Speciale Tre~

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Namjoon.




Passai di fronte allo specchio e mi bloccai, controllando di avere tutto perfettamente a posto, le maniche della maglietta e il colletto me li ero stirati io, avevo dovuto imparare vivendo da solo. I miei capelli erano perfettamente pettinati all'indietro, li avevo tagliati da poco ma non troppo, giusto una spuntatina ed erano ormai un bel po' di mesi che li avevo lasciati del loro colore naturale, non avevo più bisogno di scappare dal vecchio ed insicuro me. Mi chiusi l'orologio intorno al polso, indossai quel braccialetto che mi aveva regalato Jackson per il mio compleanno, era stato difficile per me accettare quel dono perché non me lo sarei mai aspettato e perché all'epoca ci conoscevamo solo da un paio di mesi, avevamo a mala pena cominciato a frequentarci dopo essere tornati a Busan dal matrimonio di Yoongi e Jimin.

Mi aveva davvero scritto un paio di giorni dopo, ripetendomi che sarebbe tornato anche lui in Corea nel giro di una settimana al massimo e di scegliere un pomeriggio in cui tenermi libero per vederci. Dopo un paio di appuntamenti appena, durante i quali lui mi aveva raccontato i mille viaggi che aveva fatto a causa del lavoro dei genitori, io gli avevo chiesto di non iniziare qualcosa che non sapeva se sarebbe stato in grado di portare a termine perché io non avevo alcuna intenzione di vivermi una relazione a distanza, senza avere mai la certezza di quando e quanto avrei potuto vederlo prima che lui ripartisse. Mi aveva chiesto di fidarmi di lui, di provarci. Un giorno si era presentato fuori dal lavoro con un mazzo di rose e tulipani, gli avevo domandato per quale occasione mi avesse preso quei fiori e lui mi aveva risposto che erano 150 giorni da quando ci conoscevamo e lui voleva festeggiare. Gli avevo detto che non aveva senso e lui aveva avuto il coraggio di dirmi che nella sua vita poche cose avevano avuto senso, i sentimenti che provava per me erano una di quelle poche. Mi aveva lasciato senza parole e senza fiato.

E poi io avevo passato il Natale con i miei amici e lui con la sua famiglia ma già qualche giorno dopo, aveva preso la macchina e aveva guidato fino a Busan, l'avevo ospitato io da me. Eravamo usciti insieme a Jungkook e Jimin, avevamo portato Yumi ed Iseul al centro commerciale per lasciare un paio di ore di libertà a Jungkook e Taehyung e Jackson era tremendamente bravo con i bambini, il fatto che sapesse parlare perfettamente in inglese era stato un valore aggiunto perché la primogenita del mio amico era rimasta entusiasta dal fatto di poter interloquire con lui in un'altra lingua che non fosse il coreano. Però avevamo anche passato intere giornate a rotolarci tra le lenzuola ed io all'inizio pensavo che saremmo stati solo quello, amici con benefici vista com'era iniziata e come ci eravamo conosciuti. Non avrei mai potuto immaginare di avere il cuore pronto ad innamorarsi di una nuova persona. Per me era stato quasi impossibile da accettare i primi mesi, mi ero affezionato ad un altro ragazzo che non era Seokjin, avevo fatto l'amore con un ragazzo che non era Seokjin. Jackson mi aveva portato in montagna a sciare, a Jeju, semplicemente a berci una cioccolata calda in centro, al cinema, in piscina, alle terme. Non avevo mai sperimentato nulla di tutto questo con Seokjin e c'era stato un momento, una sera in particolare. Jackson si era presentato alla mia porta con una borsa della spesa, aveva comprato tutti gli ingredienti per cucinare la paella, piatto tipico spagnolo che fino a quel momento non avevo mai assaggiato, e avevamo quasi fatto saltare in aria la mia cucina però poi avevamo cenato abbondantemente con tanto di dolce e vino bianco per accompagnare e quando gli avevo chiesto di rimanere la notte, lui mi aveva risposto che non era venuto da me per sedurmi ma solo per passare del tempo insieme, mi aveva baciato, augurandomi la buona notte e aveva preferito tornare a casa sua. Io mi ero disteso a letto ed ero venuto a patti con l'idea che quella era la relazione più sana e pacifica che io avessi mai vissuto in vita mia. Eravamo esclusivi, io non dovevo andare con altri per lavoro, ci vedevamo quando potevamo, ognuno poi tornava a casa propria, non eravamo costretti a rimanere insieme come con Seokjin, che anche quando avrei voluto i miei spazi, non avevo potuto averli perché vivevo in casa sua e dovevo sottostare alle sue regole. E per quanto io lo avessi amato, per quanto sapevo che mi aveva saltato la vita e che anche lui a sua volta era stato profondamente innamorato di me, ora potevo vivermi una relazione più leggera, più primaverile, più adatta alla mia età. Era come vivere una seconda adolescenza però con la testa di un ragazzo adulto di ventisei anni e mi piaceva, adoravo quel nuovo me.

Be my heavenly scenery | taekookWhere stories live. Discover now