Capitolo 14

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Immerso nel buio della cucina, un paio di occhi color ghiaccio guardavano pensierosi il cielo scuro attraverso la finestra, notando come nuvoloni grigi carichi di pioggia coprissero la luna quasi piena in modo tale che la sua luce chiara non illuminasse le strade per qualche secondo.

Un sospiro e poi girò lo sguardo verso il muro accanto alla finestra là dove c'era appeso un calendario le cui pagine svolazzavano a causa del vento freddo che entrava dalla finestra. Precisamente intravide una data precisa segnata in rosso, che ancora doveva arrivare.

«Sono già passati tre mesi dall'ultima volta...» sussurrò tra sé e sé, puntando nuovamente lo sguardo al cielo, notando come i nuvoloni si fossero mossi per dare spazio alla luna.

Questa volta devo trovare un'altra soluzione, pensò tra sé e sé mentre le prime gocce di pioggia iniziarono a bagnare dolcemente il terreno, così come il loro odore intenso penetrò le narici del licantropo.

Un ultimo sospiro, prima che le sue orecchie – nonostante il rumore crescente della pioggia – non intercettarono un lamento dal piano superiore di quella casa facendogli abbandonare la stanza silenziosa, come quella notte, per raggiungere un'altra stanza.




Il rumore della pioggia batteva forte e violenta sui vetri della grande vetrata posta dietro la scrivania di quell'uomo. Un Taehyung dodicenne, senza più ginocchia sbucciate e le gambe più lunghe tanto da riuscire a toccare terra facilmente, ma con la stesse espressione di terrore in volto, si trovava come prassi a testa bassa ed affrontare l'ira di quell'uomo, completamente solo.

«Taehyungie.» disse con voce melliflua la voce più adulta, ridacchiando leggermente «Hai fatto scappare ancora una volta una giovane coppia.» sospirò poi frustrato portando il pollice e l'indice della mano a massaggiarsi le tempie con aria afflitta. «Cosa dovrei fare con te?» quella era la stessa domanda che gli poneva prima che qualcosa di brutto gli succedesse.

D'altro canto Taehyung strinse le labbra tremanti tra loro e deglutì un groppo in gola. Ricordava perfettamente come la giovane ragazza l'avesse guardato negli occhi per un tempo indefinito, mentre li spiava da dietro il corridoio – sperando dentro di sé, come ogni volta che c'erano visitatori, che quella volta sarebbe toccato a lui andare via da quell'incubo – prima che ella avesse distolto lo sguardo e puntato sul suo compagno per sussurrare un piuttosto udibile «Andiamo via.»

Il piccolo si era più volte guardato tramite lo specchio per capire cosa tutti vedessero in lui tanto da intimorirli, ma oltre il taglio fine e l'iride nera piuttosto grande, non vedeva nulla che non andava. Ma a furia di sentirsi evitato e non ben visto dagli altri aveva provato a non guardare più nessuno e a tenere la testa bassa. Ma quella volta era stato beccato.

Alzò le spalle quindi quando quell'uomo gli porse quella domanda, prima di dire un duro «Sono quelle coppiette ad essere stupide.» difendendo sé stesso. Nessuno l'avrebbe mai fatto comunque in quel posto...

La sedia dell'uomo strisciò sul pavimento provocando un rumore fastidioso prima che i passi riecheggiassero nella stanza e le scarpe laccate di nero rientrassero nella visuale del bambino. Era di fronte a lui adesso ed aveva appena posato la mano pesante sulla sua spalla.

«Non ricordi la punizione dell'ultima volta Taehyungie?» disse stringendo i polpastrelli in modo tale da far gemere di dolore il più piccolo e costringerlo a farlo inginocchiare sul pavimento e a sfilarsi la maglia.

Sentì il fruscio della cinta dell'uomo venir sfilata dalle asole dei pantaloni, prima che il tocco freddo del tessuto di pelle strisciasse lungo tutta la sua spina dorsale fino al collo.

Strinse le piccole mani, gli occhi e trattenne il fiato cercando di prepararsi psicologicamente a ciò che sarebbe accaduto in quei pochi minuti, e poi prese un grande respiro.

The Hybrid|ᴋᴏᴏᴋᴛᴀᴇWhere stories live. Discover now