Capitolo 10

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Le cinque in punto del mattino erano segnate sulla sveglia digitale posta accanto al letto di Taehyung che, con occhi stanchi, la guardava senza mai distogliere lo sguardo aspettando i minuti che sembravano non voler scorrere mai. Eppure era da quando era entrato in stanza dopo quella crisi – se così poteva giustificare l'aggressivo comportamento del licantropo – e da quando si era medicato alla bell'e meglio le ferite con le lacrime ad offuscargli la vista, che provava a prendere sonno ma un sentimento inqueto l'aveva fatto cadere in uno stato di dormiveglia in cui si svegliava ogni mezz'ora ma gli sembrava di aver chiuso gli occhi solo per un minuto.

Aveva pianto così tanto dopo mesi – l'ultima volta che si era sentito così ferito era stato all'orfanotrofio – mentre si medicava le ferite che l'unica cosa su cui era riuscito a ragionare era se si meritava davvero tutto quello nonostante ciò che aveva passato. Aveva iniziato a temere di poter vivere anche tra quelle mura lo stesso incubo che lo aveva accompagnato durante la sua infanzia e la sua adolescenza... credeva che Jungkook avrebbe dovuto proteggerlo non fargli del male!

Scattò leggermente quando sentì la porta principale chiudersi con un tonfo seguito poi da dei passi lungo le scale e poi qualche secondo di silenzio prima che delle nocche toccassero tre volte di seguito la sua porta che si aprì leggermente a causa della serratura rotta.

Si mise seduto corrugando le sopracciglia in un'espressione già da subito arrabbiata e scontrosa prima che con un tono che doveva apparire normale ma che fuoriuscì dalle sue labbra strozzato, disse «Che vuoi?»

«Taehyung ecco...» esitò «p-posso entrare?» fu la prima volta che lo sentì balbettare, così insicuro di sé e di come rivolgersi a lui. Sentiva pentimento nella sua voce e dalla testa bassa che riusciva ad intravedere dallo spicchio di porta aperto. Aveva capito di aver sbagliato, di essere stato dettato dalla rabbia, ma delle ferite non si rimarginano solo con delle semplici scuse e Taehyung era determinato a fargli capire almeno la metà di quanto avesse sofferto.

«No, voglio che stai lontano.» sapeva di essere lui il primo nel torto, perché tutto quello non sarebbe mai successo se non si fosse fatto dettare dalla curiosità, ma quella reazione era stata così... spaventosa ed esagerata da avergli lasciato il ricordo e la paura addosso.

«Allora parlerò da qui.» e non gli diede nemmeno il tempo di ribattere che, con tono dispiaciuto, continuò «Mi dispiace. Non ho giustificanti per quello che ho fatto, ed anche se le trovassi è qualcosa di imperdonabile. Io dovrei proteggerti, non... farti piangere.» fece una pausa in cui Taehyung immagino si stesse idratando la gola secca, perché la sentiva la sua voce senza fiato mentre continuava a guardare in direzione della porta.

«Quella soffitta...» un sospiro pesante fuoriuscì dalle sue labbra «avrei dovuto parlartene e non tenertelo nascosto. Quelle catene che hai visto lì dentro, sono per me.» si morse un labbro il grigio, avendo già sospettato una cosa del genere che sperava però non fosse veritiera. «Sono un licantropo, metà lupo e metà umano, ed anche io ho le mie debolezze dopo tutto. Non volevo che tu venissi a conoscenza di quella stanza perché avevo paura di spaventarti.» Taehyung combattè con tutto sé stesso per non fare domande, perché al contrario di quello che Jungkook pensava, quella stanza sì lo aveva spaventato ma la curiosità su cosa succedesse all'interno era decisamente maggiore.

Ma il suo orgoglio e il rancore che provava lo fecero rimanere in silenzio che governò per qualche minuto quelle mura, prima dell'ennesimo sospiro da parte del licantropo «Comunque sia, mi dispiace davvero. Se me lo permetterai, se mi perdonerai, rimarrò al tuo fianco... se non vorrai lascerò il posto a qualcun altro che sappia proteggerti.» sgranò gli occhi. No, quello non se l'aspettava proprio.

Non voleva che andasse via. Insomma, si era appena abituato alla sua presenza ed al suo modo di fare così strano, non voleva abituarsi a qualcun altro. O semplicemente non voleva che il corvino ansasse via.

The Hybrid|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now