10. «Causa della tua euforia.»

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Jimin.






Ero salito sul treno portando con me solo il telefono, le cuffie e il portafoglio ed ero determinato a suonare al campanello di ogni singola casa di tutta la provincia di Busan pur di trovare Yoongi.

Quella sera ero rimasto in giro tutta la notte ed ero rientrato solo quando sapevo di non trovare nessuno in casa, mi ero appostato fuori e avevo aspettato che Jongin uscisse. Avevo tirato fuori le mie valigie e avevo cominciato lentamente a riporre la mia roba in esse, partendo dai vestiti più importanti, le giacche che mi ero comprato, tutte le scarpe, i libri e gli appunti stampati dell’università. Avevo telefonato all’agenzia per la quale avevo fatto il tirocinio per dirgli che volevo rifiutare il rinnovo della loro proposta lavorativa perché non avevo intenzione di rimanere a Seoul a lungo.

-Bacio d’addio.- sto cazzo. Avevo sbagliato troppe volte, mi ero nascosto troppo a lungo e Yoongi meritava di conoscere la verità, dovevo dirgli che non l’avevo mai tradito. Per mesi mi ero portato dentro questo peso, facendogli credere una cosa non vera per proteggerlo, avevo trattato male il mio migliore amico per tenerlo lontano dal dolore ma così facendo inevitabilmente avevo ottenuto l’effetto contrario.

Quella sera sulla riva del fiume Han, con le gambe che tremavano, lo stomaco accartocciato e il cuore spezzato in mille pezzi, avevo avuto pensieri suicidi. Mi ero sempre chiesto che cosa spingesse certe persone a porre fine alla propria esistenza, come fosse possibile che non gli fosse rimasto niente e nessuno a cui aggrapparsi per rimanere a galla ma in quel momento avevo capito che la mente umana può entrare in un circolo vizioso di tenebre e oscurità e più fa male, più ci si chiude in sé stesso e più quel buio avvolge tutto e tutti.

L’acqua di dicembre era letteralmente congelata, probabilmente sarei morto di ipotermia prima che di annegamento ma proprio quando avevo immerso le mani, quella sensazione di freddo mi aveva dato una scarica, salendomi fino al cervello e avevo realizzato che non tutto era perduto, potevo ancora rimediare. Potevo tornare a riprendermi la mia vita, i miei amici, il ragazzo che amavo e che non avevo smesso di amare neanche per un secondo. Potevo allontanarmi dalla figura malata che era Jongin e dalla sua schifosa famiglia ricca che si erano insinuati nella mia vita, distruggendo tutta la parte buona del mio essere.

Mi ero allontanato di scatto dall’acqua, passandomi le mani fredde sul viso e avevo ripreso a camminare, arrivando fino alla stazione dei treni, avevo chiesto gli orari dei treni per Busan, cercando l’opzione per partire il prima possibile ma senza dover spendere troppi soldi dal momento che ne ero a corto e che non andando più a lavorare, neanche ne avrei avuti a breve.

Ero tornato a casa e avevo aspettato di avere la sicurezza di essere solo prima di salire al mio appartamento, recuperando il mazzo di chiavi di riserva che io e Jongin avevamo nascosto nel doppio fondo del porta ombrelli.

Avevo scritto a Yoongi. Sette messaggi. Dicendogli che ero pronto a parlargli, che mi dispiaceva per come mi ero comportato. Lo avevo informato che gli ero corso dietro quando era partito con la macchina e che se non mi avesse risposto, avrei smosso ogni singolo centimetro di Busan pur di trovarlo. Ovviamente aveva semplicemente visualizzato ma almeno sapevo che non aveva ancora bloccato il mio numero e non mi sarei fermato finchè l’emoji con i due cuori non fosse stata di nuovo in parte al mio nome salvato nella sua rubrica.

Scesi dal treno e decisi di camminare come prima cosa verso quella che sapevo fosse la sua vecchia casa per vedere se c’era ancora il suo cognome sul campanello che ovviamente era stato cambiato. Decisi di provare a suonare lo stesso e venne ad aprirmi una ragazza che mi chiese cosa cercavo. Le spiegai velocemente la situazione, che sapevo che quella abitazione era appartenuta a Yoongi, che avevo perso i contatti con lui e che avrei voluto ritrovarlo ma non sapevo da dove iniziare e che forse lei poteva sapere dove si fosse spostato. Quel giorno la fortuna non era dalla mia parte dal momento che lei mi disse che non aveva idea di dove fosse andato ad abitare e che non aveva avuto più nessun contatto con lui da quando avevano firmato il passaggio di proprietà della casa.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now