realizzato che Liam non fosse là con loro.

Dopo pochi minuti però, il ragazzo gli raggiunse correndo.

"Dove sei stato?" Domandò Louis, con tono inquisitorio.

"Davo la buonanotte a Rosalind" rispose Liam, sollevando le spalle.

I tre entrarono in macchina verso casa di Louis. Erano state una nottata ed una mattinata impegnative. Il sole brillava potente sulla città e le strade erano deserte. Ognuno era a casa con i propri familiari a festeggiare il Natale.
Loro, invece, non vedevano l'ora di fiondarsi nel letto per una bella dormita.

Amami SottovoceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora