21. «Possiamo parlare?»

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Jungkook.





Erano passati cinque giorni e di Taehyung non avevo visto neanche l’ombra. Sapevo fosse al lavoro perché chiamava i miei colleghi per darmi le istruzioni sulle mansioni giornaliere da portare a termine. Non era tornato a casa e non avevo neanche potuto andare a cercarlo in ufficio perché Hoseok era sempre appostato fuori da quella dannata porta, non potevo neanche avvicinarmi.

Avevo provato a scrivergli ma dopo tutti quei giorni, lui non aveva neanche visualizzato i messaggi pur avendoli perfettamente ricevuti. Lo avevo chiamato più volte, gli avevo lasciato 37 messaggi in segreteria senza sapere se li avesse almeno ascoltati anche se ero abbastanza sicuro che non l’avesse fatto.  

Una sera, dopo aver finito il mio turno, ero andato fino sotto casa di Hoseok, mi ero nascosto e avevo aspettato che tornassero. Volevo solo vederlo, guardarlo per un paio di secondi ma appena era sceso dall’auto mi ero reso conto dell’immenso errore che avevo fatto perché mi mancava da impazzire, era bellissimo, il vento gli aveva spostato i capelli coprendogli gli occhi e Hoseok glieli aveva spostati chiamandolo “leone” e lui si era messo a ridere. Aveva fatto male, mi ero sentito morire dentro e me ne ero andato, guidando fino a casa con le lacrime agli occhi.

Jimin non mi aveva ancora chiesto niente, il che voleva dire che Hoseok non l’aveva detto a Yoongi e io a mia volta non ne avevo parlato con nessuno se non con Jaehyun. Ed era proprio a casa sua che mi ero ritrovato in questo momento perché avevo bisogno di un amico, di qualcuno che mi capisse e che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene, qualcuno che fosse dalla mia parte. E non ero sicuro che Jimin lo sarebbe stato e questo la diceva lunga su chi avesse torto e chi avesse ragione ma mi ero costretto a non rifletterci troppo.

“Okay, sei troppo depresso. Scegli a cosa giocare, Overwatch, League of Legends o Sudden Attack.”

Non mi ero mai realmente interessato ai giochi online ma grazie a Jaehyun avevo trovato una nuova passione, se così potevo chiamarla. Ecco che cosa facevamo tutte le volte che ci vedevamo, ci piazzavamo di fronte allo schermo del suo computer, andando avanti a giocare per ore.

“Non mi va, Jae.”

“Non ti andrebbe di fare niente in questo momento però devi sforzarti. Distraiti, pensa ad altro per un po’.”

“Ma io non voglio pensare ad altro.”

Lo vidi mentre mi osservava in silenzio anche se il mio sguardo era rivolto al pavimento.

“Okay, sediamoci sul letto almeno. Sicuramente è più comodo del tappeto.” Annuii e lo seguii, posizionandomi sul bordo del materasso mentre lui si mise al centro, incrociando le gambe. “Non l’hai visto neanche oggi?” Chiese dopo parecchi minuti di silenzio.

“Ho sentito la sua voce.” Alzai lo sguardo. “Sono passato di fronte alla sala riunioni e lui era dentro, stava parlando con qualcuno, non so neanche di cosa. Mi sono perso ad ascoltare lui e basta. Poi sono scappato appena l’ho sentito dire che sarebbe tornato in ufficio.”

“Perché non sei rimasto? Te lo saresti ritrovato davanti.”

“Appunto. Non vuole vedermi, Jae. Hoseok-hyung mi ha detto di dargli tempo e anche se ci soffro, sto cercando di seguire questo consiglio.”

“Hoseok è di parte, ti ha aggredito. Come puoi fidarti delle sue parole?”

Forse perché Hoseok era una delle persone più oneste e leali che avessi mai conosciuto, forse perché lo consideravo un po’ il mio angelo custode, mi era sempre stato vicino, mi aveva sempre dato consigli fondati e sensati. Taehyung era il suo migliore amico, è ovvio che fosse di parte, capivo il motivo della sua aggressività nei miei confronti.

Be my heavenly scenery | taekookOnde histórias criam vida. Descubra agora