Capitolo 29

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Sospirò per l'ennesima volta quella mattina mentre con un'espressione dolorante in viso camminava per tutta la cella con la testa piena di pensieri e ricordi, impossibilitato nel poter dormire o anche solo sedersi a causa delle ferite brucianti che pizzicavano dietro la schiena.

Era agitato, decisamente agitato. Hoseok quel giorno sarebbe tornato a fargli visita e sotto copertura gli avrebbe riferito i dettagli del piano che sperava Jungkook e gli altri avessero escogitato per tirarlo fuori da quella cella; il suo timore però era che il dottore non avesse nessuna scusa plausibile per tornare nella sua cella.

Inoltre, a causargli disagio, era l'aver rivisto quell'uomo che aveva fatto scatenare in lui ancora una volta quella sensazione di terrore, smuovendo i ricordi di quel bambino nascosto dentro di sé e immergendolo in uno stato di confusione e paura che aveva fatto rinascere in lui la voglia di nascondersi e sparire quella di tenergli testa. Era tornato il codardo che vuole solo fuggire dalle grinfie di quell'uomo.

L'unica differenza tra il passato e quel presente era che fosse chiuso in una cella al posto di un orfanotrofio e non più sotto i suoi comandi. Doveva farsi coraggio e convincersi che non era solo ad affrontare tutto quello: Jungkook stava venendo a prenderlo, persino Jin e Hoseok erano di fondamentale importanza per la fuoriuscita del piano.

Sospirò ancora per poi spostare lo sguardo in direzione del muro, là dove aveva inciso quelle linee bianche con una pietra. Mancavano solo due giorni e sarebbe stato fuori da lì, doveva solo pazientare ancora un po'. Guardò poi in direzione della piccola finestrella posta in alto potendo chiaramente udire le gocce di pioggia che pesanti si schiantavano sul terreno entrando anche nella sua cella.

Quando un rumore metallico si udì alle sue spalle subito si girò di scatto ritrovando due guardie intente ad aprire la sua cella ed entrare senza dire una sola parola, semplicemente lo afferrarono uno dal braccio destro e l'altro da quello sinistro per trascinarlo di peso verso l'esterno sotto le prime proteste del grigio che cercava di guardare i volti delle guardie nella speranza di scorgere una qualche informazione.

«Che succede?! Dove mi state portando?» provò a scalciare con le gambe ma con esse non riusciva nemmeno a toccare terra.

Fortunatamente una delle due guardie gli parlò, redendo chiaro il posto in cui lo stessero portando senza però specificare il motivo. «Di fronte ai ministri.»

Fu così che, confuso, si lasciò trasportare nuovamente per quelle scale e poi lungo il corridoio decorato in oro che terminava con la grande porta, l'unica cosa a separarlo dalla grande sala contenente le cinque poltrone degli ormai quattro ministri.

Entrarono subito dopo che altre due guardie gli dessero il lasciapassare, per poi come l'ultima volta costringerlo a inginocchiarsi di fronte a loro premendogli la testa contro il pavimento, stringendo i suoi capelli in una ferrea stretta.

Con la coda dell'occhio scorse una figura familiare che quasi gli fece tirare un sospiro di sollievo: Hoseok, con il suo solito camice macchiato di sangue, lo guardava con mani dietro la schiena da un angolo della stanza in attesa forse di ordini.

«Ecco dottore...» parlò il capo dei ministri «Ha insistito nel vederlo, non è così?»

Il rosso sorrise con le labbra ma non con gli occhi che rimasero freddi e inespressivi oltre che leggermente inquietanti, prima di dire con tono divertito e tranquillo «Non è cortese parlare di qualcuno, in questo caso del vostro prigioniero, alle spalle.»

Come riuscisse a sembrare quasi ingenuo, Hoseok, e senza timore di fronte ai ministri, Taehyung doveva ancora capirlo. Dalla prima volta che l'aveva incontrato il dottore gli era sembrato un tipo strano e tutt'ora non riusciva a capire se le sue parole fossero veritiere o solo una presa in giro.

The Hybrid|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now