34. «Sì.»

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Jungkook.




Era passato un mese, quattro settimane in cui io e Taehyung avevamo cercato di riassettarci, parlando e confrontandoci su ogni minima cosa, anche la più stupida. La situazione stava lentamente tornando alla normalità, ci alzavamo insieme, facevamo colazione insieme, andavamo al lavoro e poi ci vedevamo la sera a casa. A volte era strano, molti erano stati i silenzi imbarazzanti tra di noi e prima di quel momento, niente di tutto ciò era mai accaduto.

Avevamo ricominciato ad uscire come se fossimo una nuova coppia, io portavo fuori lui, lui portava fuori me. Una domenica mi aveva accompagnato a Daegu per andare a trovare i miei parenti materni, lo avevo presentato alla mia famiglia e lui sembrava felice, era stato così dolce con me, tenendomi per mano, accarezzandomi i capelli. Ma nella strada di ritorno verso casa mi aveva confessato di essersi sentito profondamente in imbarazzo per tutto il giorno perché quelle persone non sapevano cosa fosse successo tra di noi, neanche noi sapevamo ancora come gestirci. Aveva finto di star bene per ore, l'aveva fatto per me ed io non me ne ero neanche accorto. Era successo così anche in passato, io continuavo a non far caso al suo stato d'animo, come se mi bastasse star bene io per far star bene anche lui ma era ovvio che non poteva essere così. Gli avevo detto che mi dispiaceva di averlo costretto e lo avevo pregato di cominciare a dirmi sempre come si sentisse in ogni singola situazione finchè non fossi stato in grado di capirlo io da solo. Aveva annuito e mi aveva baciato davvero, si era chinato, mi aveva preso il viso con entrambe le mani e aveva unito le sue labbra alle mie, dicendomi di non preoccuparmi, di credere in noi perché lui era sicuro che saremmo tornati presto quelli di prima.

Taehyung ne era fermamente convinto eppure, quando finivamo a letto, io continuavo a percepire quel muro, una barriera invisibile a dividerci, una velata striscia di dolore che neanche un orgasmo poteva spazzare via. Era solo sesso, i baci erano profondi e passionali, la nostra voglia l'uno dell'altro era reale, l'attrazione fisica era forte come lo era sempre stata, io lo amavo e sapevo anche lui mi amasse ancora, me lo dimostrava a gesti dal momento che ancora non riusciva a dirmelo a parole però nella nostra intimità, quelle rimanevano solo scopate per sfogare la frustrazione. Ed io volevo di più, volevo provare quella sensazione alla bocca dello stomaco, volevo fare l'amore con lui.

Eravamo arrivati a luglio, il che significava festeggiare i nostri quattro anni insieme. Mille quattrocento sessant'un giorni insieme, li avevo contati uno ad uno. Avevamo disdetto il viaggio che avevamo prenotato perché nessuno dei due se la sentiva di partire però io volevo passare comunque la serata insieme a lui. Ecco perché gli avevo proposto di fare qualcosa di semplice, cena fuori e poi cinema, niente regali per l'anniversario, niente serata fuori con i nostri amici. Solo io e lui e basta. Mi sarei accontentato di poterlo coccolare a letto una volta rientrati.

Ma lui un regalo aveva deciso di farmelo lo stesso e quel giorno eravamo rimasti a casa, nessuno dei due era andato al lavoro. Lui aveva fatto preparare la piscina in giardino che avevamo usato raramente da quando abitavamo in quella casa, aveva gonfiato i due materassini, aveva imparato come fare alcuni cocktails e avevamo passato la mattinata semplicemente in ammollo nell'acqua o a schizzarci, a fare a gara a chi tratteneva di più il fiato. Avevamo anche permesso a Yeontan di entrare in acqua, lanciandoci la palla e torturando il piccolo cagnolino che continuava a nuotare avanti e indietro per provare a prenderla al volo. E dopo pranzo a bordo piscina, io mi ero disteso sul lettino al sole mentre lui si era occupato di lavare e asciugare Yeontan ed io mi ero leggermente cominciato ad assopire, la sensazione di rilassamento, la gioia e la serenità che avevamo appena vissuto come prima che tutto crollasse mi aiutò a lasciarmi andare e smettere di preoccuparmi. E proprio mentre pensavo che mi sarei addormentato, avevo sentito le sue mani su di me e il freddo di una sostanza liquida sulla pelle. Mi aveva spalmato la crema solare affinchè non mi scottassi e poi si era disteso al mio fianco, attirandomi a sé e abbracciandomi da dietro. Io avevo subito fatto scivolare le mie mani sul mio stomaco dove c'erano le sue e avevo intrecciato le nostre dita insieme.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now