20. «Smettere di amarlo.»

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Hoseok. 





Non vedevo né sentivo Taehyung da due giorni, il che era particolarmente strano dal momento che lavoravamo nello stesso stabile e anche se avevamo mansioni completamente diverse, lo incontravo in ogni caso. Ecco perché mi stupii quando arrivai al lavoro quella mattina e trovai la sua macchina parcheggiata in strada, messa malissimo, come se non avesse avuto pazienza di far manovra per metterla bene dentro le strisce adibite al parcheggio.

Mi precipitai su per le scale e giunsi fuori la porta del suo ufficio. Bussai più volte ma nessuno rispose, lo chiamai ma non ricevetti reazioni. Provai ad abbassare la maniglia che era chiusa a chiave ma neanche quello avrebbe potuto fermarmi, dopotutto ero stato un poliziotto e ancora prima ero stato un adolescente leggermente ribelle e avevo imparato in fretta come scassinare una serratura.

Ma dopo che lo ebbi fatto mi ritrovai di fronte ad una scena raccapricciante e quasi mi pentii di essere entrato in quella stanza.

Tutto era stato buttato all'aria, lo schermo del computer aziendale era in mille pezzi mentre la tastiera era stata lanciata dal lato opposto, la scrivania era ribaltata e gli si era staccata una parte, la libreria che usava per riporre tutti i contratti, i resoconti, i dati catalogati era per terra in orizzontale e i fogli strappati.

Taehyung era disteso sul divano a pancia in giù e con il viso nascosto dentro al cuscino. C'era odore di alcool dentro quella stanza.

Mi avvicinai lentamente, preoccupato e spaventato che si fosse fatto del male in qualche modo, che stesse soffocando ma quando gli toccai la schiena, il suo corpo sussultò.

"Taehyung?" Gli accarezzai la testa, spostandogli i capelli per cercare di guardare il suo viso. Mi inginocchiai a terra. "Taehyung, ehi."

"Vattene." Rispose piano, fu più un suono gutturale che una vera e propria parola.

"Neanche per sogno." Provai a farlo alzare e quando la sua testa riemerse dal cuscino sentii il mio stomaco contorcersi perché non avevo mai visto il mio migliori amico in queste condizioni. Aveva occhiaie profonde, i capelli sporchi e appiccicati alla fronte, le guance scavate, gli occhi vuoti, le labbra completamente screpolate come se si fosse morso ripetutamente. "Che cosa ti è successo?" Gli chiesi piano, liberandogli il viso, spostando ciocche corvine all'indietro. Gli asciugai le lacrime.

"E' f-finit-a-" Disse e il suo alito aveva un fortissimo odore di vodka e rum.

"Hai bevuto. Taehyung, sei ubriaco?"

La sua testa crollò contro la mia spalla, tossì e poi feci appena in tempo a tenerlo in equilibrio in modo che non cadesse dal divano però si piegò e vomitò.

"Taehyung, cazzo!" Avvolsi un braccio intorno al suo addome, una mano a tenergli all'indietro i capelli mentre tremava. "Respira, ehi, devi respirare!"

Lo strinsi mentre i conati continuavano, tentai di tenerlo il più dritto possibile in modo che non si contorcesse su sé stesso e quando ebbe finito lo trascinai dall'altro lato del tappeto. Lo feci distendere li mentre lui ricominciava a piangere.

"Vado a prendere dell'acqua e qualcosa per ripulirti, okay?" Gli accarezzai il viso. "Torno subito, Tae." Annuì impercettibilmente e a malincuore mi alzai in piedi, facendo una corsa pazza giù per le scale, andai alle macchinette e comprare un paio di bottigliette d'acqua, poi andai in bagno e recuperai qualsiasi tipo di fazzoletto e pezzi di carta trovai e lo raggiunsi nuovamente, chiudendomi la porta del suo ufficio a chiave alle spalle in modo da non essere disturbati. Nel giro di venti minuti al massimo avrebbero cominciato ad arrivare gli altri dipendenti ed io sperai solo che lui non avesse incontri o riunioni importanti quel giorno.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now