Capitolo 20

1.2K 115 8
                                    

Dei passi ovattati di un paio di scarpe facevano eco in quelle che sembravano delle grotte. Potevano udirsi in tutto il corridoio fatto di pietra umida e fredda, fino a quando non si fermarono di fronte ad una cella dalle grandi sbarre spesse e arrugginite.

«Mi dispiace che tu sia finito qui. Per adesso sono riuscito solo a portarti questo...» una voce sconosciuta s'ampliò, fin troppo vicina a quelle sbarre.

Alzò pian piano lo sguardo intravedendo prima il freddo pavimento poi quelle scarpe laccate da dietro le sbarre – dove lui stesso era rinchiuso –, risalire lungo le gambe snelle per incontrare poi una mano protratta nella sua cella con un pezzo di pane tenuto stretto dalle lunghe falangi.

Ignorò quel cibo e continuò il percorso dei suoi occhi risalendo fino ad arrivare al petto, le spalle larghe e al collo al quale era legato un mantello, e poi—

Un frastuono gli fece spalancare gli occhi e lo fece sussultare sul posto. La prima cosa che visualizzò fu il lampadario pendente dal soffitto, tipico del salotto di Namjoon.

La sorpresa era dipinta sul suo volto per ciò che era appena successo. Da quanto non aveva un sogno, specialmente se questo riguarda il futuro? Era da quando Jungkook non era più al suo fianco che non ne aveva uno e, come se il tempo fosse tornato a girare intorno a sé dopo mesi di blocco, ecco che come se nulla fosse ne sognava uno.

Man mano che prese coscienza risvegliandosi dal suo stato di dormiveglia sentì delle voci farsi sempre più chiare nelle sue orecchie. Stavano urlando e poteva distinguere chiaramente quella di Namjoon e Irene.

«Sei impazzita per caso? Posso capire che Taehyung non ti vada a genio, so cosa pensi di lui, ma non ti sembra di esagerare adesso?!» non credeva di aver mai sentito così infuriato Namjoon con qualcuno.

Rimase immobile sul divano origliando la conversazione. Nessuno si era accorto del suo risveglio ed avrebbe potuto approfittare di quel momento per ascoltare cose che magari i due non potevano dirgli di persona.

«E' solo un ragazzino! E poi non gli è successo nulla di che, non alterarti tanto!» rispose a tono lei non sorprendendo poi così Taehyung che al contrario si aspettava proprio una risposta del genere da lei.

«E' il protetto di Jungko—»

«Non me ne frega niente! Per me quel tipo può anche andare a farsi fott—»

«Potreste gentilmente smetterla di urlare per favore?» una terza voce che riconobbe come quella di Yoongi s'intromise tra i due litiganti con un tono stizzito «Le mie orecchie sono più delicate delle vostre.» continuò puntualizzando quel dettaglio.

Yoongi non lo vedeva da quella notte ed avrebbe avuto tanto voglia di alzarsi e andargli incontro per chiedere qualcosa riguardo Jimin che non vedeva da mesi, ma si costrinse a fingersi ancora svenuto e pazientò ascoltando la loro conversazione.

«Che diavolo ci fai in casa mia tu?» fu la risposta di Namjoon mentre si muoveva per la cucina.

«C'era la finestra aperta e sono entrato.» immaginò Yoongi fare spallucce con la sua faccia indifferente a tutte le loro parole.

«Non come, ma perché!» lo riprese di nuovo Namjoon facendolo sbuffare.

«C'è un problema.» iniziò «Per caso Taehyung si è ferito? L'odore del suo sangue è arrivato in città e tutti i vampiri stanno impazzendo. Pesino Jungkook se n'è accorto.» quando sentì il nome del suo guardiano perse un battito.

«Si...» il tono di Namjoon era pieno d'amarezza e sensi di colpa. Se solo non avesse voluto sfidare Irene – convinto che Taehyung potesse tenerle testa – tutto quello non sarebbe mai successo. «E' colpa mia, ha battuto la testa.»

The Hybrid|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz