Speciale due~

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Hoseok.





Ormai lavoravo con Taehyung da anni e la mia mansione era abbastanza meccanica e monotona. Ogni mattina dovevo accendere un computer e controllare come prima cosa che tutte le videocamere fossero attive e che nessuno le avesse manomesse, nel corso della giornata dovevo letteralmente spiare tutti gli impiegati del mio migliore amico, tutti dovevano fare la loro parte e l'azienda era diventata così grossa ed importante proprio perché Taehyung aveva scelto personale competente e qualificato. Raramente avevo dovuto richiamare qualcuno e nella maggior parte dei casi era capitato semplicemente che un paio di persone si prendessero qualche minuto di troppo durante la pausa caffè.

Solo una volta a settimana dovevo fare il giro di ogni singola videocamera, estrarre la memoria per copiare i file registrati su un altro dispositivo in modo da avere il controllo di ogni fotogramma in casa di futuri problemi. Non dovevo neanche più fare i turni di guardia la notte perché Taehyung aveva assunto due nuovi ragazzi che mi affiancavano, dividendosi le ore lavorative.

C'erano giornate in cui rimpiangevo un po' l'aver lasciato il mio lavoro da poliziotto, mi piaceva l'azione, l'adrenalina, mi piaceva guidare le volanti a sirene spiegate, mi piaceva la giustizia e punire chi in un modo o nell'altro aveva sbagliato. Non mi piaceva però il dolore, le lacrime delle persone, i feriti, il dover bussare alle porte di genitori disperati nel cuore della notte. Non ci si potrebbe mai abituare. A volte mi mancava la mia divisa, mi mancava la mia pistola, il mio distintivo. Mi ero impegnato molto per diventare un investigatore per poi mollare dopo neanche un anno. Era stato un insieme di eventi a portarmi a fare quella scelta, per lo più temevo che dopo aver mentito e aver manomesso le prove per proteggere l'identità di Taehyung, sarei stato considerato come un poliziotto corrotto per il resto della mia carriera e nessuno avrebbe mai più potuto togliermi quell'etichetta anche se neanche per un secondo mi ero pentito della mia scelta. Se una situazione del genere si fosse mai dovuta ripetere, probabilmente avrei scelto Taehyung senza esitazione.

Le cose erano cambiate tantissimo dopo quegli eventi, le persone erano cambiate tantissimo, Taehyung più di tutti. Quando eravamo ragazzini, spesso mi era capitato di osservarlo e di chiedermi che tipo adulti saremmo diventati, se nel corso degli anni ci saremmo persi, per che cosa avremmo litigato. Eravamo appena diciottenni quando ci eravamo promessi per scherzo e da mezzi ubriachi che se in futuro ci fossimo sposati, saremmo stati uno il testimone di nozze dell'altro e dopo più di dieci anni da quella promessa, lui aveva mantenuto la sua parola.

Mancavano appena un paio di mesi al suo matrimonio e non lo avevo mai visto così felice e sereno da quando lo conoscevo. Jungkook era davvero la sua persona e ormai ero convinto che si sarebbero trovati in qualsiasi tempo, universo, luogo. Le esistenze di Taehyung e Jungkook erano fatte per scontrarsi ed innamorarsi, perfetti nelle loro imperfezioni.

Sentii la maniglia dell'ufficio sicurezza abbassarsi e seppi immediatamente chi fosse, l'unico che aveva il potere e poteva prendersi la libertà di entrare senza bussare perché dopo tutto quel posto era interamente suo.

"Hobi?"

Mi staccai dal computer e mi voltai immediatamente ad osservarlo.

"Al tuo servizio." Gli dissi scherzando ma notai subito una punta di preoccupazione sul suo volto. "Che succede?" Mi alzai e gli andai in contro.

"Se io ti do il pomeriggio libero, tu riesci ad andare a prendere Iseul all'asilo tra un'ora, Yumi a casa della madre di Jungkook e tenerle tu per qualche ora?" Parlò talmente veloce che quasi feci fatica a comprendere l'informazione.

"Mh, Tae. Io oggi pomeriggio sono già libero." Mi guardò stupito.

"Ah sì?"

"Sì, ti avevo chiesto il pomeriggio perché Jimin aveva bisogno che stessi io con Seojun." Si passò una mano tra i capelli agitato e scosse la testa.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now