27. «Ti chiamo io.»

7.8K 566 833
                                    

Taehyung.




Europa.

Francia.

Parigi.

Dopo un volo di 13 ore e uno scalo rapidissimo ad Amsterdam, ero finalmente atterrato su suolo francese.

Ad aspettarmi avevo trovato una donna che avevo scoperto essere la moglie di Sebastien ed era venuta lei a prendermi perché sapeva parlare in inglese molto meglio del marito. Colloquiammo allegramente mentre uscivamo dall'aeroporto e salivano sull'auto aziendale, mi spiegò che erano immensamente grati per il fatto che avevo accettato di prendere in considerazione la loro offerta e io risposi semplicemente che non avevo ancora firmato ma lei era felice lo stesso.

Mi girai per osservare il mondo fuori dal finestrino e venni rapito dai colori così diversi da Busan, dal profumo dell'aria di primavera, dalla temperatura frizzantina. C'era il sole che risplendeva in cielo e rifletteva sui muri delle case e sulle strade. C'era traffico ma pensavo di trovarne molto di più. Svoltammo l'angolo e la vidi in tutta la sua bellezza in lontananza. La Torre Eiffel era proprio davanti a me e qualcosa mi si mosse nello stomaco e mi resi conto che per vederla anche da quella distanza, voleva dire che era davvero alta. Il problema? Non mi piaceva l'idea di essere lì da solo ad ammirare quello spettacolo.

Mancava qualcosa.

Qualcuno.

"Signor Kim?" Venni scosso dalla donna di cui già non ricordavo il nome e mi girai a guardarla, rendendomi conto che aveva parcheggiato di fronte a quello che sarebbe stato il mio hotel per i prossimi dieci giorni. "Tutto bene?" Era gentile. Le sorrisi e annuii.

"Sono solo un po' frastornato a causa del jetlag." Ammisi, mezza verità.

"Okay, proprio per questo oggi si riposi e si goda la giornata, se vuole esplorare i dintorni le lascio una guida, una mappa con le principali attrazioni, un quadernino dove le ho riportato alcune delle frasi più utilizzate in francese con la rispettiva traduzione in inglese e-" Ravanò un po' nella borsa. "Questo è il biglietto da visita di mio marito, il secondo numero riportato è il mio cellulare. Se dovesse avere bisogno di qualsiasi cosa, non esiti a contattarci. Sicuramente Sebastien la chiamerà nel tardo pomeriggio per mettervi d'accordo su quando e dove vedervi."

"Perfetto, sei gentilissima."

La salutai in francese, usando un po' di frasi fatte che mi ero imparato a memoria e poi entrai nella hall dell'hotel trascinandomi dietro la mia valigia. Non feci neanche in tempo ad aprire la porta della mia stanza che immediatamente mi gettai sul letto, le lenzuola ovviamente profumavano di pulito e di ammorbidente ed io ci strusciai la faccia sopra, cominciando a sentirmi leggermente meglio.

Durante il volo c'erano state alcune turbolenze a causa di un temporale e mi era venuta la nausea che non mi era passata finchè non ero atterrato ad Amsterdam per lo scalo, di conseguenza non aveva mangiato per nove ore e ora mi sentivo privo di energie.

Parigi era sette ore indietro rispetto alla Corea quindi se per me erano appena le 11 del mattino, a casa era già tardo pomeriggio. Avevo avvisato Hoseok che ero atterrato, che era andato tutto bene e che stavo andando in hotel. Nessun altro. Avevo dei messaggi da parte di Jimin che mi aveva raccontato cosa era successo dopo che me ne ero andato e ovviamente anche Jungkook mi aveva scritto, chiedendomi per favore di non farlo preoccupare e di rispondergli appena fossi atterrato. Avevo visualizzato senza rispondere.

Tredici ore di volo erano state tante ed io non avevo fatto altro che pensare a lui. Avevo cercato di far ordine tra i miei pensieri, ripercorrendo passo dopo passo, parola dopo parola tutto quello che era successo da quando eravamo andati a convivere in poi. Volevo capire quale fosse l'esatto punto in cui qualcosa si era rotto o crepato, dove fosse quel minuscolo buco che non avevamo notato e che a lungo andare era diventata una voragine. Non volevo dare tutta la colpa a lui ma neanche totalmente a me. Mantenendo un po' la lucidità, mi ero reso conto che se lui aveva sentito la necessità di cercare un'altra persona con la quale confidarsi, forse era perché io non gli avevo dato abbastanza attenzioni anche se in realtà io gliene avevo date fin troppe, cercando di far funzionare le cose tra di noi a tutti i costi, spingendoci verso la perfezione che in una coppia non può esistere al 100% perché due persone, per definizione, hanno pensieri, abitudini, modi di reagire diversi. Se fossimo stati perfettamente identici, probabilmente non ci saremmo mai innamorati.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now